OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Roberto Fernández Retamar ha affrontato con argomenti solidi molte menzogne create per dividere l’umanita. Photo: Dunia Álvarez Palacio

Gli ideologi del diritto di alcune persone e nazioni per creare la loro fortuna sulla disgrazia di altre, pongono argomenti ai loro propositi in divisioni artificiali, al di là della diversità naturale. 
Senza dubbio il loro tentativo d’imporre questi criteri incontra rivali formidabili in legati come quello dell’intellettuale cubano Roberto Fernández Retamar.
Lui approfittò di ogni angolo della sua opera, specialmente i suoi saggi tanto lucidi, per difendere l’uomo reale, e tra le sue battaglie  consegnò il suo pensiero allo smontaggio del razzismo. 
Ha ricordato l’origine linguistica della razza, un prestito della terminologia zoologica, e ha segnalato il 1492, l’anno della «scoperta  dell’America» tanto discusso da lui, come la data in cui le differenze somatiche acquisirono la connotazione di significanti fissi con significati stabiliti, negativi per i “colorati” e positivi per i bianchi. 
Con energia e simpatia, criticò la supremazia di questo colore appoggiato da autori come Shaw e Chesterton « che suggerirono  denominazioni come “marrone chiaro” e “rosato”, perché quando mai è stato visto un essere umano bianco come un fantasma?».
Retamar, per anni presidente della Casa de las Américas aveva compreso la strategia d’appoggiare le azioni d’estinzione dei nativi del nostro continente con un apparato ideologico secondo il quale, «non appartenere alla presunta  “razza” di coloro che vivevano nella “civiltà” giustificherebbe la schiavitù o anche lo sterminio».
Avvisò sull’abbordaggio teorico della civiltà consistente nella protezione dell’Europa come unica forma di vita valida e il disprezzo delle altre culture unificate col termine di barbarie». 
Da allora civilizzare divenne sinonimo di colonizzare perché, come disse  Michel de Montaigne, citato da lui: «chiunque chiama barbarie quello che è estraneo ai siuoi costumi».
Sui nomi riservati ai conquistatori e ricalcando la sua distanza con i vinti, il cubano aveva individuato la stessa essenza tra le variazioni  etimologiche: «Le maschere di Prospero si possono chiamare verità rivelate,  civiltà o anche, legato il caso, fascismo (maschera che perse un certo momento) ma l’invecchiato volto dietro le maschere cambia appena  nella sua ossatura scheletro».
Una di queste ultime maschere, alla pari dei paesi sviluppati/ sottosviluppati, nasconde uno stratagemma capitalista, trasferito al concerto internazionale: la presentazione della crescita robusta e indipendente di alcuni, pochi, per la loro capacità, intelligenza, volontà e spirito di lavoro superiore a molti. 
Lo scrittore ha invertito l’equazione verso la sua esposizione più esatta, chiamando gli sviluppati «sotto sviluppanti», per via della loro crescita a spese del resto.
Di fronte a tante categorie per separarci e di fronte a tanti pericoli, Roberto Fernández Retamar ha scommesso come única salvezza per «una vera scoperta (…) del molteplice essere umano “ondulante e diverso”: l’essere  umano totale». (GM/Granma Int.)