OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE

“Mezzo secolo d’occupazione israeliana dei territori palestinesi ha lasciato come sequela la violazione assoluta e costante dei diritti umani di questo popolo, ed anche un’erosione costante dell’ordinamento giuridico internazionale di fronte all’impunità sfruttata dallo Stato ebreo per perpetrare i suoi crimini” .  
Questa è la denuncia dell’Uficio di Coordinamento dei Temi Umanitari delle Nazioni Unite -  OCHA - nel più recente rapporto sulla situazione nei territori occupati , intitolato “Vite frammentate”, nel quale si raccolgono le penurie  quotidiane di circa 4 milioni 800.000 esseri umani sottoposti a condizioni indegne.
David Carden,  a capo dell’entità di questa zona, ha detto che più di due milioni e mezzo di palestinesi necessitano aiuti umanitari urgenti e tra loro un milione 300.000  vivono nella Striscia di Gaza, dove la povertà è insultante.
In questo luogo la situazione è divenuta ancora più intollerabile dopo l’estate del 2014 quando Israele  eseguì per 51 giorni l’operazione “Margine Protettore”, durante la quale bombardò indiscriminatamente scuole, ospedali, case e infrastrutture, sotto lo sguardo delle potenze occidentali che guardarono quel massacro nel più assoluto silenzio.
Una delle immagini più dolorose di quella scalata  di violenza che venne diffusa inopinatamente dai media occidentali, mostra come da un motoscafo i soldati sionisti spararono contro dei bambini palestinesi che giocavano in una spiaggia, uccidendone alcuni.
In quell’operazione morirono 2310 palestinesi, ne furono feriti 11000 e altri 100.000 persero la casa e divennero rifugiati nel loro stesso territorio.
Nel 2015,  periodo in cui termina il rapporto, l’immensa maggioranza continuava ad essere senza tetto.
“Vite frammentate” cita anche i duemila reclusi nelle prigioni israeliane - 400 sono bambini - e  ricorda che nella maggioranza dei casi non esistono ragioni giuridiche sufficienti per mantenerli prigionieri.
La devastazione ebrea impera nel territorio e l’anno scorso sono stati sradicati o distrutti 11.000  alberi di proprietà di famiglie palestinesi  e questo in un terreno quasi desertico è una tragedia di grandi proporzioni.
Come una specie di burla alle timide proteste della comunità internazionale, Israele ha accelerato quest’anno la distruzione di edifici in Cisgiordania e solo tra gennaio e aprile le demolizioni sono state 598, più che nel 2015.
Ogni casa distrutta significa l’invio all’indigenza di almeno una famiglia con bambini, donne e anziani.
La OCHA  reclama  un cambio fondamentale nella strategia internazionale verso la Palestina, che possa porre fine una volta per tutte a una barbarie  del XXI secolo.  
Questo cambio di strategia non esisterà mai sino a che gli Stati Uniti e i loro alleati, soprattutto l’Unione Europea, insisteranno nell’apoggiare il regime sionista, coprendo con un manto protettore  i suoi abusi che macchiano la coscienza della nostra specie. (Traduzione GM - Granma Int.)