OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Foto: Archivio

I deliri della Casa Bianca per il petrolio e altre risorse venezuelane non hanno più una sufficiente mimetizzazione. La presunta guerra contro il narcotraffico è una maschera che da tempo sta al suolo. Senza dubbio la performance dell’aggressione conta già 25 settimane e una dopo l’altra si rivelano le intenzioni egemoniche.

Non bastandogli rubare recentemente un importantissimo attivo del patrimonio energetico della nazione sudamericana, com’è Citgo – usando per quello meccanismi giudiziari fraudolenti– nè con catturare la scorsa  settimana una petroliera venezuelana nel mare dei Caraibi, lunedì 15 il presidente degli USA, Donald Trump, ha annunciato in Truth Social che ordinava «il blocco  totale e completo di tutte le petroliere sanzionate che entrano e escono dal Venezuela».

Questa nazione «è completamente circondata dall’Armata più grande mai riunita nella storia del  Sudamerica», ha detto il mandatario del paese del nord, e ha continuato il ricatto: «Solo crescerà, e l’impatto per loro sarà come non hanno mai visto prima, sino a che restituiranno agli USA tutto il petrolio, la terra e altri attivi che ci hanno rubato precedenteente». 

Il Governo  Bolivariano in un comunicato ha precisato che si tratta di «una grottesca, temeraria e grave minaccia» contro l’integrità e i diritti  sovrani della Repubblica, che viola il Diritto  Internazionale, il libero commercio e la libera navigabilità.

Il repubblicano Tump sostiene che il petrolio, le terre e le ricchezze minerarie della patria bolivariana «sono di sua proprietà», afferma il documento, e inoltre sottolinea come vera aspirazione di Washington, l’usurpazione di queste risorse attraverso «gigantesche Champagne di menzogne e manipolazioni».

Il presidente USA ha anche attaccato i migranti –un altro dei suoi capricci  di moda–  assicurando che «gli stranieri e criminali che il regime di Maduro ha inviato negli USA  durante la debole e inetta amministrazione Biden, si stanno rimandando indietro a un rapido ritmo». Mostra inequivocabile che la guerra psicologica imperialista pretende di far arrendere il popolo con la forza.  

Ricordiamo che la testa del presidente venezuelano, Nicolás Maduro, oggi ha un prezzo di 50 milioni di dollari perchè è stato accusato di guidare l’inesistente Cartello dei Soli.

La scalata nella pressione per destabilizzare il popolo comprende, oltre a calunnie e aggressioni militari, la pirateria marittima. Quella aerea è già stata usata precedentemente. Lo ha detto chiaramente la capo del Gabinetto Trump, Susie Wiles, in un’intervista con Vanity Fair: «Vuole continuare  far esplodere le imbarcazioni sino a quando Maduro si arrederà».

Queste azioni formano parte della strategia di cambio di regime necessaria non solo per piegare il Venezuela, ma anche le nazioni dell’area che si oppongono al suo illegale interventismo e difendono la sovranità e l’auto determinazione come bandiere.