
Era trascorso poco tempo da quando il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, aveva salutato la mattina di venerdì 8 gli abitanti di El Tejar, nel quartiere di Husillo,  nel municipio di Marianao, per  giungere vicino all’Hotel Saratoga ne L’Avana Vecchia dove quasi alle undici è avvenuta una terribile esplosione che è costata 25 vite umane ed ha lasciato 70  feriti. 
Di fronte a uno scenario di devastazione che puzzava di bruciato , dove la bellissima facciata del Saratoga era diventata un ammasso di colonne e pareti deformate, il Capo di Stato, accompagnato dai membri del Burò Politico , Manuel Marrero Cruz, primo ministro; Roberto Morales
Ojeda, segretario dell’Organizzazione del Comitato Centrale, e Esteban Lazo Hernández, presidente dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare ha conversato con dirigenti del Partito e del Governo nella capitale, e con autorità dell’ordine interno e di Salute Pubblica. 
Ha chiesto, dettaglio a dettaglio, ha dialogato, e ha ricordato la necessità d’informare la popolazione e attualizzare tutti i dati possibili a proposito del sinistro. 
La  triste notizia  diffusa velocemente, era giunta in tutti gli spazi della comunicazione  con l’evidenza del doloroso avvenimento accompagnata  anche da una valanga di supposizioni e incertezze che inevitabilmente accompagnano un’informazione tanto importante e in sviluppo. 
Per questo, davanti a gruppo di giornalisti che dopo mezzogiorno era già numeroso, Luis Antonio Torres Iríbar, primo segretario del Partito nella capitale, ha dichiarato: «Stiamo parlando in forma preliminare. Circa  alle  11 meno cinque è avvenuta un esplosione e questa esplosione ha provocata una situazione di crollo 
I vigili del fuoco, i gruppi di salvataggio e riscatto, la Croce Rossa, hanno lavorato arduamente per dare tutte le informazioni di quello che sta succedendo e poter riscattare nel minor tempo possibile le persone imprigionate tra le macerie.  
Il mandatario dopo una breve conversazione con i presenti, è andato all’Ospedale  Clinico Chirurgico Hermanos Ameijeiras.
Il punto seguente è stato  l’Ospedale Universitario Clinico Chirurgico Generale Calixto García.I corridoi interni di questo centro d’assistenza erano trasformati in  un vero vortice.
Il Presidente è entrato in diversi reparti e ha chiesto ai medici, ai tecnici e agli infermieri di dare tutto: « Va salvata la nostra gente», ha detto. 
Díaz-Canel, uscendo dall’emblematico Ospedale Calixto García, ha offerto dichiarazioni alla stampa. 
«In nessuna maniera  è  stata una bomba, non è stato 
un attentato, come hanno già pubblicato vari media internazionali in maniera perversa per confondere e tergiversare. 
È stato semplicemente un deplorevole incidente, molto deplorevole».
Poi ha valutato: «I pompieri e le forze specializzate hanno lavorato molto rapidamente. Purtroppo ci sono persone morte e gli ospedali sono in funzione dell’assistenza ai feriti».. 
Poi ha detto che continuavano a lavorare in attività di riscatto per potere poi valutare i danni e vedere che trattamento necessita la struttura del Hotel. 
«La cosa più importante, ha sottolineato il mandatario, è far sì  che i medici, i paramedici, le forze di riscatto, le forze dell’ ordine interno possano svolgere il loro ruolo, con i pompieri. 
Il Presidente Díaz-Canel è ritornato poi vicino al Saratoga e ha chisto ogni dettaglio, ogno informazione . Il sole forte era già quello del pomeriggio. Da alcune ore le volontà di molti,
uomini, donne e giovani intense come il sole 
si erano unite , nella loro esplicita decisione di tendere il braccio e dare il sangue necessario agli ospedali. 
Le reti con costernazione amplificavano immagini e messaggi di dolore, Un’altra volta il 
Presidente Díaz-Canel ha condiviso alcune riflessioni verso le sei del pomeriggio, quando le parti confermavano che sino al momento  c’erano 18 morti, 17 adulti, un bambino e 64 feriti. 
«Prima di tutto assistere le persone». 
Questo è stato il messaggio centrale delle dichiarazioni del Presidente. 
E questa filosofia fidelista, che indica che l’essere umano è al centro di tutto,–necessitando compagnia o
irradiando creazione e sforzi–, allevia nel mezzo del dolore,
di tanta perdita, che però non ci paralizzerà ma, al contrario ci spinge a ricostruire quello che si distrugge e continueremo con le ferite dentro, e la nostra assoluta cocciutaggine, disegnando ogni mattina  orizzonti di un impegno che cerca d’assomigliare all’uomo e anche migliorarlo. (GM- Granma Int.)




