
C’è un filo intatto che va da qual vivo dialogo tra Fidel e gli intellettuali nella Biblioteca Nazionale di Cuba –dove Fidel pronunciò le Parole che già hanno compiuto 60 anni ieri, 30 giugno- e il momento attuale del paese, definito nel pomeriggio di lunedì 28 dal Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, in questo modo: «È l’ora d’attualizzare e rifondare».
Nel luogo in cui Fidel condivise le sue idee a modo di conclusione delle riunioni con gli intellettuali cubani - nei giorni 16, 23 e 30 giugno del 1961–, Díaz-Canel ha detto: «Non andiamo a regalare la Rivoluzione né i suoi spazi. Dobbiamo e possiamo gestirli meglio apprendendo di più da tutti e di tutti».
In un intervento trasparente, fermo, unitario, emozionante, con argomenti e domande, il Primo Segretario ha sostenuto: «Crediamo fermamente che l’opera d’arte non ha solo il diritto, ma ha la missione d’essere provocatrice, rischiosa, sfidante, interrogativa, arricchendo e emancipando. Sottoporla alla censura soggettiva e vile è un’azione di lesa cultura.
La libertà d’ espressione nella Rivoluzione continua ad avere come limite il diritto della Rivoluzione ad esister».
Le sue riflessioni come parte della cerimonia per il 60º anniversario di Parole agli Intellettuali, hanno toccato un tema midollare di definizione di fronte al successo umano, trasformatore e mai finito che significa l’opera iniziata nel gennaio del 1959: «Mi onora ratificare oggi, davanti a un gruppo di noti intellettuali che dentro la Rivoluzione esiste sempre lo spazio per tutto e per tutti, eccetto che per coloro che pretendono di distruggere il processo collettivo.
«Così come Martí escluse dalla Cuba con tutti e per il bene di tutti gli annessionisti, e nelle sue Parole …, nel 1961, Fidel separò gli incorreggibili contro rivoluzionari, nella Cuba del 2021 non c’è spazio per gli annessionisti di sempre né per i mercenari del momento».
Con lo stesso spirito di trasparenza e d’emancipazione, il Presidente cubano ha ricordato che «60 anni fa, in un dialogo reale e onesto con l’ intellettualità artistica e letteraria, il giovane leader rivoluzionario Fidel Castro pose le basi della fondazione di quello che negli anni ha formato la politica culturale della Rivoluzione cubana».
Il mandatario ha affermato che quel discorso fu «una lezione di etica e di solidità culturale, di rispetto dell’altro; è una prova di come funziona il vero dialogo, con l’occhio attento alle voci in disaccordo o dissonanti, e la parola disposta a rispondere, ma non per vincere, ma per apprendere, accettare, convincere; senza prepotenza, senza superbie sterili».
Díaz-Canel ha sottolineato: «Dentro la Rivoluzione tutto significa che l’unica cosa che non è in discussione è la Rivoluzione. Che non è un fatto in disputa. È i fatto stesso, la ragione d’essere di quell’incontro».
Riarmare il popolo nel materiale e nello spirituale è stata una delle motivazioni che hanno dato un senso a tutte le trasformazioni dal 1959; e le onde espansive delle esplosioni nelle montagne, che giungono sino ad oggi, hanno toccato ogni figlio del paese da un’opera che straripa in tenute chiuse, o creazioni d’elite, giunte ai banchi e ai fatti più comuni.
In un altro momento del suo intervento il mandatario ha sottolineato: «Sento che noi oggi dobbiamo fare una rilettura responsabile e impegnata dei dibattiti che dal 1961, hanno caratterizzato la relazione del Governo con i suoi intellettuali e artisti, chiedendoci quanti dei problemi segnalati in tutti questi anni sono stati risolti o restano a intorpidire la salute del processo sociale in corso».
E perchè ci sono sfide sostenute nel tempo, Díaz-Canel ha detto: «Quel dialogo del 1961 è vivo, anche se in più di un momento in tutti questi anni lo abbiamo dimenticato, posposto, malinteso e forse anche maltrattato».
Accompagnare i giovani nella loro naturale ribellione, non desistere, come ci chiese Fidel nella battaglia aperta contro la mancanza di cultura, continuare a scommettere per la decenza e la ricchezza che apporta all’essere umano la cultura artistica, hanno fatto parte delle riflessioni condivise dal mandatario che ha anche detto chiaramente che «preservare, sotto il peggior attacco, l’ indipendenza e la sovranità nazionale, s continuerà ad essere la prima priorità per chi si sente rivoluzionario e patriota».
Così si è vissuta la fortuna della continuità, in una giornata che ha contato con la presenza del primo ministro, Manuel Marrero Cruz; del membro della Segreteria del Comitato Centrale del Partito e capo del suo Dipartimento Ideologico, Rogelio Polanco Fuentes; la prima vice ministro, Inés María Chapman Waugh; il ministro di Cultura, Alpidio Alonso Grau, e altri dirigenti di istituzioni e organizzazioni.
OMAGGI E EMOZIONI
Nella Galleria /Il regno di questo mondo/, della Biblioteca Nazionale José Martí, lunedì 28 è stata aperta la mostra fotografica /Parole… immagini e possibilità, il cui contenuto sono diverse immagini del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz con intellettuali e artisti dell’Isola e di altri luoghi.
Tra queste immagini scattate da indimenticabili artisti della fotografia, si è svolta la cerimonia ufficiale di consegna - come parte dell’incontro per i 60 anni di Parole agli Intellettuali- dell’Ordine Félix Varela e della Medaglia Alejo Carpentier a distinte personalità dell’arte e la letteratura in Cuba.
L’Ordine Félix Varela, che si concede a cittadini cubani e stranieri come riconoscimento agli apporti straordinari realizzati a favore dei valori immortali della cultura nazionale e universale, è stata posta sul petto dalle mani del Presidente Díaz-Canel, di cinque lavoratori della cultura: Antón Arrufat Mrad, Gerardo Alfonso Morejón, Beatriz Márquez Castro, Héctor Echemendía Ruiz de Villa, e Enrique Molina Hernández.
Un altro gruppo d’intellettuali e artisti assolutamente meritevoli hanno ricevuto la Medaglia Alejo Carpentier.
Il poeta, scrittore, etnologo e presidente d’onore della Uneac, Miguel Barnet Lanza, ha ricordato l’emozione di quei tre giorni vissuti quando lui era molto giovane: «Fidel piantò lì una semente che oggi mostra i suoi frutti», ha detto, ed ha aggiunto che quell’essere illuminato ci ha insegnato a lottare contro un nemico implacabile ci ha insegnato a perdere … ma solo la paura.
Il giovane storiografo Elier Ramírez Cañedo, che ha studiato quelle ore del 1961 nella Biblioteca Nazionale di Cuba, ha detto che /Parole agli intellettuali/ è una proposta ancorata alla spiritualità martiana, dove ci si ricorda che la Rivoluzione non pupo essere, per essenza, nemica della libertà creatrice.
«Non smettiamo di sentire l’influsso della sua innegabile vigenza», ha precisato. (GM – Granma Int.)





