“Le autorità di Baltimore pagheranno 6,4 milioni di dollari alla famiglia di un giovane afroamericano morto in aprile dopo essere arrestato dalla polizia, un episodio che scatenò violenti disordini nella città dell’est degli Stati Uniti” ha rivelato il quotidiano The Washington Post.
L’accordo, ora, deve essere approvato dalla Commissione Bilancio della città, ha precisato il giornale citando due fonti vicine al caso.
“L’accordo presentato alla Commissione Bilancio non deve essere interpretato come un giudizio di colpevolezza o innocenza degli agenti di polizia che sono a disposizione della giustizia” penale, ha dichiarato il sindaco di Baltimore, Stephanie Rawling Blake, in un comunicato ripreso dal Baltimore Sun.
“La proposta di accordo si deve solamente perché è la cosa migliore per la città. Evita lunghe e costose spese di giustizia, che renderebbero più difficile curare le ferite della città e costerebbe di più ai contribuenti” di Baltimore (Maryland), ha detto.
Il tribunale penale di Baltimore ha respinto, la settimana scorsa, i ricorsi presentati dai sei poliziotti accusati della morte di Freddie Gray. Gray ha sofferto una grave ferita alle vertebre cervicali il 12 aprile scorso, durante il trasporto – supino e con mani e piedi legati – in un furgone della polizia di Baltimore. E’ morto una settimana dopo il violento arresto.
L’arresto è stato qualificato come “omicidio” dal procuratore dello stato del Maryland. La morte del giovane ha scatenato un’onda di manifestazioni, a volte violente, che hanno denunciato il razzismo e la brutalità della polizia. La giuria popolare ha confermato tutte le accuse contro i poliziotti, per uno omicidio volontario e per quattro omicidio colposo, con l’aggravante per ogni agente “di mettere in pericolo la vita degli altri”.
Il caso di Freddie Gray si aggiunge ad altri simili, dove la violenza della polizia è costata la vita a diversi giovani africani dall’estate 2014. Il primo di questi è stato Michael Brown a Ferguson (Missouri). (La Jornada)