OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE

L’Iran ha abbandonato la sua posizione di pace di fronte al terrore scatenato da Israele in Palestina e in Líbano.
Con una chiara risposta all’assassinio del leader del movimento palestinese Hamás, Ismail Haniya; del leader del gruppo schiita libanese Hezbolá, Hassan Nasrallah; e dell’assessore militare iraniano nel Libano, Abás Nilforushan, la nazione  islamica ha lanciato una pioggia di 200 missili sugli aeroporti israeliani di
Hatzeri e Nabatin, e si sono riportare anche cadute di missili a Tel Aviv e nelle  zone di Sharon e Negev.
I Corpi della Guardia Rivoluzionaria Islamica dell’Iran (CGRI) hanno usato per la prima volta
missili ipersonici, dei quali l’80 % ha colpito i suoi obiettivi in Israele, evadendo il sistema di difesa
aerea nazionale, anche se questo non è quello che dicono i portavoce del paese ebreo.
I loro media di stampa pubblicano una e un’altra volta le parole del sanguinario primo ministro
di questo paese, Benjamín Netanyahu, che insiste nel dire che l’azione è stata frustrata  grazie
al loro avanzato sistema  di difesa antiaereo, e ha segnalato di fronte al suo Gabinetto di guerra:
«L’Iran ha commesso un grande errore stanotte e pagherà per questo. Noi seguiremo
la norma che abbiamo stabilito: chi ci attacca sarà attaccato».
Il chiaro avviso diguerra generalizzata è arrivato e da Washington, invece dell’avviso di detenere
 il conflitto, lo stesso presidente Joe Biden ha ordinato alle sue forze militari d’accudire in appoggio
al suo subordinato israeliano e di agire  militarmente per distruggere i missili della nazione iraniana.
Fonti militari iraniane hanno rivelato che  come risposta, Teherán ha inviato un altro messaggio:
«In caso d’intervento diretto dei paesi che appoggiano il regime [d’Israele], i suoi centri e interessi
della regione affronteranno un poderoso attacco  delle Forze Armate della Repubblica Islamica dell’Iran».
 Come siamo giunti a questo punto? Potrebbe rispondere a questo lo stesso Premier israeliano che ha
 espresso una minaccia collettiva nella stessa ONU, assicurando: «Non c’è luogo in Iran e
nel Medio Oriente dove non arrivi il lungo braccio israeliano».
Con le sue mani sporche di sangue si è sentito un trionfatore e ha provocato la Repubblica
Islamica dell’Iran, minacciando con bombardamenti e dimostrando quanto poco gli importa
l’opinione internazionale, e intanto gode dell’appoggio militare, diplomatico e finanziario
del Governo degli Stati Uniti.
Il 28 settembre, dopo dieci anni di preparazione d’Intelligenza, le bombe perforatrici di bunker
lanciate da aerei da guerra israeliani sulla capitale libanese, Beirut,  avevano già ucciso
il massimo leader di Hezbolá, Hassan Nasrallah.
Per giungere nel luogo sotterraneo dove si trovavano i massimi dirigenti di questa struttura libanese
di resistenza, Israele si è basato sulle informazoni delle infrastrutture dell’intelligenza, che hanno
permesso al Capo di Gabinetto, al Ministro della Difesa e al Primo Ministro, di decidere che volevano
assassinare  Nasrallah, la scorsa settimana. Il Mossad (Servizi d’Intelligenza israeliano) avrebbe indicato  
il momento e il luogo dell’attacco.
Il crimine commesso contro il leader di  Hezbolá ha avuto anche l’etichetta Made in USA, dato che
si utilizzarono 85 bombe antibunker GBU-31, di fabbricazione statunitense, capaci di penetrare vari piani
di cemento armato.
Non risulta raro allora che il presidente Joe Biden, conosciuta la notizia ha dichiarato: «La muerte del líder
de Hezbolá, Hassan Nasrallah, è un actto di giustizia». Simili apprezzamanti li ha espressi anche
l’aspirante a presidente, per il Partito Democratico, Kamala Harris.
Intanto lo Stato sionista continua ad attaccare il Libano dove si riportano già più di un milione di persone
sfollate e sferra criminali attacchi contro la popolazione palestinese di Gaza e Cisgiordania, dove i palestinesi
 morti superano la cifra di 41 000. (GM/Granma Int.)