Petróleos de Venezuela (PDVSA) ha denunciato, lunedì 16, un attacco cibernetico indirizzato a paralizzare il suo funzionamento, un’azione che, secondo l’impresa statale, forma parte della strategia sostenuta dal Governo degli Stati Uniti per appropiarsi del petrolio venezuelano usandola forza e le pratiche di pirateria nel mare dei Caraibi.
In un comunicato ufficiale, l’impresa ha assicurato che l’attacco non è riuscito a danneggiare le aree operative grazie all’esperienza e alla capacità tecnica del suo personale, e che l’impatto si è limitato al suo sistema amministrativo.
PDVSA ha segnalato che la produzione e la distribuzione di combustibili continuano normalmente, appoggiate in protocolli di sicurezza che garantiscono sia il rifornimento del mercato interno che il compimento degli impegni d’esportazione.
L’impresa petrolifera ha sottolineato che la sua forza lavoro ha già affrontato attacchi simili in passato ed ha affermato che bloccare e neutralizzare questo nuovo tentativo è stato possibile grazie all’impegno e alla lealtà dei suoi lavoratori.
Inoltre ha respinto in maniera assoluta azioni promosse da interessi esterni con la collaborazione di «fattori nemici della patria che vogliono proibire il diritto del paese al suo sviluppo energetico sovrano».
PDVSA ha ricordato che non si tratta di un fatto isolato ed ha accusato Washington di mantenere una politica di persecuzione permanente con l’intenzione di destabilizzare il paese.
Recentemente gli Stati Uniti hanno rubato una nave cisterna venezuelana nelle acque dei Caraibi, nel contesto della minaccia militare del Governo di Donad Trump in questa regione.
Anche se Washington ha giustificato l’operazione, il Governo venezuelano e la comunità internazionale sostengono che si è trattato di un’azione illegale che vulnera il diritto internazionale e conferma una scalata di violazioni nei Caraibi.
Dal 14 agosto, il Dipartimento della Difesa statunitense ha ordinato lo spiegamento di unità aeree e navali nel sud dei Caraibi, con il presunto fine di «combattere il narcotraffico» e «frenare il traffico delle droghe sintetiche».
In realtà la Casa Bianca vuole il petrolio e altre preziose risorse come ferro, oro, bauxite, carbone, coltan e altre come nichel, rame e diamanti.
Le operazioni militari statunitensi nei Caraibi e nel Pacifico orientale contro le imbarcazioni civili hanno provocato più di 80 morti da settembre del 2025, come risultato d’esecuzioni extragiudiziarie e illegali documentate da organizzazioni locali e internazionali.





