OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Un lavoratore toglie il nome dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) dalla sua sede in Washington, il 7 febbraio. Photo: Getty Image

C’è chi ha meno di 30 anni e ha mal di testa quasi tutti i giorni. Clinicamente parlando, sono persone che non hanno malattie ma, senza dubbio, hanno mal di testa, perche credono in «cose» e sentono che la loro vita al di fuori di queste  «cose», in funzione, diciamo, di altre, sarebbe un mal di testa più forte, insopportabile.
Conosco una lista lunga di persone che vivono così: Fernando, Disamis, Arlín, Josué, Frank, Pedro, Miriam, Alejandro, Belsis, Raúl, Daniela e un mucchio di esseri umani che rabbrividiscono se ascoltano quella “Ode alla mia generazione”, di Silvio (altro nome), quando canta che «va detto che c’è chi muore nel suo ruolo per non vivere la vita con la sua taglia, perchè deve fare male».
Vanno, come ha detto il poeta, con un precipizio nell’equilibrio.
Un’ossessione : la giustizia tutta per il cammino che sia.
In tutto questo, nelle parole di Rubén Martínez Villena, un altro tormentato, far fronte a questo, sino a navigare in … il «nauseabondo ambiente burocratico, dove vivono tipi tanto ripugnanti come gli spioni della polizia, che, senza dubbio, vanno sopportati e considerati come “compagni”».
Nel mezzo: ingiustizie di qualsiasi grandezza, incertezze, errori, mancanza di sonno, ricerca e scelte costanti della parola esatta, la più esatta possibile per chiamare le cose conil loro nome senza che suonino ripetitive o banali, senza che perdano nell’ordine
l’importanza con l’apagón immediato e la cena di domani.
Ci sembra importante citare tutto questo prima di alludere a un tema tanto presente, apportato e recentemente posto di moda dal presidente Donald Trump e la  sua campagna contro l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (Usaid, la sua sigla in inglese), che probabilmente chiuderà o forse no, nessuno lo sa.
Concretamente, non ci dovrebbe neanche importare troppo, perché la Usaid è solamente uno strumento, uno dei tanti in funzione di una cosa maggiore, e che adesso nemmeno da vicino minaccia di sparire.
Sappiamo che se non è la Usaid sarà un’altra cosa.È Donald Trump, non il compagno Lenin.
Sappiamo che Saturno divora i suoi figli e che Roma paga con la stessa facilità con cui disprezza e vende chi l’ha servita.
Rispetto ai «pagati», va detto che è pericoloso nel febbraio del 2025, scommettere tutto sull’argomento del mercenarismo perchè è molto probabile che esistessero in Germania (e non solo)  fascisti convinti, disposti a tutto anche se non ricevevano un centesimo. Anche l’oppressione   produce ideologia.
La nostra tormentata lotta, quella di Rafael, Mariem, Carlos, Samira, José Antonio, Amanda, Álvaro, Mauro e di un mucchio di esseri umani che rabbrividiscono nella quotidianità pe di modi ma maggiormente di essenze.   
Come ha dettodirecente ilgiornlsita e scrittore argentino Hernán Casciari, al principio e al finale del giorno si dovrà domandare:
«T’interessa essere individuale o t’interessa essere collettivo?
È  l’unica divisione, non ce ne sono altre. T’interessa salvarti e che si salvi la tua comunità, non importa quale sia? Dimmelo e io allora decido se t’invito a bere mate [nel nostro caso, caffè]a casa».
E per il mal di testa, 50 anni fa Roque Dalton prescrisse quello che ci voleva.
A rischio di tutto, andiamo in questo. ( GM/ Granma Int.)