
Se qualcosa ha insegnato ai cubani a stare sempre allerta di fronte alle manovre divisioniste e sovversive che rendono singolare l’aggressività dei governi degli Stati Uniti contro l’Isola, è questa vergognosa velleità con cui danno importanza - e poi gettano via quando già non serve- e qualsiasi misero figuro o a un gruppetto di questi, che funzionino come punta di lancia nel loro ostinato attacco.
I migliori attributi come «carne da cannone» regolarmente se li accaparrano delinquenti comuni o traditori a tariffa, che mentre sono utili, danzano i minuti della loro fama nel gergo di alti incarichi imperiali, sono adulati, esaltati e anche premiati con onori, che portano a loro volta diplomi e denaro contante.
Ci sono però occasioni in cui per la specie dei personaggi scelti per azionare i focus del momento, stupisce vedere quanto cadono in basso queste alte scommesse che fa, per esempio, lo stesso Dipartimento di Stato, sostenute da altri figuri in giacca e cravatta, come i noti Marco Rubio e Bob Menéndez.
In questa lunga storia di «prendi e getta via», il più recente scenario pretende di piazzare nell’arena pubblica il noto delinquente José Daniel Ferrer.
Quello stesso che provocava risate quando dava testate a un tavolo, quello che istruiva con un coltello in mano vari incappucciati, è stato premiato con una medaglietta che con solo i nomi Truman-Reagan dice chiaramente quel’è il tema.
Giudicando per i curriculum conosciuti di vari premi, borse di studio, programmi e distinzioni offerti a certi nomi che sorprendono per la loro specie, è facile capire che si tratta un’altra volta di una nuova trama per tentare di giustificare i milioni di dollari che il Governo degli Stati Uniti, nella sua testardaggine contro Cuba, toglie di tasca ai suoi contribuenti per ingrassare non quella dei mercenari che assumono, ma quella di coloro che li reclutano di lontano.
Forse la medaglietta di cui parlavamo servirà per lavare questi nuovi milioni destinati a cercare di sovvertire la Rivoluzione cubana: un denaro che fluisce alle arche di decine di organizzazioni negli USA, che servono da schermo al lavoro della CIA.
È dimostrato che solo una piccola parte di questa quantità giunge alle mani dei gruppuscoli mercenari e che il vero «premio ricco» resta ai padroni dell’affare della controrivoluzione che, un anno dopo l’altro vivono delle designazioni governative; una specie di copioso Potosí, che giustificano con le briciole che tirano ai piedi dei Ferrer e compagnia. (GM – Granma Int.)





