
Sono passati 21 anni dal ritorno in Patria il 28 giugno del 2000, di quel bambino sequestrato a Miami da familiari lontani in accordo con la mafia cubano-americana, dopo la perdita della madre nel naufragio d’una imbarcazione che cercava di raggiungere le coste degli Stati Uniti come conseguenza della migrazione irregolare stimolata dalla Legge di Ajuste Cubano.
Fu restituito a Cuba sotto la tutela del padre sette mesi dopo il suo sequestro, dopo la mobilitazione di tutto il popolo di Cuba e un lungo processo giudiziario, che violava il diritto internazionale e le stesse leggi statunitensi, perchè le due legislazioni riconoscono che la giurisdizione su questi casi corrisponde solo ai tribunali dei paesi d’origine
Elián González Brotons era appena un pioniere di sei anni quando il 22 novembre del 1999 sua madre tentò di portarlo via illegalmente da Cuba.
Il naufragio dell’imbarcazione nella quale navigavano provocò la morte di 11 degli occupanti, eccetto Elián e altre due persone. Il bambino afferrato a un pneumatico, fu salvato da alcuni pescatori e condotto in territorio nordamericano, dove divenne, dopo il giusto reclamo di suo padre, il centro della battaglia di tutto un popolo per sette mesi per il suo ritorno.
Il bambino giunto in Florida, fu affidato alla custodia di Lázaro González, fratello di suo nonno paterno, residente a Miami, che poco dopo, in aperta complicità con la mafia anticubana, si oppose a tutti i tentativi di restituirlo a Cuba.
Il padre di Elián, Juan Miguel González, ignorava la partenza di suo figlio da Cuba e sollecitò immediatamente il suo rimpatrio, azione in cui fu sostenuto dal Governo di Cuba e da tutto il suo popolo.
Nonostante l’opposizione dei lontani parenti di Elián al ritorno a Cuba di questi, il Servizio d’Immigrazione e Naturalizzazione (INS) degli Stati Uniti riconobbe, il 5 gennaio del 2000, il diritto di patria podestà di Juan Miguel sul figlio.
La decisione fu sostenuta dalla Procuratrice Generale degli USA, Janet Reno, e dal presidente William Clinton, e si stabilì il ritorno del bambino prima del 14 gennaio.
Ma i parenti e i gruppi anticubani di Miami appellarono la decisione e portarono il caso nei tribunali statunitensi.
Il 21 gennaio, le nonne di Elián viaggiarono negli Stati Uniti a cercare il loro nipotino. Cinque giorni dopo, con molte gestioni, riuscirono a vederlo solo per poche ore e dovettero tornare sole a Cuba.
Di fronte al silenzio delle autorità nordamericane, il 5 dicembre i giovani delle Brigate Tecniche Giovanili (BTJ) protestarono davanti all’Ufficio d’Interesse degli Stati Uniti a L’Avana (SINA), per il sequestro del bambino.
L’azine fu la prima di quella che fu poi un’ondata di manifestazioni di massa, tra marce di centinaia di migliaia di persone - le marce del popolo combattente- combattive tribune aperte in molte città dell’Isola e l’inizio della Battaglia delle Idee.
Il 23 dicembre del 1999, davanti a un gruppo di bambini custodi della Sezione d’Interesse degli Stati Uniti a L’Avana in occasione della marcia in reclamo del bambino Elián González, nel circolo sociale José Antonio Echeverría, il Comandante in Capo, Fidel Castro, disse: «Quello che inizia oggi è la seconda tappa della battaglia di massa stiamo sferrando da domenica 5 dicembre. È stata ed è una battaglia d’idee, d’opinione pubblica, nazionale e internazionale, di principi legali, etici e umani tra Cuba e l’impero, che nella nostra Patria è appoggiata da una delle più grandi e combattive mobilitazioni mai avvenute prima nella nostra storia».
Quello che i funzionari della SINA non seppero prevedere è che quello sarebbe stato il movimento popolare più prolungato e di massa di tutti quelli realizzati dal 1º gennaio del 1959 ai nostri giorni.
Il padre di Elián, Juan Miguel González, viaggiò il 6 aprile a Washington, ma solo dopo 16 giorni riuscì e riunirsi con il figlio dopo un operativo federale che riscattò il bambino dalle mani dei sequestratori.
Le manovre giunsero al Tribunale di Atlanta, che in due istanze respinse le domande d’asilo politico per Elián, ma non un’ingiunzione che impediva il suo ritorno.
Il 26 giugno il Tribunale Supremo degli Stati Uniti, in due giorni solamente diede la soluzione a un caso che durava da sette mesi e negò tutti i ricorsi legali ai sequestratori.
Il 28 giugno del 2000 il bambino e suo padre tornarono a Cuba.
«Mi sento felice a Cuba, e che il risultato di questa lotta che ha visto protagonisti i cubani, ai quali si sommò il popolo nordamericano e molte personalità, indirizzati da Fidel, mi ha dato la possibilità di crescere qui, conoscerlo, e essere suo amico è il mio più grande orgoglio», ha detto Elián il 12 maggio del 2016.
Nel luglio del 2010, Elián fece dichiarazioni pubbliche nelle quali ringraziò i popoli di Cuba e degli Stati Uniti per aver ottenuto la sua liberazione e appoggiato suo padre Juan Miguel in ogni momento; inoltre dichiarò di non portare rancore ai suoi parenti di Miami, protagonisti del sequestro.
Il 6 dicembre del 2018 l’allora Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, felicitò dal suo account in Twitter a Elián che compiva 25 anni e ricordò che la battaglia per la sua libertà, guidata da Fidel aveva dimostrato quante sfide si possono vincere uniti.
La sua città natale gli ha consegnato, il 29 dicembre del 2019, al giovane ingegnere industriale Elián González, il titolo di Figlio Illustre di Cárdenas, consegnato durante la manifestazione provinciale di Matanzas per il 61º anniversario del Trionfo della Revoluzione.
Il Titolo di Figlio Illustre consegnato al già militante dell’Unione dei Giovani Comunisti, ha coinciso con i 20 anni dall’inizio della Battaglia delle Idee. ( GM– Granma Int.)