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Moussa Marega è vittima dell’odio di coloro che non rispettano la condizione umana. Photo: Complex Photo: Granma

Lo sport non riconosce frontiere. Anima, rende fratelli, rende nobili. Forma la personalità, apporta valori e si fonda sul proposito d’essere migliori ogni giorno.

Il movimento sportivo internazionale ha combattuto molto per eliminare le barriere di discriminazione che hanno come pretesto il colore della pelle, il credo, il genere o l’affiliazione politica. Così oggi l’amplio spettro di 200 paesi che le Olimpiadi riuniscono in ogni edizione, sono l’espressione più alta del potere dello sport per unire volontà.

Anche con guerre e conflitti sono state realizzate tregue per cedere il passo agli appuntamenti ogni quattro anni.

A questo ideale di fraternità si oppongono la xenofobia e il razzismo, scaricati molto spesso negli stadi del calcio. Ed è successo all’attaccante del Mali Moussa Marega, durante la partita tra il Vitória di Guimaraes e l’Oporto, nella Lega del Portogallo, domenica 16.

Dopo il gol che ha concesso il vantaggio di 2 a 1 per l’Oporto, dalle gradinate sono partite le offese, le grida e anche oggetti lanciati al calciatore.

Nel mezzo della confusione, il giocatore ha abbandonato il campo dopo aver sopportato anche il richiamo di un arbitro bianco che invece di contribuire a placare gli animi, ha applicato a Marega un cartellino giallo di penalizzazione.

Il fanatismo sfrenato dall’ira, guidato in molte occasioni dagli eccessi degli scommettitori che dai gradini vedono il loro denaro in pericolo, mette a rischio la vita di decine di migliaia che si riuniscono in un’installazione per godersi uno spettacolo. L’odio di quelli che non rispettano la condizione umana opacizza l’evento sportivo.

Sono molti gli sports nei quali gli atleti negri brillano e apportano risalto alle competizioni. E non sempre sono loro i meglio remunerati, dato che l’infinto commercio priva le loro nazioni d’origine di questa o quella figura, trasformata in un giocatore di un club nel quale non dovrebbero soffrire per espressioni di disprezzo come quelle sofferte por Marega.

Il velocista giamaicano Usaín Bolt, multi campione olimpico e mondiale; il maratoneta kenyano Eliud Kipchoge, che di recente ha abbassato di due ore la sua corsa; il giocatore di pallacanestro statunitense LeBron James; il

judoca francese Teddy Riner, dieci volte campione del mondo e due volte olimpico; solo per citare tre stelle di differenti specialità, attraggono milioni di giovani che nel pianeta li vedono come modelli da seguire e che meritano il rispetto del quale sono creditori.

Non esiste ragione perché un essere umano sia sottoposto a maltrattamenti e a vessazioni.(GM – Granma Int.)