
Il 6 e il 9 agosto del 1945 gli Stati Uniti lanciarono contro le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, le due prime e uniche bombe nucleari utilizzate nel pianeta.
La cifra di più di 200 000 morti, come effetto diretto di quelle azioni s’incrementò nel tempo a più di 329 000, con altre migliaia di persone inizialmente ferite o mutilate.
Inoltre le due città furono distrutte e la terra bruciata sino a dieci chilometri di distanza.
Il Governo degli Stati Uniti di allora aveva provocato tutto questo e 77 anni dopo c’è poca o nessuna sicurezza che simili atrocità si ripetano.
Forse per questo è tanto importante che le cinque potenze nucleari attuali: Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna, hanno emesso una dichiarazione all’inzio di questo 2022, con cui assumono la responsabilità primordiale di prevenire una guerra tra le nazioni che possiedono queste armi.
Il documento avverte che una guerra nucleare «non si deve mai fare» e che queste armi – sino a che esisteranno – devono rispondere agli obiettivi della difesa, alla dissuasione delle aggressioni e alla prevenzione dei confliti armati.
Un elemento d’enorme priorità ha a che vedere con l’impegno delle parti firmanti della dichiarazione, sull’importanza di rispettare gli accordi bilaterali e multilaterali in materia di non proliferazione nucleare, disarmo e controllo delle armi.
Nonostante questo, ricordiamo che non poche volte gli USA come potenza nucleare sono usciti da questi accordi.
Inoltre, com’è avvenuto durante il governo di Donald Trump, gli Stati Uniti hanno gettato nella spazzatura importanti documenti come l’Accordo Nucleare con l’Iran e altri firmati bilateralmente con la Russia, destinati al controllo e alla non proliferazione nucleare.
Dev’essere ben presente nella comunità internazionale, soprattutto nei suoi governi e nelle sue autorità, il richiamo dei sopravvissuti a quella catastrofe che fanno parte di un gran movimento aniniclere noto come «i hibakusha», conoscono in primaperosna glirrori vissuti Molti hanno ferite ancora da sanare e mutilazioni per sempre e per questo si pronunciano per re fine alla proliferazione a all’uso delle armi nucleari.
Un esempio che commuove ancora oggi è quello di quella bambina e di 11 anni, Reiko Yamada, alunna in una scuola elementare di Hiroshima, che con i suoi compagni di classe sentì l’aereo statunitense Enola Gay, quando gettò la prima bomba nucleare contro la sua città natale.
Anche se la distanza con l’epicentro era di tre chilometri, sentì che la sua schiena bruciava per il calore emesso dell’arma atomica mentre si dirigevano, per proteggersi, al rifugio piu vicino.
Reiko è una delle sopravvissute di quell’azione criminale commessa dalla potenza statunitense.
Per questa donna che oggi ha 88 anni, la più grande speranza è che si giunga ad avere un mondo libero dalle armi nucleari.
Invece la realtà è un’altra e il pericolo molto pù forte da tutti i punti di vista.
I dati dell’Istituto Internazionale per la Pace, di Stoccolma, informano che oggi esistono 13 080 ogive nucleari in nove paesi, con tecnologia ed efficacia molto superiori a quelle del 1945.
Per paesi, queste armi sono distribuite tra Russia, Stati Uniti, Cina, Francia e Regno Unito.
Altre nazioni con questo tipo di armi sono il Paquiistan, l’India, Israele e la Repubblica Popolare Democratica della Corea.
Speriamo che il richiamo dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki e dei loro discendenti di «salvare il mondo da quegli orrori» si faccia realtà un giorno… e non sia tardi per l’umanità.




