OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Miriam Ferrer lavora attualmente con tre atleti della velocità del paratletismo cubano. Photo: Morejón, Roberto

Miriam Ferrer Fernández partecipa a questa conversazione come fosse sulla linea di partenza. Anche se meno comoda tra le corsie delle parole, avanza con l’esplosività delle sue gare dei cento metri.
Percorre ogni istante della sua storia, moltiplicata in decine di opere pulite con le sue mani d’allenatrice.
Dal parco  Martí, nel municipio avanero di Plaza de la Revolución, ascese alla Scuola d’Inizio Sportivo Mártires de Barbados, e poi la scelsero per la Scuola Superiore di Perfezionamento Atletico e del Centro di Alto Rendimento Cerro Pelado.
Debuttò internazionalmente con meno di 15 anni, a Jalapa, Messico, e fece parte per più di un decennio della squadra di Cuba.  Anche se aveva tutti i registri per intervenire in eventi al’estero,  diversi ostacoli la privarono di questa possibilità durante un periodo.
«Mi allenai per due - tre anni, mentre esercitavo come professoressa d’Educazione Fisica nella Scuola Media  Rubén Martínez Villena, del Vedado. Il giornalista  Juan Velázquez mi vide, e mi stimolò a ubicarmi di nuovo.
«In un Memorial Barrientos ottenni 11.14 secondi, il meglio della mia traiettoria, dietro a Liliana Allen, che ha i record del paese».
In qualità di membro della staffetta  4x100 m, participò ai Giochi  Olimpici Barcellona-1992,  anche se le molestie ricorrenti dai Panamericani de L’Avana ne 1991 la relegarono alla supplenza.
Senza dubbi «il Mondiale di Stoccarda fu emozionante.
Il quartetto formato da con Liliana, Aliuska López e Julia Duporty, arrivò sesto, ma il tempo record nazionale  –ancora vigente–, di 42.89 secondi ci diede molta allegria».
Miriam apprezza questa vittoria al disopra delle sue medaglie, ottenute nei Centroamericani e dei Caraibi, di Ponce-1993, nello stesso  anno della  competizione  planetaria, e nei Panamericani di Mar del Plata-1995.
Dopo il ritiro nel 1996, con studi già fatti nell’Università dello Sport  Manuel Fajardo, approfittò dell’opportunità per transitare al cammino che l’ha definita: il paratletica.
«Ho aiutato  Héctor Herrera, e quando realizzò la sua missione in Messico mi lasciò  la sua alunna Ana Ibis Jiménez. Poi accolsi altri come Arián Iznaga, Leinier Savón, Ernesto Blanco, Luis Manuel Galano, Ettiam Calderón, Irving Bustamante, Julio Roque, Suslaidys Giralt, Yamilé González, Raciel González, Yunidis Castillo e Omara Durand.
«Esigo  volontà, dedizione e disciplina, perchè senza queste nessuno realizza i suoi sogni.
Opero come psicologa con i miei atleti, mi mantengo al tanto delle loro preoccupazioni e alcuni mi coinvolgono totalmente.
«Su Yunidis e  Omara, due degne rappresentanti della stirpe di Santiago di Cuba, possiamo parlare per ore. L’ultima correva anche con lesioni, anche se le scappava la vita, motivata dall’ammirazione del suo popolo».
Miriam utilizza stimoli e giochi con i suoi velocisti, per togliere loro la paura di certe distanze.
Con questi metodi, Iznaga, Yunidis e Savón parteciparono ai  400 metri; inoltre migliorò  la reazione di  Yuniol Kindelán nella gara dell’ettometro.
«Lui è diventato una delle mie guide più importanti, anche se hanno spiccato in questa funzione Alexander «el jabao, il meticcio», corridore della selezione convenzionale, e Yaseen Pérez, attuale preparatore della regina olimpica nella corsa del’ovale di Parigi-2024, la dominicana Marileidy Paulino
«Prima dell’appuntamento sportivo di Tokio nel 2021, avevo conversato con Omara e Yuniol sugli addii, ma decidemmo d’affrontare un altro ciclo.
Quando pensavo di ritirarmi assieme a loro, nel settembre scorso, varie persone mi chiesero cosa avrei fatto a casa mia.
La classificazione di  Yamel Luis Vives, coronata con l’argento a Parigi mi ha riempito di coraggio per continuare ancora un po’.
Mi riempie d’orgoglio che mi necessitino.
«Mi vedo come madre dei miei atleti. Li consiglio e li curo come miei figli».
Miriam Ferrer è grata al leader storico della Rivoluzione Cubana Fidel Castro Ruz per l’inserimento delle persone con handicap nello sport e, se nascesse un’altra volta tornerebbe a lavorare con loro.
Confessa che il suo carattere dista da una moneta d’oro capace di piacere a tutti,  anche se semina per raccogliere l’affetto di molti. (GM/Granma Int.)