
Il cantante e compositore nordamericano Bob Dylan, Premio Nobel di Letteratura 2016, ha affermato di recente al The New York Times –nella sua prima intervista, si presume, da quattro anni – che la morte dell’afroamericano George Floyd, avvenuta per mano di un poliziotto bianco lo scorso 25 maggio gli ha provocato una nausea senza fine.
«È stato terribilmente brutto. Speriamo che la giustizia giunga rapidamente per la famiglia di Floyd e per il paese, ha detto il famoso musicista, che ha riferito che questo fatto e il movimento sociale scatenato negli Stati Uniti gli hanno ricordato gli anni in cui attraverso la sua musica si manifestava contro la guerra del Vietnam, e occupava posizioni di appoggio alla lotta per i diritti civili più di 50 anni fa.
Poi ha spiegato che la pandemia del coronavirus indica quello che succederà in futuro.
«Chissà siamo alle porte della distruzione, perchè l’arroganza estrema può provocare castighi disastrosi», ha detto ed ha sottolineato che lontano dal pensare alla sua morte, pensa a quella della razza umana».
«Non voglio trattare il tema con leggerezza, però la vita di tutti è tanto effimera.
Ogni essere umano, non importa quanto è forte e poderoso, è fragile quando si tratta della sua morte. Penso a questo in termini generali, non in maniera personale», ha affermato. (GM- Granma Int.)