OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Chiusura dell’Incontro antimperialista di solidarietà. Photo: Estudios Revolución
Photo: Estudios Revolución

Grida di: “Díaz-Canel, sicuro, agli yanquees dagli  duro!” e “Grazie Cuba, garante della pace!”)

Grazie a tutti voi.
Credo che tutti siamo d’accordo che non esiste miglior discorso di quello dei poeti, (risate) ma, bene, dobbiamo fare le conclusioni.
Caro compagno  Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario
del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba;
Compagno, fratello e Presidente Nicolás Maduro Moros, della Repubblica
Bolivariana del Venezuela;
Cari leaders rivoluzionari di Africa, Asia, America Latina e i
Caraibi;
Fratelli, amici e compagni:
Un saluto speciale a tutti quelli che resistono e sono venuti nella capitale cubana che è stata sempre e sempre sarà un punto d’incontro di coloro che difendono la pace e la solidarietà tra i popoli.
L’appoggio, l’entusiasmo, la solidarietà che voi esprimete emozionano e impegnano, e con Raúl e con Maduro agli yanquee gli stiamo dando duro (applausi).
Siamo appena tornati da un lungo e intenso viaggio per vari paesi dell’Europa, che ha compreso la visita in Azerbaigian per partecipare al XVIII Vertice del Movimento dei Paesi non Allineati.
I Non Allineati che si erano debilitati al termine della Guerra Fredda, hanno voluto riprendere lo spirito di Bandung, la dichiarazione che diede loro vita.
Li mobilita il corso drammatico degli avvenimento che oggi stanno ponendo in pericolo il sistema delle Nazioni Unite.  
Lì Cuba ha condannato energicamente questa crisi che minaccia tutti e soprattutto chi soffre per un minor sviluppo.
Denunciamo i responsabili di questa situazione e diciamo: Non si era mai mentito tanto, con tanta sfacciataggine e il più terribile costo per la stragrande maggioranza dell’umanità, in funzione degli interessi d’una minoranza che ha portato i suoi lussi a eccessi allucinanti.
In pieno XXI secolo, piovono minacce e aggressioni di diverso peso su tutti i governi sovrani che rifiutano di servire la potenza egemonica, di installare basi militari, consegnare le proprie risorse o cedere il loro mandato.
Ma non siamo stati gli unici a segnalare il colpevole con il suo nome.
Vari leaders hanno pronunciato parole allarmate contro il ritorno dell’egemonismo statunitense che minaccia e agisce brutalmente i governi che considera nemici, perhcè non condividono la sua politica e attacca ferocemente il socialismo, come se si trattasse di un sistema sociale inaccettabile.
A livello globale s’avverte una grande preoccupazione per i passi indietro in ambiti importanti come la pace, l’autodeterminazione e la sovranità delle nazioni, l’ambiente e lo scontro al cambio climatico, i diritti umani, la giustizia sociale e la ricerca d’equità economica.
Nella nostra area geográfica, in particolare, la preoccupazione non è minore.
L’America Latina e i Caraibi soffrono per il ritorno della Dottrina Monroe e delle peggiori pratiche del maccartismo.
La sequenza senza controllo di azioni d’ingerenza che l’attuale amministrazione statunitense ha scatenato dal suo arrivo al potere, riposa sui postulati di queste due politiche.
Il presidente degli Sati Uniti e la sua corte di falchi aggrediscono la Rivoluzione Cubana, la Rivoluzione  Bolivariana, la Rivoluzione Sandinista, il Forum di Sao Paulo, la guida politica della sinistra brasiliana, boliviana, argentina e dei  movimenti sociali, popolari, progressisti di tutta la regione, che considerano il loro cortile posteriore.
Il sistema interamericano riattiva meccanismi di tanto odiosa memoria per la regione, come il Trattato d’Assistenza Reciproca (TIAR) e la demoralizzata OSA,  che si consolida come strumento di pressione politica degli Stati Uniti,  delle oligarchie che difendono il neoliberalismo.
“Come non ridere della OSA se è una cosa così brutta, ma così brutta che provoca le risate?”  (applausi),  cantavano i nostri genitori negli anni in cui l’organismo espulse Cuba che non si sottometteva al mandato di  Washington.
Cosa le cantiamo adesso, che non è riuscita a mettere in ginocchio il Venezuela e vuole togliersi  la spina controllando la Bolivia?
Sono corsi lí, preoccupati dai risultati elettorali della nazione latinoamericana, una di quelle che ha mostrato una crescita migliore a maggiore negli ultimi dieci anni, ed era stata la più povera e ritardata del Cono Sud per secoli.
Sí, la OSA è una cosa davvero brutta. E molto cinica.  Le sue “preoccupazioni”  non giungono alla rabbia dei popoli che si alzano contro il neoliberalismo e ricevano pallottole di gomma, gas e piombo, quando protestano pacificamente.

Compagni:

È molto importante distinguere in questa guerra che ci fanno il corso del suo complemento mediatico. All’avanguardia delle politiche imperiali avanzano sempre i carri armati dell’offensiva culturale e simbolica, orientata a legittimare le ingiustizie del sistema capitalista, squalificare le alternative politiche della sinistra e distruggere l’identità culturale delle nostre nazioni, come passo precedente alla loro destabilizzazione.
Pochi giorni fa, in Azerbaigian, è stato possibile smentire le menzogne che Washington ha preteso  imporre come matrici contro il legittimo Governo venezuelano.
Quando Nicolás Maduro Moros, quale ultimo Presidente pro tempore del Movimento ha condotto l’assemblea nella sua prima parte ed ha consegnato questa presidenza all’Azerbaigian, praticante tutte le delegazioni che hanno partecipato- circa 120 a differenti livelli di rappresentazione- hanno apprezzato  e complimentato l’impegno della Repubblica Bolivariana al fronte del Movimento dei Paesi Non Allineati (applausi).
Dov’è finito il presunto rifiuto della comunità per il Venezuela?  Perchè non c’è stata una sola espressione di condanna o critica al Governo bolivariano da parte dei  governi che rappresentano la maggioranza assoluta delle Nazioni Unite?
Come parte della guerra dei simboli, del linciaggio mediatico sferrato contro Maduro, in mezzo pianeta i media hanno pubblicato sino alla sazietà che non ha appoggio internazionale.
E nemmeno internamente trattano meglio i politici che seriamente credono necessario un cambio dentro gli Stati Uniti.  Il discorso è aggressivo e squalificante per tutti coloro che non condividono il comportamento del Presidente, che annuncia in Twitter decisioni che danneggiano milioni di persone ed esibisce comportamenti condannabili in qualsiasi parte.
Parla del socialismo senza avere la minima idea di quello che significa. E decreta la fine di qualsiasi esperienza o programma politico che si proponga di superare ingiustizia imperante, come se il corso della storia stesse nelle sue mani.
Non è il primo  imperatore che se lo propone. E sicuramente non sarà l’ultimo a fallire.  Perchè la storia la possono cambiare solamente i popoli. (applausi).
Fidel ha detto molte volte che la menzogna è il principale avversario da sconfiggere in politica e che dire la verità è il primo dovere di ogni rivoluzionario.  Questa è una delle nostre missioni fondamentali come politici rivoluzionari. Il primo nemico da distruggere è la menzogna e soprattutto la menzogna imperialista. (applausi).
Con le menzogne hanno assediato Cuba e per anni l’hanno separata dal suo ambiente naturale.  Con le menzogne hanno invaso nazioni, umiliato popoli, facendo retrocedere regioni intere nel loro cammino verso lo sviluppo.
Con le menzogne hanno attaccato l’Iraq e la Libia sommergendole nell’instabilità
Con le menzogne hanno trasformato la Siria in un poligono di prova delle armi e in un teatro d’operazioni dei terroristi che hanno finanziato sotto false bandiere di democrazia e libertà.
Con colossali e ridicole menzogne accusano Cuba, il Venezuela e il Forum di Sao Paulo di promuovere i sollevamenti popolari in qualsiasi angolo del pianeta, mentre si tappano gli occhi, le orecchie e la bocca per non vedere, non sentire e non riconoscere quello che i popoli stanno gridando per le strade : il neoliberalismo è un fallimento economico e un disastro sociale!
(applausi).
Applicano questa tecnica  in un modo perverso, nel disperato tentativo di far crollare il Governo Bolivariano del Venezuela e nello stesso tempo danneggiare Cuba. Nonostante la sua radice negli anni di brillante e positiva integrazione nella quale Chávez e Fidel crearono l’ALBA, negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno sferrato con molta forza una mendace campagna contro qualsiasi tipo di relazione tra i nostri due paesi.
Ci accusano di sostenere  la Rivoluzione Bolivariana, in una balorda versione della teoria dei satelliti che lanciarono nel suo momento contro la ex Unione Sovietica e usano questo pretesto per giustificare il blocco.
La cooperazione  medica cubana è un obiettivo d’attacco permanente.
Si tratta di screditare uno sforzo nobile e solidale che il mondo intero riconosce e che, con la Scuola Latinoamericana di Medicina e la Brigata Henry Reeve, contro le catastrofi  naturali, costituisce  l’espressione più genuina e positiva  della cooperazione tra paesi in via di sviluppo (applausi).
I tre progetti, opere d’indiscutibile valore umano, sono sorti grazie alle idee di Fidel come esaltazione della solidarietà internazionale.
Sono più di 400.000 i professionisti della salute di Cuba che hanno offerto i loro servizi in 164 paesi.  Oggi più di 29.000 assistono le popolazioni vulnerabili di 65 nazioni.
Niente dice tanto come questa cooperazione sull’essenza umanista della Rivoluzione  Cubana. Per questo l’impegno di denigrarla e distruggerla.
Non ci  sorprende. La solidarietà è totalmente estranea al capitalismo.
È contro di loro e nonostante loro che sono stati distrutti il colonialismo e l’apartheid in Africa, dove i migliori figli della Rivoluzione Cubana condivisero sacrifici e anche il loro sangue con i combattenti angolani, namibi e di altre nazionalità. Da là dove gli imperi vanno a saccheggiare noi abbiamo riportato solo i nostri morti.  (applausi) e la convinzione d’aver compiuto “il più sacro dei nostri doveri: lottare contro l’imperialismo dovunque sia”, come dice il legato di Che Guevara.
Difesa, educazione, salute, scienza… La cooperazione  cubana, figlia della solidarietà come principio, stava, sta e starà in qualsiasi ambito nobile dell’attività umana dove possiamo apportare. Essere solidali è saldare il nostro proprio debito con l’umanità. (applausi).
Per essere solidali e coerenti con la sua storia di lotte e sacrifici, per essere sorella e compagna dei popoli che resistono, Cuba viene condannata e sanzionata senza limiti.
La nostra Patria soffre oggi una stretta criminale dell’assedio, l’indurimento di una politica immorale e illegale che da più di 30 anni viene condannata in forma praticamente unanime nell’Assemeblea Generale delle Nazioni Unite, senza che gli Stati Uniti reagiscano al reclamo mondiale.
Questa è un’altra prova della mancanza di rispetto dellle norme del Diritto Internazionale, che viene colpito in modo particolare da una legge illegale come la Helms Burton, che perseguita e sanziona terzi paesi internazionalizzando  il blocco.
Vedendo che non bastano queste trappole per piegare un popolo che da 151 anni combatte per la sua indipendenza e non la cederà mai, l’impero accude ora a pratiche d’assedio, persecuzione e sanzioni contro paesi, imprese e navi che contribuiscono a portare combustibili a Cuba.
Come si può decretare una simile azione e dichiarare poi che si sta cercando di isolare il Governo cubano e aiutare il suo popolo?
Dal tempo del famoso Memorandum Mallory, Cuba conosce molto bene, per bocca dei sui stessi creatori qual’è il fine primo e ultimo del blocco.
Il funzionario yanquee disse: “La maggioranza dei cubani appoggia Castro (…) Non esiste un’opposizione politica effettiva (…) L’unico modo effettivo per far perdere l’appoggio interno al governo è provocare la delusione e la sfiducia con l’insoddisfazione  economica e la penuria (…) Dobbiamo mettere in pratica rapidamente tutti i mezzi per debilitare la vita economica (…) negando a Cuba denaro e rifornimenti, con il fine di ridurre i salari  nominali e reali, con l’obiettivo di provocare fame, disperazione e il crollo del governo ”.  Che perversità!
Non ci stancheremo di reiterarlo per far sì che nessuno si senta ingannato.
La politica degli Stati Uniti contro Cuba era molto esplicita in questo documento, con data del 6 aprile del 1960.
 Prima del Memorandum di Mallory ci sono altri documento politici che rivelano il carattere storico degli affanni imperiali in relazione a Cuba e al resto di Nuestra America. Dalla teoria della “Frutta matura”, alla Dottrina Monroe, ora riattivata.
Martí lo vide con più chiarezza di altri e avvisò nel suo testamento politico, la sua lettera mai terminata del 18 maggio del 1895, nella quale svelò il fine superiore della sua lotta per cambiare il destino dell’Isola.
“... già tutti i giorni sono in pericolo di dare la mia vita per il mio paese e per il mio dovere - dato che intendo ed ho l’animo per realizzarlo -ed impedire a tempo con l’indipendenza di Cuba che gli Stati Uniti si estendano  e cadano con questa ulteriore forza sulle nostre terre d’America . Quanto ho fatto sino ad oggi e farò, è per questo…”
A forza di sacrifici e resistenza e grazie alla solidarietà, il nostro popolo ha mantenuto la sua Rivoluzione in tutti questi anni. La forza del processo non si potrebbe spiegare senza questa volontà popolare, né questa volontà esisterebbe senza l’alto livello di partecipazione del popolo al suo destino.
Perché, e va detto ben chiaramente : la sola cosa che non è stata realizzata del citato documento di Mallory è il crollo del governo cubano.
I castighi immaginato dall’impero alla sommità della crudeltà, si stanno applicando oggi come fossero leggi.
Noi abbiamo molti motivi per ringraziarvi, in quanto alla solidarietà, per l’articolazione dell’appoggio materiale e per la tenerezza dei popoli.
E lo diciamo oggi, quando Cuba necessita che raddoppi o si moltiplichi l’appoggio alla sua causa, che è la causa della sovranità e della libertà dei popoli di Nuestra America e del mondo.
“Non sono inutili la verità e la tenerezza”, diceva  Martí.
E anche se a volte sembra che non si possano cambiare le cose, che non si possono distruggere politiche, né scuotere gli imperi, la storia dell’umanità e la stessa storia della Rivoluzione Cubana sono qui per provare che sì si può.
 (applausi).
Cuba è la prova migliore di quanto può la solidarietà dei popoli.
Quando l’imperialismo ci ha allontanati da Nuestra America, espellendoci per onore e sorte nostra da questa spregevole  OSA,  quando siamo restati soli nel mezzo dell’emisfero sostenendo le bandiere rivoluzionarie di un continente di ribellione tenace, qui si fondò l’Istituto Cubano d’Amicizia con i popoli. (applausi)
Fu un’idea di Fidel. Non c’interessavano le relazioni con governi sottomessi  all’impero, né il su ministero delle colonie.   C’interessava e c’interessa prima di tutto l’amicizia dei popoli (applausi).
L’amicizia dei popoli d’America e del mondo ha spinto i governi. Oggi Cuba sostiene relazioni diplomatiche con 160 paesi e più del metà di questi hanno anche vincoli con la solidarietà.
Molti dei leaders politici e sociali qui riuniti ricorderanno, perché ne furono parte, gli incontri emisferici di Lotta contro l’ALCA, fomentati dal Comandante in Capo.
Nacque così la Campagna Continentale contro l’ALCA, che mobilitò milioni e seminò coscienze sulla necessità di superare le differenze secondarie per realizzare l’unità di tutte le forze e affrontare quel progetto di ricolonizzazione imperialista. E cosa accadde? Che li abbiamo sconfitti! (applausi).
La sconfitta dell’ALCA, come la difesa storica della Rivoluzione Cubana, sono obiettivi di lotta positiva che ci insegnano molto: possiamo trionfare se non siamo frammentati, se non siamo divisi.
Lavorando dalle tante cose che ci uniscono, possiamo costruire progetti comuni di fronte all’aggressione imperialista e ai suoi alleati oligarchici.
Contro il blocco continuiamo a lottare in tutti i terreni. In primo luogo qui,  lavorando, creando e resistendo senza rinunciare allo sviluppo.
La risorsa più valida di Cuba è il suo popolo: immaginativo, allegro, intraprendete, valoroso e creativo.  Un popolo che è prima di tutto l’artefice dell’ opera rivoluzionaria nelle condizioni più avverse.
Se abbiamo eletto insieme il camino del socialismo, anche quando l’impero impose la ridicola teoria della Fine della Storia, è perché con il socialismo realizziamo la giustizia sociale e l’uguaglianza dei diritti per tutti.
L’unità attorno a questo progetto antimperialista, libertario socialista e solidale è la conseguenza dei secoli di lotta per un ideale unitario e la conferma che tutto lo dobbiamo all’unità. Per questo s’impegnano a spezzarla, per questo destinano milioni alla sovversione politica e al finanziamento dei progetti di ricolonizzazione culturale.
Ci volevano vendere, avvolto in sofisticati fogli di seta e d’oro, un mondo che sta scoppiando in mille pezzi a pochi passi delle nostre frontiere, in Nuestra America , le cui risorse sono state immoralmente trasferite alle multi nazionali nell’era del  neoliberalismo, che ora passa la fattura.
La ricetta per la sua applicazione include il convincimento delle masse, dicendo loro che è il modo più rapido ed efficace per giungere alla prosperità.
Il mercato cieco ma onnipotente, dicevano, s’incaricherà di far sì che chi è più in basso  sfrutti i benefici che sgorgheranno spontaneamente dai corni dell’ abbondanza nelle mani delle cupole. Che burla crudele!
Fu così che si giunse all’irritante disuguaglianza che ha fatto sì che l’1º% della società possieda più del 99% restante.
La potente industria della pubblicità e del divertimento che muovono tanto denaro come - quasi – l’affare delle armi o delle droghe, ha costruito il mito dell’accesso di tutti al mondo dei sogni, che un giorno però  si trasformano in incubi, perchè fanno scoppiare l’ira popolare.
Allora appare il vuoto politico.  Molti partiti, competendo con le tecniche del marketing per il potere limitato che il mercato concede loro per amministrare quel che avanza del saccheggio, svelano la falsità della democrazia che si pretende d’imporre come  modello della libertà.
La maggioranza accede al governo senza programmi reali di trasformazione economica e sociale.
E quando sorgono processi impegnati nel cambio dello status quo, si pone in marcia il piano di discredito , il colpo morbido, il law fear, o politica giudiziaria.   
Tutti i leaders  latinoamericani degli ultimi decenni, vincitori in qualche grado sui peggiori effetti del  neoliberalismo attraverso  politiche sociali e inclusive, sono stati o sono oggetto di persecuzioni, accuse e anche reclusioni ingiuste, come quella che soffre da 19 mesi l’indiscusso leder del Brasile, Luiz Inácio “Lula” da Silva. Libertà per Lula! domandiamola da questa tribuna! (applausi ed esclamazioni di: “Lula libero!”) Libertà per Lula, già! (applausi.)
Viviamo nell’era delle comunicazioni. Costruiamo allora, uniti,  piattaforme emancipatrici da opporre alle colonizzatrici, con i nostri maggior sforzi e le energie, per un mondo migliore, che è possibile.
L’era della confusione è già passata. I nostri popoli hanno pagato molto caro il prezzo dei saggi economici e politici che hanno portato benessere solo all’elite, sullo stile dell’assassino comandato dall’impero che crede che il mondo si può comprare e vendere nel mercato dei valori.
Le recenti vittorie della sinistra in Bolivia, in Argentina, l’eroica resistenza del Venezuela e di Cuba all’assedio economico totale , le proteste anti coloniali che hanno posto fine alle ricette del mercato, non possono smobilitarci un’altra volta.
La sinistra deve imparare ed assumere finalmente la dura lezione de questi anni di lotta nei quali la frattura e la divisione hanno debilitata le nostre forze e la destra si è lanciata alla riconquista e alla distruzione di quanto realizzato.
 Apprezzo una numerosa rappresentazione di giovani in questo  auditorio e nelle strade di Nuestra America, dove si è installata la protesta contro gli abusi del neoliberalismo.
Vedere la gioventù che si ribella e combatte per i suoi diritti e per un migliore destino per i suoi paesi è stimolante e sfidante nello stesso tempo. (applausi). Perchè, come ci ha insegnato Fidel, la lotta di qust’epoca si esprime soprattutto nel campo delle idee.
Per l’America Latina e i Caraibi difenderemo sempre la Zona di Pace, proclamata a L’Avana nel 2014, durante quei giorni di speranze piene per una Celac che oggi è retrocessa.
Sono esemplari in questo senso le mobilitazioni e le proteste pacifiche con le quali i nostri popoli stanno reclamando i loro diritti e li stanno conquistando.
Amici , fratelli , compagne e compagni:
Nella sua bella Dichiarazione di solidarietà con la Rivoluzione Cubana avete scritto: “I popoli del mondo necessitiamo l’esempio di Cuba”, e hanno ricordato quella sentenza martiana che non decade: “Chi oggi si solleva con Cuba, si solleva per tutti i tempi”. Grazie per dirlo e farlo! (applausi ed esclamazioni di:
“Cuba sí, blocco no!”)
Ringrazio  profondamente tutti coloro che sono venuti da vicino o da lontano, pagando tutte le spese, per rispondere a una convocazione nata da voi stessi, per condannare il blocco e articolare azioni che contribuiscano a eliminarlo definitivamente.
Ringrazio soprattutto i leaders  latinoamericani che hanno sofferto e soffrono la persecuzione e il castigo per cercare di cambiare la storia dell’abuso con  la storia della liberazione dei nostri popoli.
Oggi vogliamo reiterare il nostro appoggio più assoluto e la nostra solidarietà con il legittimo presidente del Venezuela, Nicolás Maduro (applausi), e l’unione civico militare del suo popolo, con il Comandante Daniel Ortega Saavedra e il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale del Nicaragua, a sua volta attaccato  (applausi ed esclamazioni di: Viva Sandino!).
Gli insistenti tentativi di destabilizzazione che i loro governi affrontano, cominciano ad estendersi e lo vediamo oggi nelle pretese delle forze di destra per strappare la vittoria a Evo Morales in Bolivia, promuovendo la violenza e rifiutando di accettare i risultati, in quello che appare evidente come l’articolazione di un colpo che va denunciato (applausi ed esclamazioni di: “Non passeranno!).
Per questo da qui reiteriamo i nostri complimenti  a Evo per il suo convincente trionfo elettorale, e ad Alberto e Cristina Fernández, che aprono una nuova speranza in Argentina (applausi).
La nostra solidarietà, effettiva e invariabile, con tutte le cause giuste che esistono nella regione e nel mondo: con l’indipendenza di Puerto Rico (applausi ed esclamazioni di: “Indipendenza per Puerto Rico!”), il cu popolo ha saputo sostenere l’identità, la bandiera e gli affanni indipendentisti sempre vivi in più di cento anni di colonialismo, ed è uno straordinario simbolo della poderosa resistenza culturale dell’America Latina dei Caraibi. Viva Puerto Rico libera! (applausi ed esclamazioni di: “Viva!”)
Appoggiamo la domanda storica dell’Argentina por recuperare la sovranità sulle isole Malvine (applausi).
Condanniamo l’intervento imperialista contro la Siria e con voi esigiamo rispetto della sua sovranità e della sua integrità territoriale (applausi).
Ratifichiamo anche la solidarietà con le lotte dei popoli palestinese e saharaui per il diritto alla libera determinazione (applausi);
con il processo d’avvicinamento e dialogo intercoreano e per la fine delle sanzioni alla Repubblica Popolare Democratica della Corea, e con il processo di pace in Colombia (applausi).
Nessuna causa giusta  ci è estranea, e come nazione che deve parte della sua esistenza alla solidarietà, non rinunceremo mai alla sua pratica per convinzione
 (applausi).

Fratelli e sorelle:
voi oggi avete chiamato all’unità delle forze politiche e del movimento sociale e popolare delle sinistre,  per continuare a formare coscienze, generando idee e organizzandosi per la lotta.
 Questa lotta la vediamo nella battaglia per la verità. Dobbiamo smantellare le menzogne sulle quali si formano le guerre di ogni tipo contro i nostri popoli :informando, persuadendo, mobilitando, marciando con i poveri della terra che si sono già stancati della menzogna e dell’abuso.
Proponendo e creando programmi che rispondano alle domande più urgenti dei lavoratori, degli studenti, dei contadini, gli intellettuali e gli artisti.
Il Piano d’Azione approvato ci conferma che i settori progressisti sono coscienti dell’urgenza dell’unità, se realmente vogliamo costruire insime un progetto emancipatore  antimperialista, impegnato con la genuina e tante volte rimandata integrazione.
In nome di Cuba, vogliamo riaffermare qui davanti a voi che noi, la nuova generazione di dirigenti cubani, formata ed educata dalla generazione storica di Fidel e di Raúl, continuiamo ad essere rivoluzionari, socialisti,
fidelisti e martiani (applausi), e che non cederemo un millimetro nelle nostre posizioni a favore dell’independenza, la sovranità e la giustizia sociale.
 E come vincolo con i popoli che lottano e resistono, sosterremo sempre come principio fondamentale la solidarietà alla quale dobbiamo tanto.
Per questo  facciamo nostre le parole di  Fidel di 50 anni fa, quando, riferendosi alla precoce  solidarietà che incontrò la Rivoluzione con la sua causa disse: “Il mondo è stato solidale con Cuba e per questo Cuba  si sente ogni giorno più e più solidale con tutti i popoli del mondo”.
In memoria di Fidel e di Chávez, due dei grandi di Nuestra America,  che abbiamo avuto la fortuna di conoscere, ascoltare, seguire nella pratica più altruista della solidarietà, riprendiamo le loro opere come guida per il nuovo e sfidante tempo che ci aspetta.
Credo che tutti sentiamo che si stanno aprendo grandi viali in cui passano già uomini liberi per costruire una società migliore (applausi  ed esclamazioni)
Un mondo migliore è possibile, necessario e urgente! Lottiamo per lui!
Sino alla vittoria sempre!(ovazione). (Versione stenografica della Presidenza della Repubblica/ Traduzione Gioia Minuti).