OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE

Da quando il Secondo Congresso Internazionale di Parigi, realizzato dal 14 al 20 luglio del 1889, si risolse di celebrare il 1º maggio il Giorno Internazionale dei Lavoratori in omaggio ai Martiri di Chicago e questo si è trasformato in un giorno di protesta contro l’oppressione, in un simbolo di lotta dei lavoratori di tutto il mondo.

A Cuba è un giorno di festa, di allegria e di celebrazione delle conquiste, ma non è così in tutte la parti e i lavoratori in centinaia di città del mondo hanno manifestato anche questo 1º maggio contro la precarietà della vita, le politiche neoliberali da shock della destra, la disoccupazione, la disuguaglianza salariale tra donne e uomini, la concentrazione della ricchezza sempre nelle mani di pochi, e contro la guerra.

L’appello perchè dopo le elezioni si definiscano politiche che permettano una più giusta retribuzione della ricchezza e i reclami di solidarietà con il popolo del Venezuela sono stati presenti a Madrid.

A Barcellona, migliaia di manifestanti hanno marciato con la consegna:

«Prima le persone» ed hanno reclamato dal governo che adotti misure per bloccare la crescente breccia di disuguaglianza tra ricchi e poveri.

Parigi si è svegliata con forti misure di sicurezza , più di 7400 poliziotti e gendarmi sono stati inviati per le strade e le autorità hanno usato droni per vigilare la marcia.

Dala mattina presto sono iniziati gli scontri con i manifestanti che si erano riuniti nel quartiere di Monparnasse.

L’America Latina e i Caraibi affrontano grandi sfide in quanto alla previdenza sociale e il diritto al lavoro.

Durante il 2018, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT) aveva avvertito che il 53% delle e dei lavoratori di questa zona geografica (140 milioni) vivevano in una situazione d’informalità del lavoro.

Inoltre come ha informato Sputnik, nella dichiarazione di Panamá del 2018 della Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (Cepal), si segnalava che in Paraguay l’informalità è giunta al 70 %, in chiara contrapposizione all’Uruguay, dove l’informalità si aggira attorno al 24 %.

Questa dura realtà si è vista riflessa nei cortei del 1º maggio in tutto il continente, con i lavoratori latinoamericani che hanno condannato l’ingerenza del Fondo Monetario Internazionale, hanno denunciato le condizioni di vita della popolazione, la privatizzazione delle imprese statali, le riforme del lavoro che legalizzano il super sfruttamento e i bassi salari e l’annullamento dei diritti sindacali, con la crescita del debito esterno con il FMI e il Banco Mondiale.

È stata una giornata di lotta in tutto il mondo, di scontro con le politiche della destra che cercano d’imporre all’umanità uno scenario di dominio totale e assoluto del sistema capitalista. ( GM – Granma Int.)