Di fronte allo scontro delle critiche e delle restrizioni, Cuba s’eleva come
un testimone silenzioso. I medici dell’Isola delle Antille, con le loro mani che risanano, hanno portato la speranza e l’allegria a comunità
umili di distinte latitudini del mondo, e questi testimoni non si possono zittire per decreto.
«Preferirei perdere il mio visto statunitense a che muoiano 60 persone povere e lavoratrici », ha dichiarato il primo ministro di San Vicente e las Granadinas, Ralph Gonsalves, rispondendo al tentativo della Casa Bianca di sabotare il lavoro dei dottori e del personale della Salute, e a sua volta ha lodato il trattamento di dialisi offerto dal personale cubano nella sua nazione.
L’impugnazione avviene nel contesto del recente annuncio del segretario di Stato degli Stati Uniti, Marco Rubio, d’imporre sanzioni contro funzionari associati con le brigate mediche cubane sparse nei Caraibi, fatto che minaccia d’interrompere un’alleanza in materia di Salute che ha frenato la grave scarsità di personale medico durante generazioni nella regione.
Al rispetto, il primo ministro di Trinidad y Tobago, Keith Rowley, ha segnalato i servizi medici che ha ottenuto dall’Isola, che sono colpiti dalla falsa giustficazione che il programma cubano è sostentato nella tratta di persone.
La ministro delle Relazioni Estere di Giamaica, Kamina Johnson Smith, ha precisato che più di 400 cubani di differenti livelli della missione medica- dottori, infermieri, ingegneri biomedici e tecnici- sono fondamentali per il funzionemento del suo Sistema di Salute.
Il Governo di Granada a sua volta si è riferito alla «associazione legittima»
che ha il suopaese con Cuba.
Il suo primo ministro, Dickon Mitchell, ha risaltato ugualmente che i cubani, «durante vari decenni hanno offerto appoggio al popolo di Granata nell’ambito medico». (GM/ Granma Int.)