OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
54º Anniversario della fondazione del quotidiano Granma. Photo: Ismael Batista

L’abituale formicaio che è la sede del quotidiano Granma, situato nell’intersezione delle strade General Suárez e Territorial, si è svegliato più agitato del solito. Ognuno dei lavoratori dello Yacht , come viene chiamato affettuosamente il quotidiano fondato 54 anni fa, ha posto il suo granello di sabbia per edificare l’allegria di questi compleanni, celebrati in molte forme e con molta partecipazione nell’area della vecchia linotipo, dove tutti si sono riuniti per passare momenti molto piacevoli prima di continuare la navigazione editoriale.

Il cantante Abel Maceo, del Centro Provinciale della Musica e gli Spettacoli Benny Moré, tra applausi e auguri si è sommato come uno in più dei lavoratori della storica pubblicazione, fondata da Fidel Castro nel 1965, propiziando con la sua voce uno spazio indimenticabile, apprezzato moltissimo da tutti i “marinai”.

La UPEC ha realizzato l’incontro politico culturale come riconoscimento al centro di lavoro. Photo: Ismael Batista

La prima delle molte canzoni è stata un brano di Silvio Rodríguez, seguita da molte scelte perfettamente per l’occasione, che hanno permesso di ballare, cantare, ridere e ricrearsi a un collettivo che le ha accolte con molto entusiasmo.

Photo: Ismael Batista

El aire toma forma de tornado
y en él van amarrados
la muerte y el amor.

Una columna oscura se levanta
y los niños se arrancan
los juegos de un tirón…

Del testo citato molti non lo conoscono bene le parole, ma lo identificano: è Preludio de Girón e aspettano per cantare la seconda, ben nota a tutti:

Nadie se va a morir, menos ahora
que esta mujer sagrada inclina el ceño.

Nadie se va a morir, la vida toda
es un breve segundo de su sueño.

Nadie se va a morir, la vida toda
es nuestro talismán, es nuestro manto.

Nadie se va a morir, menos ahora
que el canto de la Patria es nuestro canto.

Juan Formell, vivo per tutti giunge con la musica di Marilú, antológico brano che il cantante ha interpretato fedele a questa naturale malinconia del tema.

Poi a «modo di salsa», Abel ha cantato El Triste, de José José, appena deceduto.

Tre amori finiti e addii modulati, il cantante ci ha portato al Benny, con Mata Siguaraya, di Lino Frías.

En mi Cuba nace una mata
que sin mi permiso no se puede tumbar
No se pue’ tumbar eeeeh
porque son orishas…,

Il coro si sentiva perfetto e la temperatura si è alzata sempre più e i piedi disperati di alcuni audaci . donne e uomini - hanno rotto il gelo.

Photo: Ismael Batista

La meraviglia di Un montón de estrellas, di Polo Montañez, ha provocato il ballo di Dubby, una personcina molto amata dello Yacht e dopo il suo decollo lo spazio si è coperto di ballerini.

Una messicanata, come si dice di questi canti di México lindo y querido, è arrivata con El rey, di Vicente Fernández, accompagnata dal pubblico:

Yo sé bien que estoy afuera
Pero el día que yo me muera
Sé que tendrás que llorar
Llorar y lloraaaaar
Llorar y lloraaaaar

Photo: Ismael Batista

Poi aspettando di canatare un’altra canzone - perchè non c’è niente come cantare per sentirsi contenti - Abel ha intonato con il suo pubblico Lágrimas negras, di Miguel Matamoros.

«Qui in Granma vale la pena anche divertirsi, compagni», ha detto e ha offerto quello che aveva preparato per riempire la coppa dell’allegria:

Por no verte llorar
yo sería capaz de,
bailar así sin parar…

Con il noto poutpourri de Los Van Van, Granma ha ballato contento e non si sarebbe fermato se non fosse stato che l’edizione del venerdì, che si fa perchè esiste ognuno dei suoi lavoratori, era in attesa di loro e questo nessuno lo dubita, è stato il finale clou della festa.