OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE

Un nome è, da tempo, sinonimo del meglio del’arte  contemporanea cubana: Fabelo, creatore geniale che vince gli ostacoli su qualsiasi materia -superficie.
Con un codice visuale molto originale, sfrutta la sensualità, l’umano, lo straordinario e il poetico, con l’obiettivo di stabilire una comunicazione  intensa con lo spettatore e guidato da una bussola molto personale segue il cammino dell’uomo in un labirinto di metafore visive.
Roberto Fabelo (Camagüey, 1950) è giunto al suo 75 anniversario il 28 gennaio . Questo straordinario disegnatore e acquarellista, Premio Nazionale delle Belle  Arti 2004, che c’introduce in un mondo ricco d’impressioni umane, ha dimostrato che, senza complessi di fronte al disegno e all’olio, l’acquarello ben realizzato attrae anche in questi tempi.
Nelle sue stampe forme traslucenti oscillano tra il rinascimentista e il barocco, il romantico e l’espressionista in una maniera quasi accademica e  a ciò che si riferisce alle applicazioni tradizionali del mezzo, sovrappone la forza di un tratto libero ed espressivo. Sorgono le figure, gli animali si umanizzano, gli uomini acquisiscono senza proporselo tratti animali, i piani si confondono.
È realtà/fantasia.
Nonostante le difficoltà dell’acquarello, Fabelo vi è sempre stato immerso, perché per lui è interessante e ricco per comunicare determinate vivenze e stati. Questo mezzo acquoso, trasparente, brillante, gli permette effetti  incredibili e differenti.
Dalla fine del secolo scorso si è avvicinato alla pittura.
Olii su tela, dove appare questo mondo tra espressionista- surrealista – fantastico, tanto proprio del suo operato, nel quale però non mancano nemmeno soluzioni molto vicine all’acquarello?
Perchè dopo tanto disegnare e utilizzare sopporti di carta e cartoncino dove il colore è protagonista delle sue storie, gli stessi temi toccati gli reclamavano l’acquarello.
 Anche se più tardi comprese che necessitava un altro supporto: «Per questo ho cominciato ad affrontare legno e tele con l’olio», ha detto il creatore.
Per uscire dalla bio dimensione, l’artista, diplomato nella Scuola Nazionale d’Arte (1976) e nell’Istituto Superiore d’Arte, a l’Avana (1981), «costruisce» piccole sculture policromate, pale d’altare e mosaici  rustici, dove respirano anche i suoi personaggi.
È come se uscissero dalle tele e dai cartoncini alla ricerca di libertà esterna.
In questo stato di transito verso il dominio delle cose, verso la conoscenza che riconosce come filosofia, è una meccanica molto importante per ringiovanire e rinnovarsi costantemente, e Fabelo le crea, perche è li dove si sentono e si registrano le inquietudini, e le emozioni più interessanti, insolite e inusitate.
Roberto Fabelo in tutto questo tempo ha transitato con la sua opera per il teatro della vita che lui ha respirato profondamente, perché niente gli è estraneo.  È alla fine dei conti, un osservatore nato, psicologo della simbologia umana, creatore di mondi…
Anni fa, in un’intervista per singolare coincidenza gli chiesi: Nato un 28 gennaio? I suoi occhi espressero allegria e nostalgia. E disse: «È l’azzardo,
essere nato in un giorno come questo. Potrebbe essere uno come un altro, ma per noi cubani ha un senso molto speciale per quello che ci vincola a
Martí, la figura storica, e con l’Apostolato, e c’è una relazione sentimentale d’identità molto profonda con una data come questa.
È una fortuna. Che bello che sia stato questo giorno.»
L’ Apostolo è sempre stato molto presente nella sua opera. Ma ce n’è una che ricorda sempre …La luce
È un Martí disegnato su fondo scuro, come se fosse la notte di qusto mondo. La fronte ampia è l’unico che quasi brilla in questo quadro nero.
E non parlo —ha riferito— del brillare della luce là fuori nella pelle, ma di quello che viene da dentro.
«Questa è una dele opere che mi ha avvicinato di più a Martì.
Che più mi ha impressionato di tutto quello che ho fatto sull’Apostolo. Perchè è come la luce che cerchiamo, è quella a cui vogliamo giungere …». (GM/Granma Int.)