OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Il sottufficiale Enrique Vilar nel 1944, poco prima di partire per il fronte. Photo: Archivo

Enrique Vilar non riuscì mai a dimenticare il 20 agosto del 1932. Quel giorno quel bambino di Matanzas di sette anni, a bordo della nave a vapore Madrid, salpata dalla baia de l’Avana, si arrampicò sulla ringhiera del ponte per contemplare la città.

Viaggiava con gli sposi Josef e Chassalbaras, di nazionalità russa, e ignorava che quella era l’ultima volta che l’avrebbe vista, perchè 13 anni dopo sarebbe morto lottando eroicamente come ufficiale dell’Esercito Rosso contro il nazi-fascismo tedesco.

In quel tempo governava l‘Isola il dittatore Gerardo Machado, che manteneva un regime di repressione contro il popolo e principalmente, contro i suoi leaders operai e i militanti delle organizzazioni anti machadiste.

Nella piccola città di Manzanillo c’era un importante nucleo di militanti del Partito Comunista e del movimento operaio cubano, che si caratterizzava per la sua lotta tenace contro la tirannia che imperava nel paese.

I suoi dirigenti erano perseguitati, incarcerati e assassinati. Uno di questi era César, il padre di Enrique, che dovette passare alla clandestinità con altr compagni, perché la sua vita era in pericolo.

UN BAMBINO CUBANO A MOSCA

Gli attivisti dell’organizzazione Soccorso Rosso Internazionale, con sede a Mosca, conoscendo la pessima situazione in cui si trovavano i figli dei militanti anti-machadisti, proposero d’inviare in Russia alcuni di quei bambini e di farli studiare là. Anni dopo, Caridad Figueredo, la madre di Enrique, confessò: «Dovevo scegliere: o mandavo Enrique in URSS e mi separavo da lui senza sapere quando l’avrei rivisto, o rinunciavo all’unica possibilità di dare un’istruzione a mio figlio di sei anni, che a Cuba non poteva andare a scuola perchè vivevamo in clandestinità.

Enrique visse un tempo nell’orfanatrofio Clara Zetkin, a Mosca, nel quale cominciò a sudiare il russo. Lì ricevette l’attenzione di Tina Modotti, amica intima e collaboratrice di Julio Antonio Mella, fondatore del primo Partito Comunista di Cuba, assassinato in Messico, nel 1929, per ordine del dittatore Machado. In quell’epoca lei presiedeva la sezione latino americana del Soccorso Rosso.

In quel periodo era giunto nella capitale russa Rubén Martínez Villena, che tentava di curare i suoi polmoni, minati dalla tubercolosi.

Rubén, con un permesso, visitò a sorpresa Enrique, nell’orfanatrofio ed ebbe un incontro affettuoso con il bambino che gli raccontò delle sue diverse attività.

In una lettera a sua moglie Chela Villena, scrisse: «Il piccolo è un bambino prodigio e dice cose formidabili. Sta molto bene con me».

In un’altra lettera del 24 ottobre del 1932, raccontava: «Che meraviglia di bambino! (...) cresciuto tra le giunte segrete, le persecuzioni al padre e il riflesso degli scioperi e le lotte proletarie. (...) Dice cose che sorprendono e sbalordiscono. Racconta delle lotte, sa rispondere a tutto. Quando lo vado a trovare nell’internato scolare mi dice: “Rubén, io so che tu stai male, se il tempo è cattivo non uscire per venire a trovarmi”».

Dall’orfanatrofio moscovita, nel 1934, trasferirono Enrique alla scuola internazionale per bambini Elena Stásova, situata nell’antica città russa di Ivánovo, dove si trovavano 140 bambini provenienti da distinti paesi dell’Asia, Africa e America Latina, che parlavano 28 lingue.

Lì si unirono due bambini cubani, Aldo Vivó, nell’aprile del 1934, di dieci anni, e suo fratello Jorge, nel giugno del 1935, di 12 anni, che poi combatterono nella Grande Guerra Patria.

A Cuba, César Vilar, il padre di Enrique, dopo un lungo periodo di detenzione e vari processi, fu deportato nel 1935 a Nuova York, USA. Non fu permesso a nessun familiare d’andare al molo a salutarlo. Nell’aprile del 1937, sua moglie e le sue figlie si unirono a lui in questa città statunitense, dalla quale partirono per l’Unione Sovietica, inviati dal Partito Comunista cubano.

Caridad, la madre di Enrique, ricorda il primo incontro con suo figlio, che già parlava la lingua russa. Fu quando arrivò a Mosca con suo marito e i tre fratelli di Enrique: Georgina, Federico e Rita.

«Incontrai Enrique solo nel 1937, quando arrivai con mio marito e i miei figli in Unione Sovietica …

Enrique visse con noi nell’Hotel Lux, sino a che, prima mio marito e poi io ritornammo in America nel 1938».

NASCE L’EROE

Comincia la Seconda Guerra Mondiale nel giugno del 1941, quando la Germania, inaspettatamente e senza una dichiarazione di guerra, invade il territorio della Russia.

Enrique, sin dal primo momento vuole arruolarsi per combattere. L’ esempio della lotta di suo padre lo accompagna in questo impegno, ma lo respingono perchè è minorenne.

Alora scrive a GeorgiDimitrov, dirigente della Internazionale Comunista – che aveva conosciuto a Mosca, in una delle abitazioni dell’Hotel Lux , dove alloggiava il comunista brasiliano Luis Carlos Prestes–, perchè intercedesse nella sua richiesta.

Lo scrittore sovietico Valentín Tomín, autore del libro /Continueremo a lottare/, dopo un’accurata ricerca in decine d’ingialliti documenti militari nell’Archivio Centrale del Ministero della Difesa della URSS, incontrò un documento che certifica: «Il cubano Enrique Vilar divenne soldato dell’Esercito Rosso nell’aprile del 1942, e fu inviato alla Scuola Speciale dei Tiratori della regione militare di Mosca… Terminò con successo la sua preparazione e poi fu inviato alla Scuola Militare, che terminò nel settembre del 1943».

Si constatò anche che per ordine del Commissariato Popolare della Difesa, del 5 ottobre del 1943: «Ascendere al grado d’Alfiere Enrique Vilar, nato nel 1925… Membro del Komsomol dal 1941».

S sa che prima di partire per il fronte, Enrique Vilar e il suo compagno d’unità, ViktorElisieyev, tutti e due sotto ufficiali dell’Esercito Rosso, furono incorporati come istruttori nella Scuola dei Francotiratori, vicino a Mosca.

I giovani ufficiali, in cambio di legna, trovarono alloggio nella casa di Serafina Petrovna, nella città di Dmítrov, dove risiedeva con sua figlia Liudmila Sherbakova, non lontano dalla scuola militare.

Questa famiglia russa li salutò quando marciarono al fronte a combattere.

Liudmila ricorda che alzarono i bicchieri e brindarono alla vittoria.

Enrique ringraziò sua madre per tutto quello che aveva fatto per lui: «Serafina Petrovna, (…) lei è la mia seconda madre. Quando terminerà la guerra, se resto vivo, la prima persona che verrò a vedere sarà lei». Sua mamma lo reclinò al suo grembo e lo baciò sui capelli.

Enrique fu inviato nell’autunno del 1944, a disposizione del 2º Fronte della Bielorussia, il cui comandante in capo era il mítico Maresciallo dell’Unione Sovietica, KonstantinRokossosky, e destinato al 48º Esercito. 

Le investigazioni dello scrittore Valentín Tomin hanno siuato Enrique nel 48º Esercito della 137ª Divisione di Fantería, capo di un plotone del 409º Reggimento. Ha trovao un documento nelquale si legge che «il 30 genanio del 1945 il terzo battaglione … sferrò combattimenti offensivi nel paese di Furstenau».

Il capo del terzo battaglione di fantería del 409º Reggimento, colonnello ritirato MijailZúyev, ricostruì per lo scrittore Tomin l’ultimo combattimento al quale partecipò Enrique Vilar:

«… la nona compagnia della quale formava parte Enrique Vilar con il suo plotone, avanzava in colonna verso Furstenau… Gli hitleriani la lasciarono passare e poi, già dentro, la liquidarono…

Concretamente il plotone di Enrique Vilar fu praticamente mitragliato da vicino, da una distanza di 50-70 metri, da due mitragliatrici che scoprimmo nelle posizioni di fuoco già dopo la conquista del paese…

«Il 31 gennaio al’alba percorsi il campo di battaglia e vidi che l’alfiere Enrique Vilar e i soldati del suo plotone erano morti di fronte al nemico.

La mano del braccio steso di Enrique Vilar impugnava la pistola. Apparentemente quando si alzò per guidare all’attacco i suoi soldati, lo colpì la pallottola fascista…».

Terminata la guerra, i resti del combattente cubano Enrique Vilar furono sepolti nel cimitero militare polacco di Braniewo.

La targa di pietra della fossa comune No. 11 dice: «Alfiere Enrique Vilar. Nato il 16-08-25. Morto il 30-01-45».

Fu decorato post mortem dal Soviet Supremo della URSS, con l’Ordine della Grande Guerra Patria, e dal Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba, con l’Ordine Ernesto Che Guevara di Primo Grado.