Il Movimento di Resistenza Islamica (Hamas) continua i suoi contatti con altre forze nella Striscia di Gaza, prima di rispondere al nuovo progetto di tregua, e vuole anche   garanzie sulla fine della guerra.
«Stiamo realizzando consultazioni con il resto delle fazioni sulla brutta copia del cessate il fuoco, come parte dell’impegno per porre fine all’aggressione sionista»,  ha precisato in un comunicato  la milizia islamista.
Fonti vincolate al movimento hanno segnalato al quotidiano Asharq Al-Awsat che la risposta sarà positiva.
I preparativi tecnici sono in marcia e si stanno ultimando alcuni dettagli, ha affermato una fonte al periodico. 
Il progetto prevede una tregua di 60 giorni che comprenderà la liberazione di centinaia di palestinesi in cambio di 10 israeliani vivi e dei cadaveri di altri 18. 
Inoltre l’Esercito israeliano si ritirerà da alcune aree di Gaza e permetterà l’entrata di aiuti umanitari, lncldendo medicinali, combustibili e alimenti  attraverso s la ONU e alcune ONG.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato che il primo ministro Benjamin Netanyahu, che affronta un’ondata di critiche internazionali, ha accettato la proposta. 
Vari media regionali della stampa, come le televisioni  Al Arabiya e Al Jazeera, hanno rivelato che Hamas vuole le garanzie dei mediatori e specialmente di  Washington, sulla fine della guerra.
Netanyahu ha affermato in varie opportunità che fermerà il conflitto in forma permanente solo se il gruppo lascerà il potere in Gaza e consegnerà le armi. 
Hamas ha accettato la prima esigenza ma rifiuta d’accettare la seconda, che considera una resa. 
Più di 57 000 palestinesi sono morti nel’offensiva bellica israeliana contro Gaza, iniziata nell’ottobre del 2023. 
134 mila sono stati feriti e inoltre ci sono migliaia di scomparsi sotto le macerie. 
La ONU e varie ONG internazionali hanno denunciato ogni giorni la grave crisi umanitaria in questo territorio per la guerra e il blocco imposto dalla
vicina nazione. ( GM/ Granma Int.)





