Uno dei luoghi più emblemátici nella Valle de los Ingenios, in Sancti Spíritus, è la tenuta Manaca Iznaga e, con lei la storia di un’epoca coloniale marcata da leggende, e ribellioni dei cimarroni.
Ramón Conrado López, il primo lavoratore del Turismo che ha ricevuto il Titolo d’Onore di Eroe del Lavoro, racconta che la storia di questo luogo come centro zuccheriero rimonta a prima dell’arrivo della famiglia Iznaga, quando le terre erano note originalmente come i corrales di Manaca.
Nel 1757, il sindaco confiscò le terre a Pedro José Iznaga y Pérez de Vargas e passarono ad essere proprietà dei Muñoz, che poi l vendettero a Iznaga nel 1795.
LA TORRE IZNAGA: VEDETTA, CAMPANILE E SÍMBOLO
Attorno alla torre e al pozzo girano molte leggende, anche se la prima ha sempre avuto l’obiettivo fondamentale per sua costruzione di servire da vedetta e campanile.
Dal sesto piano della torre lo schiavo più rispettato della dotazione, conosciuto come «il taita», vigilava la piantagione con un canocchiale, da otto fori disegnati per questo impegno.
La sua missione era scoprire qualsiasi schiavo che si separava dal gruppo e si addentrava sulla montagna.
La torre disponeva di tre campane, ognuna con un suono diverso che gli schiavi apprendevano a identificare : inizio e termine della giornata di lavoro, giorni di ricreazione quando c’eran buone produzioni, Setimana Santa e altri suoni specifici della combinazione delle campane, come la fuga di schiavi, ribellioni o l’entrata di pirati o corsari.
La costruzion della torre si stima tra il 1815 e il 1825, basata nella visita dell’incisore francese Eduardo Laplante, che documentò la sua esistenza e quello che rappresentava per la famiglia Iznaga in quell’epoca: ostentazione e potere.
LA LEGGENDA DEL POZZO E LA MULATTA
Una leggenda locale racconta che i due fratelli que Alejo María del Carmen Iznaga e Borrel, di 18 anni, e Pedro, di 16, s’innamorarono di una bella mulatta che lavorava com schiava domestica nella residenza signorile.
Proposero ai giovani una scommessa: chi incontrasse acqua per primo, costruendo verso l’alto (la torre il compito di Alejo) o scavando verso il basso (il pozzo, compito di Pedro), avrebbe avuto la mulatta.
Anche se la torre era giunta a 45 metri e il pozzo a 25, Conrado López rimarca che quei racconti formano parte dell’immaginario locale e sono, a loro volta attrazioni turistiche di una delle zone più importanti della regione.
Oltre alla casa signorile nella tenuta, la famiglia Iznaga possedeva una casa in Trinidad, conosciuta oggi come Palazzo Iznaga e che attualmente è in processo di restauro e diverrà un hotel.
Rispetto al destino della tenuta di Manaca Iznaga, in un momento si vendette la proprietà a un americano di nome Johnson, che conegnò e terre allo zuccherifico Trinidad, formando una società.
Dopo il trionfo della Rivoluzione, la proprietà ebbe diversi usi: fu scuola e casa sino al 1990, divenendo attrazione turistica.
Nella Valle de los Ingenios –dichiarata Patrimonio Culturale dell’Umanità dalla Unesco, nel 1988– nel XIX secolo c’erano 57 zuccherifici e vi abitavano
12 000 schiavi.
Fotografie dell’autrice.
Gli otto buchi servivano per far sì che «Il taita» vigilasse la piantagione.
Le tovaglie ricamate con il punto típico «la trinitaria», accompagnano il cammino alla Torre.
La Valle de los Ingenios fu dichiarata Patrimonio Culturale dell’Umanità dalla Unesco, nel 1988.





