OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Sembra che sia sempre alla sua scrivania, seguendo con occhi d’aquila gli avvenimenti recenti in Europa, la scalata della guerra in Ucraina, il risorgere del fascismo e i pericoli che minacciano la specie. Photo: Estudios Revolución

Viaggiare al futuro e ritornare per avvisarci della trappola, della possibile imboscata, del cambio del corso della politica di uno o più strateghi o paese, per avvertirci dei danni irreparabili alla natura, per regalarci ottimismo e fede a rivoli, non era sufficiente per chi cavalca un sogno cosi grande e puro.  
Sulla sua fronte il bacio dell’Apostolo e nella mano l’alchimia per sanare ogni ingiustizia.
Vedeva perchè guardava più lontano.  Gli orizzonti convergevano nella sua volontà di fare e vincere qualsiasi contrattempo.
Non essere perfetto lo rese perfetto per il suo popolo che, di fronte a qualsiasi dubbio cercava la parola precisa e affermava con assoluta convinzione: «lo ha detto Fidel».
Non faceva predizioni, non era un mago o uno stregone, anche se volte lo credevamo per il suo potere d’anticipazione; era un rivoluzionario e un geniale statista, un osservatore  studioso,  consacrato dalle realtà di questo mondo.
Ma come non credere nelle sue doti d’indovino, quando assicurò la futura vittoria della Rivoluzione in quell’incontro a Cinco Palmas, o avvertì sull’impegno che significava quella vittoria e la dura lotta che sarebbe venuta dopo la vittoria.
Avvisò del cambio climatico e della minaccia di una guerra nucleare o della fine dell’Unione Sovietica.
Molti non gli credevano, ma il suo popolo sì.
L’attuale scenario mondiale ci porta di nuovo alle sue parole, avvisandoci sul ruolo della NATO, quando disse, in una delle sue riflessioni, che «questa brutale alleanza militare è diventata il più perfido strumento di repressione cha ha mai conosciuto la storia dell’umanità.
Su questa organizzazione guerrafondaia aveva segnalato: «Molte persone si stupiscono ascoltando le dichiarazioni di alcuni portavoce europei della NATO, quando si esprimono con lo stile e i volti delle SS naziste».
Predisse, diciamolo così, la decadenza economica e politica dell’occidente di fronte al protagonismo della Russia e della Cina.
«L’imperio di Adolfo Hitler, ispirato all’avidità, passò alla storia senza altra gloria che la spinta apportata ai governi borghesi e aggressivi della NATO, che li trasforma nei buffoni dell’Europa e del mondo, con il loro euro che, cosi come il dollaro, non tarderà a diventare carta straccia, obbligato a dipendere dallo yen e anche dai rubli di fronte alla crescente economia cinese, strettamente unita all’enorme potenziale economico e tecnico della Russia».
Quando si compiva il 67º anniversario della vittoria sul nazifascismo, scrisse in una delle sue riflessioni: «Gli yankee e gli eserciti sanguinari della NATO sicuramente non potevano immaginare che i crimini commessi in Afganistán, Iraq e Libia, gli  attacchi al Paquistan e la Siria, le minacce contro l’Iran e altri paesi del Medio
Oriente, le basi militari in America Latina, Africa e Asia li avrebbero potuto commettere con assoluta impunità, senza che il mondo prendesse coscienza  dell’insolita e inverosimile minaccia,
Credeva fermamente nella capacità della Federazione della Russia d’offrire una risposta adeguata e variabile ai più sofisticati mezzi convenzionali e nucleari dell’imperialismo e di vincere, certezza che dovette servire da consiglio a color che oggi battono i tamburi della guerra contro questo paese.
Avvisò del pericolo di una guerra nella penisola della Corea e la considerò uno dei più gravi rischi di guerra nucleare dopo la Crisi d’Ottobre nel 1962, un pericolo che è sempre vigente.
«Sè lì scoppia una guerra, i popoli delle due parti della Penisola saranno terribilmente criticati, senza benefici per nessuno di loro», aveva previsto.
Il 21 marzo del 2012 scrisse una delle sue più profetiche riflessioni:
/I cammini che conducono al disastro/, in cui espresse la sua preoccupazione sull’aggravamento della crisi di sopravvivenza della specie umana «Quando dissi, 20 anni fa, nella Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e  Sviluppo, a Río de Janeiro, che c’era una specie in pericolo d’estinzione, avevo meno ragioni di oggi per avvertire su un pericolo che vedevo, forse, alla distanza di 100 anni».
E allora ricordò quel giorno a Rio, quando i leader mondiali presenti applaudirono, forse solo per cortesia, le sue parole e «continuarono placidamente a scavare la tomba della nostra specie».
La sua domanda, al centro della riflessione, ci interroga ancora: «Qualcuno pensa forse che gli Stati Uniti saranno capaci d’agire con un’indipendenza che li preservi dal disastro inevitabile che li aspetta?».    
Convinto rispose: «Da parte mia non ho il minimo dubbio che gli Stati Uniti sono al punto di commettere e condurre al più grande errore della loro storia», e sigillò questo scritto con una lezione: «Se non impariamo a comprendere non impareremo mai a sopravvivere».
E sembra che stia sempre seduto alla sua scrivania, seguendo con occhi d’aquila
gli avvenimenti recenti in Europa, la scalata della guerra in Ucraina, il risorgere del fascismo e i pericoli che minacciano la specie.
Fidel viene dal futuro perchè è lì che abita, in questo luogo dove convergono i sogni migliori e le speranze dell’umanità. (GM - Granma Int.)