OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Foto:Disegno di Antonio Canet 

Fidel Castro interpretò la natura del diritto dal lato della vita e della dignità umana. Quando
unì la sua professione d’avvocato con la sua guida rivoluzionaria, fu protagonista di un’azione
che marcò un documento con luce di faro per il futuro del suo paese e della libertà del mondo.
La Storia mi Assolverà spiccò come allegato di autodifesa di Fidel per i fatti della Moncada.
 Ma salderemmo un debito se ritirassimo il prefisso della parola «difesa», perché lui assunse
questa posizione anche verso i suoi compagni di lotta e verso il popolo.
Inoltre chiamò all’onore dei militari, semplici scudi della tirannia.
Dettagliò le sporche manovre per far tacere la sua voce durante il processo agli assaltanti,
per le sue prove per smantellare le calunnie indirizzate al Movimento  e rivelare i crimini contro
i suoi membri e anche contro la popolazione civile di Santiago di Cuba.
La verità, anche se messa a fuoco con la mira delle armi, trasformò gli accusatori in accusati per preparare una sentenza dettata alle masse solo cinque anni dopo, come avvisava l’allegato con una grande fiducia nel sostegno popolare.
Guidato dal suo enorme senso della giustizia, il Comandante in Capo ricorse più di una volta al suo
maestro José Martí, del quale divideva le dottrine con i suoi fratelli di sogni e rischi.
Quanto del presidio politico in Cuba vive in questo atto di difesa?
Quando Fidel dichiarò per i soldati del regime il fine di «lottare con lui, come fratelli che siete, e non di fronte a lui come nemici che vogliono che siate», sostenne gli stessi principi espressi sulla Guerra Necessaria: «Il cubano saluta nella morte lo spagnolo che la crudeltà dell’esercizio
forzato strappò dalla casa e dalla  sua terra  per venire ad assassinare nel petto di uomini la libertà che lui stesso ansia».
Il lesder della Rivoluzione citò le prima cinque leggi nell’agenda di un governo trasformatore e descrisse il desolante panorama nazionale, centrato in sei problemi fondamentali.
Inoltre esaltò i sacrifici dei membri del Movimento.
Senza reclamare vendetta per le vite senza prezzo strappate con fucilazioni e torture, riconobbe la conquista della felicità per la quale diedero tutto, come unico prezzo degno per ricompensare la loro morte.
Quando il mistero dell’Apostolo sembrava abbandonarci nell’anno del suo centenario, un gruppo di giovani corse a salvarlo, e uno di loro  ci parlò della sua causa con l’intransigenza della protesta  di Baraguá e con idee all’altezza di testi come Nuestra América. (GM/Granma Int.)