
È vero che il presbitero Félix Varela ci ha insegnato a pensare, ma a pensare in noi e verso i nostri ideali, ma è anche vero che José Martí chiarì con il suo pensiero quali dovevano essere i nostri ideali e come affrontare il pensiero egemonico del Nord che definì «turbolento e brutale ».
Il suo apotegma di “Patria è Umanità” ha acquistato con la Rivoluzione Cubana il suo senso più chiaro.
Inoltre, Fernando Ortiz, da un’ottica concava, ci chiarì cos’è la cubania e come si deve definire la cubanità, la sua prima sorella ed ha indicato che la vocazione d’essere cubano era tanto legittima o più di quella del semplice fatto d’essere nato in Cuba.
Ma Fidel Castro, in un lucido corollario, ci ha dimostrato che nell’azione e nel pensiero contemporaneo c’era la chiave di una vera nazione, quella costruita nella Rivoluzione e della quale lui è stato il maggior artefice. Una nazione degna e sovrana senza emendamenti stranieri nè concessioni, ma con la piena realizzazione di un socialismo sempre più democratico e partecipativo. Questa è stata la sua più profonda e cospicua lezione.
Essere fedeli al suo pensiero è il miglior omaggio che i buoni cubani gli faremo per far sì che la sua memoria non rimanga come una reliquia, ma come un esempio vivo del dovere quotidiano.( Traduzione GM – Granma Int.)
Fidel
È vero che i poeti
fermano istanti della vita
e li fissano nella storia
Generalmente il passato
vago e nostalgico
o il presente immediato con i suoi fuochi sottili
e i loro riverberi
Ma che difficile fermare il futuro
e collocarlo per sempre
nella vita di tutti i poeti,
di tutti gli uomini.