OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Fidel fu l’unico Capo di Governo camminò nei territorii liberati del sud vietnamita, in piena guerra contro l’imperialismo statunitense. L’allora Comandante Raúl Castro Ruz e Ho Chi Minh, nell’ottobre del 1966. Foto: Da Fidel Soldato delle Idee e dall’Archivio di Granma 

Oggi è un giorno di luce. Dal foglio dell’almanacco traspira la bellezza che convive con la più ferma convinzione. In questa data c’è molto di altrusimo, di sforzo e di consacrazione.
E anche un torrente di coraggio e dintelligenza. Ma quello che la fa  trascendere nel tempo è il suo profondo valore etico, tessuto sulla base della costruzione dell’unità,una delle più epiche e umane gesta.
95 anni fa si fondò il Partito Comunista del Vietnam (PCV) –allora dell’Indocina –, opera di un sapiente rivoluzionario di taglia mondiale, di un uomo che  scolpì un monumento di umiltà e di  sentimento patrio, che visse per il suo popolo, e per quelli del mondo, per tutti i suoi  79 anni.
Nguyen Tat Thang, conosciuto nella sua gioventù come  Nguyen Ai Quong, e per tutti i tempi come  Ho Chi Minh, fu il suo artefice, guida e promotore dell’unità.
Quasi un secolo dopo possiamo apprezzare la grandezza di quei giorni della fondazione, perchè si trattava d’una società coloniale e semifeudale.
«Il programma del Partito, da quell’istante mise a fuoco che la rivoluzione democratico- borghese, diretta dalla classe operaia contadina vietnamita doveva lottare per ottenere la rivoluzione socialista, bruciando la tappa dello sviluppo capitalista.
«La nascita di questa organizzazione politica aveva chiari obiettivi che le permisero di giungere sino ad oggi con grande legittimità e rispetto», afferma il dottor Ruvislei González Sáez, investigatore principale del Centro degli Studi di Politica Internazionale di Cuba.
Questo è l’attributo principale di una piattaforma  data dal PCV, e dalle idee dello Zio Ho, con gli strumenti per permettere che una nazione che non aveva altre risorse che l’impegno dei suoi figli e figlie abbia transitato vittoriosa di fronte al colonialismo francese che la sottomise per cento anni, e di fronte all’imperialismo statunitense che riversò in lei tutta la sua sete di morte, e sollevò, come disse il suo leader, un Vietnam dieci volte più bello, impegnato in un proceso di rinnovo dal 1986, che l’ha convertito in una delle 20 economie più dinamiche del mondo.
«Il Vietnam sta entrando in una nuova era, e questo si deve alla capacità storica del Partito», ha assicurato González Sáez, in una recente intervista con l’Agenzia di Notizie Vietnamita.
Il Partito comprese la realtà nazionale e internazionale, e si aggiustò alle  condizioni reali del momento, ha commentato lo specialista.
Questa è l’essenza delprocesso di rinnovo giodato dall’organizzazione delpartito la stesa che conduss ei difficili momento dellaguerra suuna solida base idologica che amalgamò il marxismo-leninismo e le idee del presidente Ho Chi Minh; una simbiosi che rinforzò  quelle fondamenta  perché, come disse il suo fondatore, «solo quando il Partito è la rivoluzione può avere successo».
Attualmente il bello, moderno, tecnologico e sovrano Vietnam è il risultato di queste due linee di pensiero, dato che ha combinato la forza dell’unità nazionale allo sfruttamento delle opportunità che si presentano nel mondo.
Passa di lì la fondamenta mediante la quale la nazione indocinese ottiene buoni successi nella costruzione e lo sviluppo della Patria socialista.
A 95 anni dalla sua fondazione, il Partito Comunista del Vietnam –che si chiama così dal 1976–, esecutore della saggezza della sua ricca storia e di quella del suo orefice, sa che le sfide hanno lo stesso nemico che continua a tremare quando ascolte la parola comunista.
Oggi l’avversario ha cambiato il napalm assassino con la menzogna, per distruggere l’unità dei popoli.
Per questo il PCV, nel suo XIII Congresso, nel 2021, ha situato come necessità urgente la protezione della sua base ideologica, e ha orientato a lottare contro le opinioni sbagliate e ostili nel campo ideologico, sapendo che affronterà sfide di fronte al forte sviluppo di Internet, delle reti socieli dalle quali si scatena una feroce e sofisticata ondata di notizie false che tergiversano la realtà.
Conoscitore di questo scenario, il PCV non rinuncia alle aspirazioni di Ho Chi Minh.
Il Vietnam è uno dei 15 paesi con una crescita  sostenuta al di sopra del 5 %.  Con la sua saggia guida è passato dall’essere una delle nazioni più povere del mondo al  35 posto delle maggiori economie, con grandi possibilità di coabitare tra le prime 25.
Solo un popolo eroico, unito, guidato da una forza política d’avanaguardia è capace di risorgere dalle ceneri, come ha fatto il Vietnam.
 
ANCHE CUBA E IL SUO PARTITO CELEBRANO

Se una relazione è stata di vera fraternità questa è quella che unisce il  Vietnam a Cuba, due nazioni guidate dai loro Partiti Comunisti, che hanno oggi una sostenuta e stretta  relazione che passa anche, per le loro coincidenze storiche ed è un esempio per il mondo.
Furono Fidel e Raúl che fomentarono e ispirarono questa amicizia che portò l’Isola grande delle Antille ad essere il primo paese che riconobbe la nazione che José Martí narrò in “Un Percorso nella terra degli anamiti» nell’Età d’Oro.
L’isola caraibica fece parlare con il cuore Ho Chi Minh: «I cubani, con il compagno Fidel al fronte, sono stati molto solidali con il nostro popolo e con la nostra lotta. Noi vietnamiti  non dimenticheremo mai questo appoggio».
Lo aveva già detto il Comandante in Capo: «Per il Vietnam siamo disposti a dare il nostro sangue».
Nella  sua storica visita nel 1973 alla fraterna nazione,  che lo convertì nell’unico capo di  Governo che andò nella zona appena liberata del Sud, quando si sentiva ancora l’odore del fumo delle bombe e delle munzioni, il leader storico della Rivoluzione Cubana assecurò che «giungiamo in questa terra eroica con una grande ammirazione per il popolo vietnamita e ce ne andremo con un’ammirazione ancora più forte. Ci sentiamo stimolati con le sue vittorie e con il suo straordinario esempio», e aggiunse che se ne andava con un unico dolore, «quello di non avere avuto il privilegio di conoscere in vita il presidente Ho Chi Minh, che tanto ammiriamo».
Nel 2025, con il 95º anniversario del Partito Comunista del Vietnam, Cuba celebra il centenario del suo primo Partito Comunista, fondato da Carlos Baliño e Julio Antonio Mella;
i 60 anni del primo Comitato Centrale del Partito, e i 65 delle relazioni tra i due paesi.
Cuba ricorderà i 130 anni dello sbarco di José Martí a Playita de Cajobabo, nel suo ritorno nella Patria per la Guerra Necessaria, così come fece dalla Francia Ho Chi Minh, che Cuba onererà nel suo 135º cumpleanno,nello stesso giorno in cui commemorerà  la morte in combattimento di Martí,  130 anni fa.
Entrambi fondarono un giornale per tracciare la linea ideologica, con base nell’unità, e tutti e due crearono  un partito come forza dirigente.
Il Vietnam e Cuba sono separati da 15 994 chilometri, però non c’è distanza quando i loro popoli sono uniti dalla fraternità, dai loro partiti e da una storia piena d’epopee. (GM/Granma Int.)

Foto: Tomadas de Fidel Soldado de las Ideas y de Archivo de Granma 
Foto: VietnamPlus