
Non ricordo altri occhi tanto tristi come quelli della bambina vista alla televisione un paio di settimane fa «Voglio la mia mamma», supplicava, mentre la riscattavano dalle macerie calcinate dell’edificio dove viveva, sino a quella mattina quando una bomba sionista ha sorpreso lei con la sua famiglia e i vicini mentre dormivano. 
Scalza, col viso pieno di lividi, i capelli arruffati, i vestiti sporchi di sangue, ferite le innocenti labbra che dovevano solo sorridere. Sembrava un angelo disperato al quale hanno assassinato il futuro.  
Una telecamera l’ha ripresa tra le rovine, in questa Striscia del mondo che i barbari, da un mese squarciano, a sangue freddo, senza che «la giustizia» li veda o li senta perchè alla fine «il dolore di questa bambina è il dolore dei nessuno».
Implorando : «…mia mamma», consumava le sue scarse forze senza, quasi sicuramente, intendere quello che succedeva attorno a lei.
 Cosa sarà accaduto di questa bambina? Sarà ancora viva? 
La portavano in un ospedale e a Gaza, dove gli ospedali, come le moschee, le scuole e i centri dei rifugiati, per i carnefici di Tel Aviv e i loro soci della NATO, sono «obiettivi militari», così come le ambulanze, la gente che scappa dalle mitragliate, i malati,  i feriti, i bambini, le donne in gravidanza e gli anziani sono terroristi.
Un alto politico israeliano li ha chiamati «animali», e un altro ha suggerito di tirare su di loro una bomba nucleare. 
30 giorni di massacro nella Striscia di Gaza sono costati la vita di almeno 10 000 vittime, tra le quali 4 000 sono bambine e bambini. 
L’ enormità di questo abominio è maggiore di quello eseguito per ordine di re Erode, due millenni fa, che aveva deciso d’ammazzare il neonato che secondo la leggenda biblica avrebbe messo in pericolo il suo trono e senza conoscere l’identità, né l’ubicazione del bambino nato a Betlemme, aveva ordinato di decapitare tutti i minori di due anni in quella regione. 
Netanyahu ha superato ampiamente questa quota di fellonia dal 7 ottobre scorso ad oggi. Cercando d’annichilire la resistenza armata contro l’occupazione sionista di Gaza, l’Erode moderno toglie la vita a 165 bambini al giorno. 
Queste statistiche non includono le donne incinte (dicono che erano circa 70000 lì in questo Stato prima dell’inizio del massacro).
Quante saranno morte nell’olocausto di Gaza?  
A  quanti innocenti avranno negato il diritto nascere, aprire gli occhi e vedere il mondo, le bombe di Tel Aviv? 
Il massacro sarà ancora più cruento se non si metterà un freno alla bestia baldanzosa.  
I carri armati Merkava operano già all’interno della Striscia, dall’oceano li appoggia una poderosa squadra navale e  dall’aria «gli uccelli della morte». L’ira sionista si dispone a cancellare dal pianeta Gaza con tutti i suoi abitanti . 300 000 assassini di preparano al genocidio. 
L’ olocausto palestinese avviene davanti agli occhi del mondo, con l’appoggio di portaerei, marines e corazzate, tutti inviati da  Papá Satan (alias Zío Sam) e dei suoi sudditi. Ci sono colpe anche di altri: la tiepida contemplazione è complice quando si tratta di crimini. 
Altre voci tentano d’uccidere la verità sulla Palestina; onestà che vogliono essere ascoltate, per il momento, sembrano naufragare nel concerto antidemocratico che in continuazione rimbomba nelle Nazioni Unite.  
Che incapacità! Questo  vetusto organismo è paraplegico! Q
Ilsilenzio della Corte Penale Internazionale è infame come la stessa Corte!
 Quanti vuoti e sterili trattati e convenzioni internazionali di fronte agli occhi della barbarie!
Ambigui sermoni cercano di mimetizzare la colpa mentre le bombe cancellano la Striscia di Gaza e l’umanità ferita si ritorce mentre il vero colpevole nasconde il volto e accusa. 
La televisione mostra un altro frammento dell’orrore di questi giorni che fanno rabbrividire il mondo.
Tra le macerie calcinate di Gaza, vedo alcuni esseri, come storditi, che non vanno da nessuna parte. Alcuni portano in braccio a stringono al petto degli involucri bianchi piccoli. Cercano dove seppellire i corpi dei loro figli assassinati.  
Questo paesaggio di morte e desolazione, crudele metafora di tre quarti di secolo di spoliazione e resistenza, mi riporta degli occhi tristi che i barbari vogliono chiudere per sempre, e speriamo che il mondo non lo permetta: sono gli occhi della Palestina. (GM/Granma Int.)





