
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha minacciato di regolare e anche di chiudere le reti sociali, dopo che Twitter ha definito una serie di tuits del mandatario come informazioni non verificate e dubbiose.
Questa rete ha segnalato che i messaggi del magnate, mettendo in dubbio la legittimità della proposta di votazione per posta elettronica promossa dallo stato della California, corrispondono a messaggi di disinformazione.
Nei tuits Trump assicurava che la votazione per posta elettronica nel suo paese avrebbe dato adito a falsificazioni e frode e accusava il governatore della California d’inviare schede elettorali dicendo alla gente per chi votare.
Il messaggio era categorico e dopo i tuits pubblicati martedì 26, la piattaforma ha collocato precise etichette per far sì che i lettori confermino quanto sostiene il mandatario.
Twitter, con un punto d’esclamazione azzurro, segnala le pubblicazioni considerate false, e invita i lettori ad ottenere informazioni contrastanti.
I maneggio di Internet e delle reti sociali, soprattutto Twitter e Facebook, è stato sgenalato come uno dei fattori ch ehanno contribuito alla vittoria di Donald Trump nelle elezioni del 2016 negli Stati Uniti.
Trump, che è un assiduo cliente della rete sociale che ha circa 80 milioni di navigatori fissi, ha trasformato Twitter nel suo megafono, sia per burlarsi dei suoi rivali, minacciare altri paesi o per dichiarare la guerra. Ricorderemo il famoso tuit che quasi ha scatenato la guerra con la Repubblica Popolare Democratica della Corea.
È stata la piattaforma dei suoi continui attacchi ai media di comunicazione che già non appoggiano più il suo governo, per ridere del cambio climatico e per i suoi commenti razzisti, tra gli altri insulti.
Ora il «cane» si rivolta contro il padrone e applica una formula simile a quella che ha usato sempre per tentare di zittire coloro che difendono le giuste cause di questo mondo, censurati costantemente da questa rete sociale.
Solo quando sente il morso alla sua mano, Trump si ricorda della «sacrosanta libertà d’espressione». Vivere per vedere. (GM – Granma Int.)





