OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE

Recentemente è apparso il presidente Donald Trump richiamando l’attenzione in stile di «cocotazo» (leggero colpetto alla testa con le nocche) dato al premier sionista israeliano, Benjamín Netanyahu, per i bombardamenti delle sue forze militari a Doha, la capitale del Catar.
La giustificazione dell’assassino di migliaia di palestinesi, yemeniti, iraniani, siriani, libanesi e altri è stata la partecipazione di rappresentanti del gruppo di resistenza palestinese Hamas in una riunione auspicata precisamente dagli USA per “facilitare” il cessate il fuoco in Gaza.
Netanyahu, come se volesse  «smarcarsi» dalla presunta  linea pacifica di Trump, ha optato per quello che ha sempre fatto e che i governi statunitensi hanno sempre approvato e appoggiato: bombe, morte e guerra.
Il The Washington Post ha pubblicato: «Israele e Stati Uniti hanno promesso (alle autorità  del Catar) che i rappresentanti di Hamas non sarebbero stati bersagli nel loro territorio».
Sarà per questo che dopo gli attacchi di martedì 9 che hanno lasciato diversi morti, 
«i funzionari del Catar hanno reagito con commozione e una sensazione di tradimento, già che pareva che l’attacco sarebbe terminato con il ruolo del Catar come mediatore nel conflitto di Gaza» ha riportato RT. 
Indispettito dal fatto il Presidente degli USA  ha detto che «è stata una decisione  presa dal primo ministro israeliano, Benjamín Netanyahu, non è stata una decisione mia».
Credibile o no? Il reale per niente meraviglioso è che sia Trump che la sua amministrazione e le precedenti  installate nella Casa Bianca sono i massimi responsabili  di quanti crimini ha commesso e continua a commettere  Netanyahu, protetto dall’approvazione dei mandatari statunidensi, per le armi e il denaro che gli facilitano, e per il suo veto criminale nel Consiglio di Sicurezza  della ONU, perchè non lo si condanni.
Con questo fatto, sarebbe bene che Trump potesse adoperare misure per far sì, una volta per tutte,  che Israele abbandoni la sua maniera d’agire basata nell’esclusione e il genocidio.
Si sa bene che se Trump lo vuole, Netanyahu accetta un cessate il fuoco e anche un accordo di pace con palestinesi. 
Inoltre potrebbe sospendere gli aiuti militari a  Israele, abolire i suoi veti nel Consiglio di Sicurezza e altre dipendenze della ONU, per far sì che almeno si possano approvare risoluzioni che esigano il cessate il fuoco. 
 Trump può –anche con una semplice chiamata telefonica– ordinare all’uomo con le mani sporche di sangue che dirige Israele, che permetta l’entrata di aiuti umanitari ai territori di Gaza, perché non continuino a morire per la fame, centinaia di bambini palestinesi, ai quali si nega il cibo che marcisce nei camions carichi d’aiuti umanitari. 
La política di Donald Trump è tanto condannabile quanto il crimine stesso di Netanyahu. 
Non si tratta di retoriche mediatiche di quelle che usa abitualmente il mandatario repubblicano. L’umanità tutta deve esigere –non chiedere– che termini il crimine e che coloro che contribuiscono a questo devono essere giudicati come colpevoli
Il  «cocotazo» mediatico de Trump a Netanyahu, per il nuovo crimine, stavolta nella capitale del Catar , non è la soluzione al problema; è l’appoggio impegnato con coloro che applicano il genocidio in terra palestinese. (GM/Granma Int.)