
Fidel è un personaggio sommamente raro. Rarissimo. Quasi irripetibile. Nessun capo di Stato nella storia (forse Lenin) ha avuto questo “difetto” che è essere incapace di lasciare qualcosa a metà, la necessità di giungere all’ultimo dettaglio delle cose. Né l’insaziabile cultura che lo caratterizza. Nè il suo appassionato attaccamento al lavoro.
Con queste parole dell’intellettuale Ricardo Alarcón de Quesada, è stato inaugurato il seminario “Pensiero e opera di Fidel Castro” sula politica estera della Rivoluzione Cubana: vigenza e proiezione, che si è svolto ieri nel Centro delle Investigazioni di Politica Internazionale (CIPI), della capitale.
Il suo pensiero ci deve stimolare perchè trasmette lezioni e idee su come condurre il nostro modo di agire.
“Deve creare in noi il senso di voler sapere tutto; di credere che c’è sempre il tempo di scoprire e approfondire nuovi temi”, ha detto.
L’incontro ha contato sulla presenza di 100 invitati di 11 istituzioni e organizzazioni dell’Isola.
Durante la giornata, sono state presentate 18 relazioni su temi come la politica estesa dell’Isola, le relazioni internazionali, i movimenti globali d’amicizia e solidarietà, tra l’altro.
“In questi dibattiti i presenti hanno approfondito gli insegnamenti di un pensiero e di un’opera di profondo senso storico, impegnata con la Patria e l’umanità, baluardo di resistenza e del cambio per un mondo migliore, necessario ieri, oggi e domani per noi e per le forze politiche di sinistra dell’America e del mondo”, ha detto Adalberto Ronda Varona, direttore del CIPI. (Traduzione GM – Granma Int.)