
Robben Island - Un cartello in inglese e in afrikaans annuncia Robben Island, un pezzetto di terra emersa dal mare davanti alle coste di Cape Town, che ha visto un passato di dolore per fortuna già storia per i sudafricani.
L’isola di sabbia secca, vento forte, mare calmo e subito agitato, circondata da scogli taglienti e con migliaia di uccelli che, con i loro suoni peculiari, la sorvolano, è oggi un simbolo di libertà.
Per giungere qui ci si imbarca nel Memoriale a Nelson Mandela, ubicato nel commerciale e turistico quartiere di Waterfront.
Sono 12 Km e circa mezzora di navigazione, sufficienti per collegare il presente con questo ieri di avversità che colpì lo spirito umano.
Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, Fernando González e René González, sono giunti fino qui.
Sono i Cinque cubani che si sono ispirati molto allo spirito di resistenza del detenuto 46664, Nelson Mandela, il più notevole di Robben Island, per sopportare l’isolamento e il carcere negli Stati Uniti.
Mandela fu confinato a Robben Island, che in olandese significa “Isola delle foche”, per 18 dei suoi 27 di prigione inflitti dal regime del apartheid.
Accompagnati da Ahmed Kathrada, compagno d idee e di carcere di Mandela, hanno percorso il luogo storico che è un museo dal 1º gennaio del 1997 e che nel 1999 è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco).
Abitualmente per i turisti ci sono luoghi a cui non possono accedere: possono solo guardare da fuori, ma per i Cinque è stato differente.
Kathrada ha aperto la porta con forti sbarre e ha permesso loro di entrare nella cella di Mandela, un piccolo e umido spazio che è difficile immaginare.
Loro hanno osservato con attenzione le sbarre, tra le quali passano solo le mani, la coperta per terra, l’unico letto di Mandela, un seggiolino e la piccola finestra.
Ognuno di loro ha guardato, ha toccato le pareti e ha cercato di portare un’immagine quasi fotografica negli occhi: è stato un momento intimo e di riflessione. E non era necessario fare domande.
Poi quando si sono riuniti per una fotografia, Fernando ha annotato la data: Oggi è il 23 giugno. Nel 2001, 14 anni fa, il Comandante in Capo Fidel Castro disse che saremmo tornati a Cuba.
Nel libro dei visitatori, Gerardo aveva già scritto a nome dei Cinque: È stato un grande onore visitare questo luogo con alcuni dei bravi compagni di Nelson Mandela.
Senza dubbio tutti loro sono stati una fonte d’ispirazione e di forza per i Cinque cubani, per poter resistere più di 16 anni nelle prigioni degli Stati Uniti”, si legge nel messaggio.
“Un legato, ha sottolineato, che i Cinque onoreremo per il resto delle nostre vite”.
(Traduzione GM – Granma Int.)





