“Gli Stati Uniti ritornano a interessarsi dell’America Latina, ma a differenza di dieci anni fa, adesso dispongono di un sistema globale di vigilanza massiva, che gli permette di spiare tutti e tutto”, ha detto durante un’intervista rilasciata all’emittente russa RT.
Secondo Assange, “il 98% delle telecomunicazioni dell’America Latina transita attraverso gli USA, dovuto alla geografia delle due Americhe; come risultato gli USA hanno il cosiddetto vantaggio domestico e intercettano facilmente le comunicazioni e vigilano quello che succede in America Latina e cosa fanno i suoi leader”.
“Il loro obiettivo potrebbe essere qualsiasi persona importante”, ha avvertito.
“Le attività di spionaggio sono effettuate con l’aiuto di dispositivi di vigilanza collocati nei cavi in fibra ottica nelle ambasciate e agenzie locali di sviluppo”, ha spiegato Assange.
Uno di questi dispositivi è stato scoperto in Ecuador grazie alle rivelazioni dell’ex dipendente dei servizi segreti statunitensi Edward Snowden, ha aggiunto.
Il giornalista australiano Julian Assange è salito agli onori della cronaca nel 2006 come fondatore del portale Wikileaks, che quattro anni dopo ha pubblicato 250mila note diplomatiche statunitensi, così come un video segreto che mostrava l’attacco di un elicottero del Pentagono a Bagdad che ha causato la morte di 18 civili.
Da tre anni, Assange è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove è ricercato dalla giustizia svedese per un presunto abuso sessuale.
Il fondatore di Wikileaks sostiene che il processo contro di lui è una scusa per estradarlo negli Stati Uniti, dove sarebbe imputato per aver rivelato decina di messaggi segreti alla stampa.
Durante un’intervista esclusiva rilasciata a Sputnik Novosti, l’avvocato di Assange, l’ex giudice spagnolo Baltasar Garzon, ha detto che non ci sono imputazioni contro l’australiano e che per queste ragioni non ci sarà un processo contro di lui.