OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Photo: Dunia Álvarez Palacio

•Ci sono concetti la cui profonda dimensione umana, sociale e anche di sentimenti, fa sì che nessuna definizione delle loro essenze – per quanto scientifica e profonda possa essere – è del tutto completa senza le esperienze e le verifiche dell’immaginabile portata nel divenire quotidiano, nell’instancabile fare e nella conquista perenne della storia che possono darle i popoli.
Ci sono certezze che si fanno a forza d’esperienze e fiducia, di volontà e decisione. Certezze che si costruiscono per quel che per noi è questione di volontà e decisione.
Certezze che si costruiscono per quel che, per noi, è questione di principi e lealtà e per altri che ignorano la forza della virtù, è solo una stoltezza incomprensibile che,nonostante, ci mantiene in piedi al disopra del superficiale e dell’incerto.
Certo, anche se le eredità morali ed etiche fanno sì che si trasformi eventualmente in un processo spontaneo, non lo è dai suoi inizi.
I popoli devono imparare, sbagliarsi, superare le loro paure e ascenderé negli annali della storia per intendere che esistono possessi troppo preziosi per correre rischi, e che certe lezioni devono essere tatuate nella mente e nell’anima in identica forma, perché se una vacilla, l’altra possa venire in suo aiuto risanando la fiducia perduta,
Nel cammino di questi apprendistati si alzano muri che servono da insuperabili parapetti al veramente importante.
I popoli, poco a poco, buttano le foglie secche delle incertezza e delle ambivalenze quando le prove della certezza del cammino sono irrefutabili e quando i marciapiede che si succedono, uno dopo l’altro, pieni di falsi incanti, rafforzano i nostri piedi nel sentiero che non è sempre florido e affascinante, ma definitivamente porta i nostri passi verso un luogo sicuro
Ogni giorno la nostra determinazione è posta a prova, la nostra forza è sottoposta allo scrutinio di un rapace opportunismo e i nostri principi e valori umani e morali passano per il fine setaccio della sfiducia infondata, per ferire e rimpiazzare il giusto con il facile; per quello che non reclama il sacrificio che ingrandisce e forma,  dimenticando che in onore della verità «chi porta molto dentro, necessita poco fuori».
Ci sono coloro che preferiscono pensare che quel che lacera e consuma le nostre essenze più umane è un semplice delirio di persecuzione e non un macchinario montato per costruire autentici automi, incapaci d’intendere il modo, nemmeno tanto sottile, in cui si manipola la sua coscienza.
Sole le verità apprese con il corso della storia, le certezze abbracciate allora per oggettiva transitività, allertano, preparano, curano l’anima dei popoli.
Sembra una logica facilmente comprensibile, ma è stato necessario molto sacrificio, molto esempio, molta volontà e l’eccezionalità d’indimenticabili guide per comprenderlo.
In tutto questo c’è un filo conduttore, uno che per tradizione patriottica ed etica non si è mai rotto, nemmeno nei momenti più duri. Unità: questo filo si chiama Unità.
Uniti apprendiamo e intendiamo che le sconfitte sono parte del camino verso il trionfo, che gli errori sono necessari per guadagnare saggezza, affinare l’intelligenza e il senso comune.
Uniti apprendiamo a condividere in uguale misura l’allegria e il dolore, a estendere il braccio per far sì che chi è caduto si rialzi.
Uniti facciamo di Cuba quello che è, un riferimento universale di tutto quello che di questa umanità, apparentemente maltrattata e confusa, tuttavia merita d’essere salvato.

DIVIDERCI È LA SCOMMESSA PER RENDERCI INDIFESI

I predatori cacciano così le loro prede. Le allontanano dal branco, le isolano per servirsi di loro; solo così la caccia è un successo.
Quando questo non avviene,quando il branco resta unito e allerta, nemmeno il predatore più equipaggiato riesce a realizzare il suo obiettivo e con la frustrazione di una forza che lo supera, non gli resta altro da fare che allontanarsi.
È una legge del regno animale, ma che portiamo molte volte a colazione, quando la saggezza atavica di madre natura ci ricorda certe realtà che a volte dimentichiamo.
Riceviamo due lezioni da questo. La prima è molto chiara «dividi e vincerai», ma la seconda, che è precisamente quella che mettiamo da parte, è che il predatore non riposa. Si nasconde e aspetta paziente, per lui un errore del gruppo assediato è sufficiente.
Abbiamo visto tanta depredazione in questo mondo e conosciamo da vicino chi ci assedia, e come nessuno possiamo dar fede alla verità di questo principio naturale.
Quello che una volta ci vide come la frutta matura, che si pose dietro a noi come chi calpesta orgoglioso il suo bottino di guerra e si dispose a saccheggiarci anche il fiato; quello che scacciammo da questa terra amata non si è mai rassegnato e lancia artigliate dai più insospettabili luoghi con la speranza che ognuno di noi si assesti. Non importa se per lui è necessario bloccarci, letteralmente, anche l’ossigeno.  
Senza dubbio il suo fallimento lo corrode, la sua frustrazione lo rende ancora più pericoloso. Così che scommette su quella che, lui lo sa, sarebbe la sua unica opportunità: farci rinnegare il nostro vissuto, toglierci la nosta identità, alimentare il nostro individualismo che corrode le fondamenta della forza che sino ad oggi ci ha mantenuto incolumi.
Vuole che noi ci si guardi uno e l’altro senza spirito fraterno, che ci s’incolpi e ci si affronti. Vuole che si faccia prevalere la legge del più forte, che si scommetta su “vali per quello che hai”. Spera che le tormente dell’incredulità e della mancanza di fiducia distruggano  più muri degli uragani, e che non sia un terremoto, ma la perdita dei valori, quella che ci apra il suolo. Il suo piano è freddamente calcolato.

CI PRENDONO PER INGENUI? LA SUA È UN’ENORME INGENUITÀ    

Non hanno scoperto niente di nuovo. Molto tempo fa un pensiero chiaro, sempre anticipato al momento storico, declassificò le loro intenzioni. Lui lo ha detto per primo che nessun nemico aveva la capacità di far crollare la nostra opera e che questa barbarità potevamo essere capaci solamente noi. Questo popolo non tradirà mai quello che ha costruito con le sue stesse mani.
Noi?¿Come potrebbe essere possibile questo?
Come tante altre volte il nostro Comandante in Capo Fidel Castro Ruz –professore di tutte le lezioni descritte in questa pagina, pose davanti ai nostri occhi una verità che sino ad allora non avevamo guardato o almeno non dalla sua logica indiscutibile, dalla sua prospettiva unica di Cuba, del suo popolo e della sua realtà.
Quella allerta fu opportuna come poche, quella maniera unica nella quale toccò la fibra di rivoluzionari da una punta all’altra di questa Isola, e quelle parole marcarono un prima e un dopo e un “hasta siempre”, perché nessun patriota poteva sopportare l’idea, la minua possibilità di fare il gioco di coloro che sguazzano in tutto quello che ci danneggia.
Per questo oggi non poteva mancare, tra le più sincere e profonde evocazioni della sua esistenza quello che fu la sua bandiera, la sua ideologia più apprezzata, oggetto sempre latente del suo fare, fine supremo di tutte le sue azioni: l’unità di questo popolo.
.Ma là nell’eternità può essere sicuro, uomo patria, uomo popolo, che questo puntale ha sopportato i danni di tempi tempestosi ed è sempre in piedi, come salvaguardia insostituibile della nostra pace e della nostra stirpe.
Sino a che la mano di uno si tenda verso l’altro, mentre condividiamo con disinteresse quello che abbiamo, sino a che l’abbraccio solidale allevia il dolore e la disposizione a fondare e costruire ci accompagnano, non ci sarà speranza che si spenga, nè sole che smetta di brillare per quanto intensa sia la tormenta, né Patria negoziata, nè perduta, perchè non esiste la morale sufficiente per battagliare per lei.(GM/Granma Int.)