OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE

A un decennio dal ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Cuba e gli USA è stato possibile solo constatare l’insaziabile sete di conquista della nazione del nord.
Nella storia Cuba ha tessuto un’ampia rete di relazioni diplomatiche con nazioni di tutto il mondo.
I vincoli si sono caratterizzati per l’attiva partecipazione dell’Isola nei Forum multilaterali nei quali difende le posizioni del sud e l’appoggio a movimenti di liberazione nazionale in tutte le parti del pianeta.
Il 2024 non ha fatto la differenza.
L’isolamento e le sanzioni degli USA non hanno impedito che il Governo Rivoluzionario spieghi una politica estera attiva e multi facetica.
La ricerca di alleanze strategiche con paesi dell’America Latina, Africa e Asia riflettono parte della tenacia di questa diplomazia.
In questo contesto globale di alleanze e solidarietà le relazioni con gli Stati Uniti hanno rappresentato un capitolo particolarmente complicato, marcato da decenni di tensioni e un breve periodo d’avvicinamento iniziato nel  2014, raffreddato dal 2017, con la presa del potere di Donald Trump.
Dieci anni sono passati da allora, un periodo d’intensi alti e bassi nella relazione, che ha oscillato tra la speranza della normalizzazione e il ritorno all’ostilità.
Di ritorno alla Casa Bianca, nel 2025, la presenza di Trump nel grande gioco di scacchi che è la politica imperiale non è un buon augurio per i vincoli tra le due nazioni.

MEMORIe DELL’EFFIMERO

Il 17 dicembre del 2014 passò alla storia nazionale come l’inizio d’una tappa senza precedenti nella relazione dell’Amministrazione degli USA con il Governo Rivoluzionario.
Anche se effimera, fu una lezione preziosa per il mondo sulla portata della diplomazia, realizzando la vicinanza tra una piccola nazione decisa a non piegare la sua sovranità e un impero deciso a consolidare la sua egemonia nel resto dell’America.
I presidenti del momento, Raúl Castro Ruz, e Barack Obama, annunciarono al mondo l’inizio di uno storico processo di normalizzazione che si stava preparando da mesi, in conversazioni segrete.
Obama tentava di marcare la differenza tra il suo  predecessore George W. Bush, anche se in maniera limitata.
Per questo, durante il secondo periodo del suo mandato, eliminò le restrizioni dei voli e delle rimesse, e sviluppò conversazioni attorno a questioni relazionate con la Base Navale di Guantánamo.
Inoltre si stabilì la collaborazione tra i guardacoste cubani e gli statunitensi nello scontro al narcotraffico, fu possibile l’ampliamento dei visti (si concessero multi visti per cinque anni), e si eliminarono le restrizioni su coloro che si potevano considerare familiari, rendendo flessibili i contatti «popolo a popolo» e gli scambi accademici.
Qusto non significò che metteva da parte la sua eredità presidenziale sul  mantenimento del blocco. Era un cambio di tattica, non di obiettivo.  
Le multe finanziarie alle banche che avevano relazioni con L’Avana continuarono, e si sospesero le conversazioni migratorie tra i due paesi.
Inoltre si mantenne Cuba nelle più illegittime liste  elaborate dal Dipartimento di Stato degli USA: terrorismo, tratta delle persone, etc.
Mentre Cuba, nonostante i suoi ostacoli, crebbe internazionalmente in materia di cooperazione, collaborazione e solidarietà, facendo supporre il fallimento della politica estera della Casa Bianca

E DOPO…

A Obama seguì il magnate Donald Trump (2017-2021) che, senza dubbi di sorta, registrò misure e azioni senza precedenti, che spiccarono per la loro sistematicità.
Trump, con l’obiettivo d’ostacolare le principali fonti d’entrate e d’asfissiare la nazione dei Caraibi, nel suo periodo di mandato ha stabilito più di 240 misure, per danneggiare direttamente l’economia e il popolo cubano.
Il presidente successivo, Joe Biden si è mostrato senza il minimo desiderio di rovesciare quello che il suo predecessore aveva implantato.
Al contrario, ha mantenuto tutte le imposizioni e per chiuder el’anno ha dato più potere alla detta «Legge delle marche rubate», che, anche se non è indirizzata esplicitamente contro Cuba, ha come trasfondo certi interessi statunitensi che danneggiano il paese.
Nonostante tutte queste restrizioni l’arcipelago cubano si è mantenuto fermo nei suoi principi e nel compimento di tutti gli impegni assunti per scritto e rispetto allo stabilimento delle relazioni bilaterali, azioni che non sono state reciproche per la parte statunitense. ( GM/ GRanma Int.)