OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Frank País García y Raúl Pujol Arencibia. Foto: Cubahora 

Il 30 luglio è un giorno che odora di polvere e gelsomini, di sangue giovane sparso per le strade di Santiago, dove la storia di Cuba è stata scritta con pallottole e speranza.

Frank País García, il giovane divenuto soldato, lo stratega dallo sguardo sereno e le mani creatrici, morì mitragliato dalle pallottole della tirannia.

Con lui  Raúl Pujol, un altro giovane il cui crimine fu amare più della propria vita.  La dittatura batistiana credeva che uccidendo uomini uccideva le idee. Non immaginò il fuoco che ravvivava con quei morti.

Quando il cadavere di Frank País fu portato sullespalle per le strade di Santiago, il popolo, commosso fece del funerale la più forte protesta contro Batista.

Le donne vestite a lutto, gli operai con i pugni in alto, gli studenti con le bandiere del 26 di Luglio giurarono sulla sua tomba che la lotta non s’interrompeva.

«Dobbiamo venire qui tutti gli anni a ricordare i morti della Rivoluzione, ma dev’essere come un esame di coscienza e della condotta di ognuno dei nostri (…)», dichiarò  Fidel nel secondo anniversario della morte di Frank.

La storia de Cuba è un rosario di sacrifici, e il 30 luglio del 1957 è uno dei suoi momenti più dolorosi.  Questo giorno ci porta l’eco di quegli anni in cui Cuba era un campo di battaglia e ogni giovane aveva nel petto il dilemma di essere libero o martire.

Per questo questa data, il Giorno dei Martiri della Rivoluzione, non è solo lutto, è promessa. È il ricordo delle migliaia di cubani che dal 1868 all’ultimo sparo nella Sierra diedero la vita per un paese libero.

Sono le mani di  José Martí, scrivendo il futuro; il sorriso di Camilo, che non si spegne; i versi di Bonifacio Byrne, che cantano ancora la bandiera.

Recordiamoli oggi costoro che capirono chiaramente che «morire per la Patria è vivere».

I loro nomi ardono nell’anima di questa nazione, cicatrizzata ma indomabile, nella quale ogni palpito è un’eco di quelli che seminarono la libertà con sangue e eroismo.

Sinoa che ci sarà un bambino che recita i loro versi, un giovane che studia la sua storia, un lavoratore che difende le sue conquiste, i martiri del 30 di luglio continueranno a cavalcare nel tempo, cavalieri della dignità.

Questo è il loro giorno, il nostro giorno, il giorno in cui Cuba apre le vene del ricordo e sanguina orgoglio.

L’Isola intera, con il petto divenuto un megafono grida il giuramento fuso nel bronzo : «Il vostro sacrificio non è stato invano! Sino alla Vittoria! Sempre! ( GM/ Granma Int.)