
Giusto alle tredici, quando il sole stava dando tutto di sè, dopo quasi quattro ore in San Isidro, nell’Avana Vecchia, il Presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez è giunto in calle Paseo, alla casona del Vedado avanero sede della Federazione delle Donne Cubane, luogo scelto per un altro di questi dialoghi che il mandatario realizza in questi giorni con vari attori della società cubana.
Aveva passato la mattina a parlare con leaders comunitari e quindi è passato a farlo con donne di un’infinità di professioni.
Nei giorni scorsi è stato con i giovani, i giuristi, gli economisti, i produttori, i religiosi e in tutti sono state poste sulla tavola le buone e le cattive maniere di fare, ma soprattutto le proposte per cambiare quello che va cambiato.
L’incontro di giovedì 12 agosto, all’ombra degli alberi del giardino della Federazione non è stato differente, o meglio sì: ha vuto l’impronta delle donne cubane, leaders dove si trovano, risolutive, imprenditrici. Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista ha detto loro: «voi avete la parola», e loro non hanno sprecato nemmeno una vocale.
Siamo venuti- ha commentato - in compagnia – del membro del Burò Politico Roberto Morales Ojeda, segretario dell’Organizzazione Politica dei Quadri del Partito Comunista– per parlare «di tutti i temi che sono pendenti, d’emancipazione, d’uguaglianza, di partecipazione e di qualsiasi altro tema che vorrete proporre».
Quello che noi vogliamo - ha chiarito - è che partendo dai criteri di ogni settore si allineino le politiche pubbliche, vedere cosa va perfezionato; ed anche con che incarico restano le persone con le quali stiamo dialogando e avere una visione di quello che si sta facendo nel paese, della maniera in cui si partecipa.
L’introduzione è durata un minuto, il dialogo è durato tre ore ed è stato guidato dalla membro del Burò Politico
del Partito e segretaria della FMC, Teresa Amarelle Boué.

Per la dottoressa in Scienze Clotilde Proveyer Cervantes, alla quale in varie occasioni si è spezzata la voce per l’emozione del momento, le donne sono la forza della Rivoluzione e questa verità, come un tempio, ha marcato tutta la conversazione.
«Perchè è sulle donne che ricade, per esempio in questo tempo di pandemia, la sopravvivenza della società non solo in quello che apportiamo, ognuna di noi nella trincea che ci tocca, ma anche nella retroguardia, nella cura della vita quotidiana di questo paese, che è davvero molto difficile», ha considerato.
«Le cubane siamo le artigiane della quotidianità nel paese», ha dichiarato davanti al Capo di Stato che ha assentito per tutto il tempo.
Riconoscere il ruolo della donna cubana, ha detto poi, è indispensabile per garantire la continuità della Rivoluzione. Noi, precisamente per la struttura patriarcale che abbiamo ancora e contro la quale dobbiamo continuare a lottare, siamo quelle che portiamo sulle spalle l’educazione dei figli e quindi siamo noi che trasmettiamo valori e principi.
La specialista ha riferito come la FMC si è avvicinata alle scienze sociali ed ha ascoltato le esperte. Le scienziate sociali non siamo state compiacenti, perchè crediamo che la maniera per migliorare la Rivoluzione non è facendo mostre di compiacenza, ma cercando dove sono le deficienze che abbiamo, per migliorare la realtà.
Ha parlato anche Lizette Vila, documentarista e direttrice del Progetto Palomas, una casa produttrice per l’attivismo sociale, dove la creazione artistica è sulla creazione umana.
Per anni, ha spiegato, abbiamo dedicato storie di vita di uomini e donne che molte volte non hanno la promozione necessaria nei media di comunicazione.
Da lì il suo reclamo per rendere più visibile altre realtà quotidiane nelle quali non si soddisfano tutti i diritti.

Lizette ha anche parlato al presidente della necessità d’utilizzare il linguaggio di genere dagli spazi delle decisioni e nei media di comunicazione.
Con meno anni sulle sue spalle, Laura Rodríguez, studentessa della Cujae, ha raccontato le sue esperienze recenti nei quartieri de l’Avana come parte della trasformazione che vi è iniziata e dove ha potuto relazionarsi con madri adolescenti e altre che non hanno nessuno a cui lasciare i figli per poter lavorare, famiglie numerose, persone con svantaggi economici.
Si deve far atterrare, ha detto, il Programma Nazionale per la Crescita delle donne cubane in queste comunità.
Díaz-Canel si è riferito anche al riscatto dei programmi sociali che abbiamo avuto in altri momenti, con altre dimensioni; tornare al lavoro con le famiglie che hanno crepe di formazione, che sono svantaggiate economicamente e socialmente, con un ragionamento intelligente e che mobiliti.
Che non ci siano nessun bambino e nessun giovane svincolati dalla scuola o dal lavoro, allontanarli da situazioni che li possono portare su una cattiva strada.
Il Capo di Stato ha indicato d’articolare il lavoro comunitario, riportare alla contemporaneità molte delle esperienze poste in pratica da Vilma e anche dal Comandante con la Battaglia delle Idee, in maniera rinnovata, per trasformare i problemi che si sono accumulati ed evitare che si ripetano.
Dalle scienze ha apportato le sue esperienze Dagmar García, una delle creatrici del vaccino Soberana, e ha sostenuto che le donne nel suo settore sono ben posizionate: superano il 62 % della sua forza. E i limiti?
Certo che ci sono, ha precisato, e ha citato l’accesso agli asili per le madri lavoratrici, che a volte ritarda, e la cura degli adulti anziani che ricade su molte donne scienziate in piena attività lavorativa.
Malú Cano Valladares, coordinatrice nazionale della Rete delle Persone Trans, Coppie e Famiglie, ha raccontato che 20 anni fa il Minsap e il Cenesex le apersero le porte per l’attivismo dei diritti sessuali e la salute. Stare qui, ha analizzato, è una mostra di un riconoscimento per noi.
Malú ha proposto al Presidente un incontro particolare con la rete che coordina, per parlare dei problemi delle nostre famiglie, dell’ educazione e di altri temi che ci danneggiano, ha detto.

«Ci rivedremo», ha risposto il Presidente, e le ha commentato il nuovo Codice delle Famiglie, più inclusivo, avanzato, moderno, dove si riconosce la diversità di Cuba.
Varie federate hanno sottolineto l’urgenza di non tacere la verità della Rivoluzione nelle reti sociali, il ruolo preventivo della Polizia Nazionale Rivoluzionaria, l’educazione nei valori, la necessità di riconoscere l’eterogeneità di Cuba, i progetti per la produzione di alimenti guidati da donne, e l’approfondimento degli spazi per parlare in una Rivoluzione che è stata costruita sulla base del dialogo.
Teresa de Jesús Fernández, filologa e coordinatrice nazionale della Rete delle Donne Lesbiche e Bisessuali, che ha parlato di decenza, di formare essere umani buoni, che i bambini crescano senza pregiudizi, perché se c’è qualcosa che attenta la dignità sono precisamente i pregiudizi.
Si tratta, ha precisato, di creare una società per tutti con giustizia umanista.
Sono state con il Presidente, provenienti del consiglio popolare Colón, in Centro Habana, e da La Güinera, in Arroyo Naranjo, Pilar e Ileana, donne con storie di vita sorprendenti, nate nel loro andare per i loro quartieri. Tutte e due hanno parlato dell’impronta di Fidel , della continuità che riconoscono in Díaz-Canel, e delle sfide nelle comunità dove militano.
Pilar ha detto che si deve mettere il cuore nelle cose, che si deve lavorare ogni giorno dalla mattina presto. E questa guerriera si alza alla quattro di mattina impugnando già la vita.
Per Ileana, che ha vissuto e soffre ancora per i disturbi del 12 luglio nel suo quartiere, ora si tratta di sommare, non di fermarsi.
Nella mia comunità vivono persone meravigliose, ha chiarito, come volendo cancellare in un solo colpo l’immagine che hanno dato quel fatidico lunedì del suo luogo favorito: La Güinera. (GM-Granma Int.)