
«Siamo qui perchè le strade sono di Fidel, perchè le strade di Cuba sono dei rivoluzionari».
Questa è stata probabilmente la frase ascoltata con più forza, percorrendo varie strade della capitale nel pomeriggio di domenica, quando tutto un popolo è uscito per difendere la sua Rivoluzione.
L’ho sentita per esempio, di fronte al Capitolio, sede dell’ Assemblea Nazionale del Potere Popolare, e in Prado sino a Malecón. L’ho sentita poi in Belascoaín, e in Carlos III, dove i vicini si erano raggruppati sventolando le bandiere e soprattutto sostenendo idee.
Una signora dal suo balcone ha gridato «Viva la Rivoluzione!» e «¡Viva Cuba Libre!», e la sua voce si è mescolata a qualla di un mucchio di giovani che nella strada agitavano i gagliardetti del Movimento 26 di Luglio e ripetavano sempre più forte, ogni volta sempre più chiaramente: «qQui ci sono Fidel, Raúl e Díaz-Canel», «Patria o Morte, Vinceremos!».
L’ho ascoltata in Infanta, dalla bocca di donne e uomini di tutte le età, tutti con la stessa convinzione:

un paese come il nostro, con molti sogni e non pochi dolori, va difeso con le unghie e coi denti, sapendo che, come disse il poeta , «Per questa libertà/ bella come la vita/ si dovrà dare tutto/ se fosse necessario /e anche l’ombra/ e niente sarà sufficiente».
L’ho sentita dire da Julio Alejandro Gómez, un bloguero che si è sommato al reclamo onesto di coloro che amanao e fondano, ed è uscito in strada, «perché sono rivoluzionario e so che questa è una manipolazione .
Vogliono approfittare delle nostre necessità e dei problemi per applicare la stessa formula «dell’ esplosione sociale», utilizzata in altri paesi,
Ma con Cuba non ci sono formule che valgano.
«La Rivoluzione è del popolo e la difende il popolo».
E ancora l’ho sentira dire da Alberto Bermúdez, un vicino di Infanta che, nel mezzo della manifestazione canterellava con un «picchetto» numeroso, «Yo me muero como viví» … e, poco dopo erano le note dell’Inno di Bayamo, che risuonavano più alte.
«Unità e continuità», dicevano altri, mentre Alberto interrompeva il suo canto per affermare che «Fidel, questo è il tuo popolo, e le strade sono del popolo.
L’ordine è dato e siamo qui. Andiamo a vincere, nonostante la COVID 19 e a qualsiasi prezzo».
La stessa frase, slogan della marcia, la gridava Alfredo Vázquez, segretario provinciale della Centrale dei Lavoratori di Cuba a L’Avana che, in uno degli scontri con i «destabilizzatori», è stato ferito.
«Mi hanno dato un colpo forte sulla testa, una ferita suturata con sette punti . Ma sono qui con la mia bandiera macchiata di sangue, disposto a continuare a difendere la Rivoluzione, perché morire per la Patria è vivere», ha assicurato senza rallentare il passo, e ugualmente Cuba, è terra di rivoluzionari che non s’intimoriscono.
E là per Vía Blanca, Faustino Leonard, un vicino del municipio Cerro, ha parlato a sua volta della frase d’ordine, con le pietre ammucchiate nella strada.
«Qui lo scontro è stato forte, ma noi rivoluzionari siamo di più. I sabotatori sono corsi a nascondersi, forse in qualche fogna, come fanno abitualmente i ratti. Questo paese, che nessuno lo dubiti, è del popolo e continuerà ad esserlo». ( GM – Granma Int.)




