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Il BCB ha informato che il credito è stato gestito in maniera irregolare dal governo di fatto. Foto: Rusia Today

Un comunicato stampa del Banco Centrale della Bolivia (BCB), in accordo con un articolo di  Rusia Today (RT), ha informato sulla restituzione al Fondo Monetario Internazionale (FMI) di 351.5 milioni di dollari, corrispondenti a un credito sollecitato nell’aprile del 2020 dal governo di fatto guidato da Jeanine Áñez, con il presunto pretesto di far fronte alla pandemia.

«Questo prestito oltre che irregolare e oneroso per le condizioni finanziarie, ha generato costi economici addizionali di milioni allo Stato Boliviano, e nel febbraio del 2021 sommano 24.3 milioni di dollari statunitensi», e questo è evidentemente un’aggressione alla sovranità e agli interessi economici del paese», segnala il documento.

La somma, equivalente a 327 milioni di dollari, doveva essere destinata ad appoggiare la gestione dell’esecutivo golpista nella lotta contro la COVID-19, che comunque, va segnalato, non è stato assolutamente efficiente.

Nella cornice di un dibattito legislativo per l’analisi del prestito, la Commissione di Pianificazione della Camera dei Deputati di questo paese ha concluso che il governo di fatto non solo ha agito in maniera irresponsabile, ma ha nascosto informazioni sule condizioni reali del credito e delle sue implicazioni per l’economia boliviana.

Nel giugno scorso, questa stessa Commissione aveva respinto il credito  argomentando la mancanza di documenti e responsabilità con il popolo.

In questo momento, la deputata Otilia Choque, presidente della detta Commissione, ha denunciato che l’Organo Esecutivo non ha aggiunto al progetto di legge tutta la documentazione pertinente, come il contratto di credito, le condizioni di finanziamento, le garanzie, se il Governo aveva o no la capacità indebitarsi e pagare, il rapporto del tasso d’interesse, l’estensione del credito nel tempo e altri elementi d’interesse.

La risposta dell’allora viceministro del Tesoro e Credito Pubblico Carlos Schlink, fu che i legislatori ostacolavano la gestione del governo per combattere la pandemia anche se si utilizzava già parte dell’ ammontare sollecitato.

Logicamente, il tempo ha dimostrato la preoccupazione reale dei deputati precisata con dettagli nel comunicato stampa del Banco Centrale della Bolivia.

«In questo senso il BCB come agente finanziario del governo, in difesa della sovranità economica del paese e dopo la realizzazione delle gestioni amministrative necessarie di fronte al creditore, ha effettuato il pagamento totale di  351,5 milioni di dollari statunitensi dei  quali, 346,7 milioni sono il pagamento del capitale, (19,6 milioni di dollari statunitensi per
variazione cambiaria) e 4,7 milioni di dollari statunitensi per interessi e commissioni, generando un costo finanziario totale allo Stato Boliviano di 24,3 milioni di dollari statunitensi in soli 9 mesi, dopo lo sborso di questo strumento».

Ciò nonostante, il documento emesso precisa che «l’attuale amministrazione del BCB nella cornice delle sue competenze e la normativa vigente, realizzerà le azioni amministrative, civili e penali che corrispondono contro  tutti i servitori e gli ex servitori pubblici che risultino con indizi di responsabilità per la loro partecipazione al processo dei negoziati, delle firma e delle operazioni del detto finanziamento con il FMI».

Un altro doloroso e pesante fardello lasciato dall’incostituzionale amministrazione di Jeanine Añez, al governo presieduto ora da Luis Arce. (GM – Granma Int.)