OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Opera di Roberto Fabelo 

Il cavallerizzo redentore andava con il brio del suo destriero arringando le forze liberatrici quando  –tra la sella  e l’arcione– tre spari nemici provocarono la tragedia. Era morto in combattimento José Martí.
Era il pomeriggio di domenica 19 maggio del 1895 e da allora in quel luogo sacro chiamato Dos Rios c’è un sole eterno che ci guida.
Perchè lì, fuso il suo sangue con la terra amata e il suo legato vitale palpitante, perché lì,  nei canali del Cauto e del Contramaestre, l’Apostolo divenne un vera leggenda.
La leggenda di un uomo che germinò nel pensiero preclaro di altri figli degni della Patria in quella continuità storica d’una generazione  che onorò la sua memoria nel centenario della sua nascita prendendo le armi come unica via possibile per conquistare l’indipendenza.
Lo segnalò bene il martiano maggiore, Fidel, quando affermò: «(…) Per noi cubani, Martí è l’idea del bene che lui ha descritto…  Da lui abbiamo ricevuto al disopra di tutto, quei principi etici senza i quali non si può nemmeno concepire una rivoluzione.
Da lui  riceviamo ugualmente, il suo patriotismo ispiratore e un concetto tanto alto dell’onore e della dignità umana come nessuno nel mondo avrebbe potuto insegnarci».
Per questo si dice che la sua morte fu solo fisica, perchè il Maestro riuscì a rinascere nelle essenze di un paese, nel legato ispiratore per altri popoli poveri del mondo e nel racconto necessario al quale si deve accudire quando si vuole intendere la poesia che abita nella parola libertà.
Questo è Martí –di grandi sacrifici, grandi rinunce personali e dedizione senza pari – che deve vivere in coloro che insegnano nelle nostre aule; in coloro che fondano e amano  e in coloro che non abbandonano la trincea del’onore.
Questo è l’Apostolo del tatuaggio di un giovane reporter, come parola d’ordine di quello che è il cubano più grande che ci illumina con il suo esempio, al di sopra delle fiaccole di gennaio e dell’evocazione di ogni maggio.
Questo è il nostro Eroe nazionale e dimostra alla luce di 129 anni  che Dos Ríos non fu il suo ultimo combattimento.
Lì restò aderito alla terra il suo sangue generoso, e lì si eresse poi un obelisco che c’invita a onorare con la fronte scoperta questo sole umano che si alza con Cuba tutti i giorni. (GM/Granma Int.)