«Prendete questi libri e leggeteli da soli ma anche a voce alta, condivideteli, discuteteli e criticateli. Che ogni libro passi di mano in mano sino a che si sciupi la carta, ma si moltiplichino le idee».
L’esortazione bellissima e liberatrice è stata estesa alcuni giorni fa dal Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ai giovani cubani in un pomeriggio che aprirà portoni a un antidoto sicuro contro la barbarie: leggere.
Il fatto è avvenuto con motivo del progetto 25 per il 25 –iniziativa della Presidente messicana Claudia Sheinbaum–, che renderà possibile distribuire gratuitamente 2,5 milioni di libri a adolescenti e giovani di 15 - 30 anni.
I destinatari speciali appartengono a 14 nazioni dell’America Latina, tra le quali c’e Cuba.
L’idea ha preso corpo mercoledì 17 dal Capitolio Nazionale, nel Salone dei Passi Perduti , quando il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba –simultaneamente con la presentazione inaugurale della sua omologa nel Zocalo di Città del Messico– ha lanciato il Progetto di natura educativa e culturale, che è un’iniziativa del Governo della fraterna nazione azteca e del suo Fondo di Cultura Economica (FCE).
Il mandatario, di fronte a un migliaio di giovani cubani riuniti nel bel salone del Capitolio de L’Avana, ha detto che quando lo hanno invitato a parlare durante la presentazione del progetto 25 per il 25 ha detto subito «Sì, per tre ragioni:
Primo, l’iniziativa viene da una nazione fraterna alla quale dobbiamo molto e che amiamo.
Secondo: si tratta di libri stampati, con autori e opere conosciute e altre che ci piacerebbe leggere. E, al terzo punto –anche se può essere il primo–: (il progetto) è concepito per giovani tra 15 e 30 anni di vari paesi di Nostra America».
Il mandatario ha raccontato davanti alla gioventù e davanti a un ampio gruppo di dirigenti della Rivoluzione che: «Come ingegnere di formazione sono un
appassionato della tecnologia che presenta i grandi passi avanti che si stanno operando tutti i giorni nel mondo digitale, ma non ho potuto mai tralasciare l’amore per i libri stampati, né l’emozione di leggere girando le pagine con l’ansia d’assorbire la conoscenza che contengono».
«Penso – ha affermato– che non ci sia niente come un buon libro per far lavorare l’immaginazione. E se è un libro stampato, il piacere di leggere si aggiunge allora a quello di far proprie idee e frasi con le quali ti identifichi profondamente, al punto di marcarle in questi libri che invecchiano al tuo fianco, pieni di note».
Díaz-Canel Bermúdez ha ricordato allora quello che disse Fidel nel suo affanno per fomentare la lettura come fonte fondamentale della conoscenza: «Non diciamo al popolo credi, gli diciamo leggi!, aveva sostenuto il Gigante Guerrigliero.
«Da quella volontà, ha ricordato il mandatario, è nata una delle prime istituzioni culturali della Rivoluzione, il 31 marzo del 1959.
Parlo della Tipografia Nazionale, il cui primo libro è stato nientemeno che Don Chisciotte della Mancha, di Miguel Cervantes e Saavedra, con illustrazioni di Pablo Picasso e Gustavo Doré.
«In quella tipografia, diretta da Alejo Carpentier, genio delle nostre lettere, sono state stampate anche le cartelle e i testi di base della grande Campagna d’Alfabetizzazione che in meno di un anno trasformò Cuba in territorio libero dall’analfabetismo e per sempre in una nazione appassionata alla lettura e sempre assetata di conoscenza».
Il Presidente cubano ha condiviso uno dei più bei passaggi della Rivoluzione: «Raccontano quelli che vissero l’effervescenza di quei giorni che, quando si preparava la Campagna d’Alfabetizzazione, in un discorso pubblico, Fidel promise un premio a coloro che si alfabetizzavano e avessero scritto personalmente una lettera al Ministero d’Educazione. Il premio era un libro di Storia e Geografia di Cuba, con alcune nozioni di sul mondo.
A Fidel e alla sua instancabile battaglia per elevare costantemente la cultura del popolo, il mandatario ha dedicato una parte delle sue riflessioni. E in un altro momento ha precisato che si era esteso un poco con le sue parole, assumendo il proposito dichiarato del progetto «25 per il 25» di avvicinare i più giovani al gusto della lettura non solo per obbligo scolastico: «Sappiano che leaders come José Martí e Fidel Castro riuscirono a sviluppare una cultura enciclopedica che stupì i loro contemporanei, grazie ai libri», ha segnalato il Capo di Stato.
Poi ha sottolineato:«Come vi hanno spiegato sul progetto, uno degli obiettivi è disputare parte del tempo dei giovani, che oggi si concentra completamente nelle reti sociali, nei video giochi, nei contenuti audiovisivi brevi e ogni volta, molti, sempre più semplici e banali, offrendo un’ alternativa realmente arricchente».
«Non si tratta, ovviamente di proibire le attività ludiche, ma d’aprire cammini nuovi nel far proprie le conoscenze e dimostrare che la letteratura può essere divertente e emozionalmente intensa, tanto da far sì che leggere divenga un’opzione attraente e non un obbligo scolastico».
Secondo il Presidente «un altro fatto indiscutibile, coerente con la propria politica di gratuità del progetto, è la strategia di distribuzione in scuole, università, case di cultura, sale di lettura e ogni tipo di spazio collettivo affine, favorendo la sua estensione e portata».
Sull’amicizia tra Messico e Cuba, il dignatario ha valutato che «condividiamo una storia di secoli, di lotte per l’indipendenza, per la giustizia sociale e la dignità dei nostri popoli, nel trascorso della quale è fiorita una cultura di tanti e tanto diversi vincoli, e in non pochi casi risulta impossibile differenziare quello che è avvenuto tra il Messico e Cuba e Cuba e il Messico».
Il Capo di Stato cubano ha sostenuto che «questi libri che oggi il Messico pone nelle mani della gioventù cubana danno continuità a questo dialogo profondo e accattivante, da tanti secoli».
«Ogni volume di questa collezione, ha aggiunto, è un invito a guardare con altri occhi il passato e il presente della regione.
In queste pagine ci sono dittature e resistenze, c’è amore e perdita, rabbia e anche tenerezza. Sono libri scritti da latino americani e latino americane che hanno osato dire No all’ingiustizia e sì alla dignità dei popoli.
«Oggi, all’inizio di questa campagna in Cuba, chiamiamo le scuole e le università, per far sì che questi libri divengano seminari, gruppi di lettura e spazi di dialogo critico». Inoltre ha citato le biblioteche e le case di cultura, per far sì che avvicinino i libri «a coloro che non hanno mai avuto un libro proprio», alle famiglie «perché accompagnino figlie e figli nell’avventura di leggere».
E, soprattutto i giovani «per far sì che facciano propria questa collezione e la facciano diventare una parte della propria storia».
Quando la sensibilità è quella che primeggia, quasi tutto emoziona. Per questo è stato gratificante ascoltare, prima dell’intervento del mandatario, il presidente della Casa de las Américas, Abel Prieto Jiménez, che ha detto che è un idea molto bella questa di regalare libri. «Ci sono altri nel mondo che invece regalano bombe. Libri e non bombe è quello che necessita l’umanità», ha risaltato il prestigioso intellettuale.
L’ambasciatore del Messico nell’Isola, Miguel Díaz Reynoso, ha segnalato che è stato emozionante vedere il numero di giovani presenti in un luogo così maestoso.
Il successo, ha detto, distingue l’affetto che Cuba sente per il Messico.
Il diplomático ha parlato della trascendenza che ha dare uno spazio privilegiato ai libri, alla cultura, alla speranza, e ha inviato il fraterno e caldo saluto della prima donna Presidente della sua nazione e ha commentato sui testi: «Sono i nostri e l’idea è recuperarli, riproporli. È così, ha spiegato, per far sì che i giovani non dimentichino».
«Si deve ristampare quello che ci può illustrare e ci può dare percorsi su chi siamo», ha segnalato l’ambasciatore.
Alla fine della cerimonia di presentazione, ogni giovane ha ricevuto un libro gratuito. È apparso pieno di speranza vedere molti subito interessati, vederli immersi guardando il testo tra le loro mani con la curiosità più pura e incoraggiante del mondo.




