
Le generazioni di cubani che abbiamo vissuto giornate di lavoro tra i solchi non dimenticheremo mai queste stagioni. Stanno al centro di tutta la nostalgia, mentre ci ricordano che fare con le proprie mani è una necessità, un privilegio che Cuba si merita.
Questo spiega perchè questo 26 di Luglio, quando una collega ha chiesto al Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Republica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, se lui sentiva d’essere di ritorno a un momento che gli piace molto, lui ha risposto affermativamente e ha detto quanto era buono stare con la gente, stare con il popolo, e stare nelle radici.
Il dialogo si è svolto lunedì 26 di Luglio la mattina presto durante quello che a Cuba si chiama lavoro volontario e che si è svolto nel quartiere della capitale di Fontanar, nell’Unità delle Imprese di Base Granja Boyeros, che appartiene all’Impresa Agricola Metropolitana.
Lì il Capo di Stato ha lavorato nelle coltivazione, ha spalato concime organico con una pala, ha sentito la terra molto vicina in compagnia di un centinaio di giovani studenti e lavoratori e di altre autorità del Partito e del Governo.
In modo naturale di solco in solco, i partecipanti hanno lavorato avanzando e mentre il sole saliva in alto si realizzavano scambi d’idee e sentimenti tra i più giovani protagonisti e il dignitario che, come ha ricordato, ha vissuto anche lui questi anni di tenerezza e di arresti.

È stata confortante la mattina che ha avuto come finale un incontro disteso, marcato dalla musica, dalle fotografie che molti giovani hanno scattato con il Presidente e un’allegria nata dall’intesa reciproca, sentendo che si celebrava nella maniera migliore un giorno speciale della storia patria.
Seduto nel mezzo di una sorta di grande famiglia, accompagnato dal Coordinatore Nazionale dei Comitati di Difesa della Rivoluzione (CDR) , Eroe della Repubblica di Cuba, Gerardo Hernández Nordelo, al quale ha detto: «Vieni qui fratello del anima …», il Capo dello Stato ha parlato ai giovani del significato di una celebrazione come quella del 26 di Luglio.
Díaz-Canel ha parlato di una data con molte motivazioni politiche e molte motivazioni emotive ed ha ricordato a questi giovani che con valore e un coraggio tremendo, andarono contro corrente in quei tempi e decisero di realizzare quell’assalto che non ebbe come risultato la vittoria militare, ma generò la grande vittoria che è la Rivoluzione.
Poi ha percorso fatti della storia che ci hanno portato sino al presente. Ha ricordato Fidel, che da accusato passò a difensore del popolo attraverso La storia mi assolverà ed ha trasmesso la meraviglia che quei giovani della Generazione del Centenario seppero approfittare degli spazi della prigione per renderla feconda, perchè tutti studiassero e si preparassero.
È cosi che uno capisce la continuità, ha detto, dopo aver percorso la linea del tempo di una ribellione che non si è ancora conclusa.
«Noi oggi siamo la continuità, ha detto ed ha precisato, “non come uno slogan vuoto, ma come la certezza di una sorte che è sempre la stessa: loro seppero superare le avversità per far sì che la Rivoluzione trionfasse e in questi momenti stiamo superando avversità».
Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito ha trascorso in questo eccellente modo la celebrazione del 26: condividendo sentimenti convinzioni e anche impegni.
«Io ho detto ai ragazzi che stavano condividendo il solco da vicino che anche questo ossigena, che allevia la tensione, ci affratella ed è un’espressione di solidarietà tra tutti noi», ha segnalato il mandatario.
«So che voi in questi giorni vi siete riuniti- ha detto Díaz-Canel Bermúdez- avete parlato tra giovani e avete fatto riflessioni su quello che accade e che stanno uscendo molte buone idee, molti buoni progetti e credo che sia questo quello che dobbiamo fare: che i giovani suggeriscano come costruire un paese migliore in questi momenti , lavorando con tutti.
Il Presidente ha condiviso una minuziosa riflessione sulle mete che ha davanti l’Isola. Ha parlato per esempio della necessità di appoggiare la preparazione dei giovani e di continuare a propiziare più spazi di dialogo.
«Mi sono riunito sistematicamente in tutte le provincie», ha affermato il Presidente, e soprattutto a L’Avana ci sono stati dialoghi con universitari di diversi centri, che hanno offerto le loro testimonianze sulle difficoltà affrontate nel mezzo della COVID-19, e va detto che molti luoghi non avrebbero funzionato come hanno fatto, né avrebbero avuto la possibilità di fare tutto quello che hanno fatto se non fosse stato per la partecipazione e la convocazione dei giovani ».
Díaz-Canel ha tracciato una specie di rotta per alludere agli impegni principali che ha Cuba davanti a sé: prima di tutto continuare ad accrescere le fondamenta legali di tutto quello che la società intraprende , e andare avanti perfezionando i nostri concetti, la nostra cultura d’amministrazione pubblica e d’amministrazione delle imprese».
Su quest’ultimo punto ha detto che le nostre istituzioni devono assumere meglio il concetto che sono al servizio del pubblico, sono istituzioni per ascoltare e dare risposte ai problemi della gente.
Riscattare i concetti del lavoro comunitario, che sono sempre stati sviluppati nella Rivoluzione, rendere più efficiente l’Impresa Statale Socialista, rinnovare il ruolo delle organizzazioni di massa, che sono le organizzazioni della nostra società civile.
Il Capo dello Stato ha parlato e si è riferito al valore di «rinforzare un gruppo di programmi sociali».
«Noi ha indicato, dobbiamo (…) eliminare le cause che provocano la marginalità, che provocano il delitto, che provocano che ci siano persone vulnerabili e che provoca che ci siano famiglie vulnerabili».
Il Presidente cubano si è riferito a lavorare perchè i bambini frequentino la scuola, perchè quelli che la disertano non divengano delinquenti; perchè quei giovani svincolati dallo studio e dal lavoro non diventino delinquenti, e se qualcuno lo diviene dobbiamo avere un programma sociale nelle prigioni che sia capace di trasformarlo e che quando esce dalla prigione la società sia capace d’ assimilarlo e si possa sentire nella società avanzando e non retrocedendo».
Nelle sue parole il mandatario si è riferito ai tratti che ci distinguono e che hanno reso possibile la nostra lunga resistenza : «Sappiamo
da dove veniamo, sappiamo dove vogliamo andare, sappiamo quanto sarebbe nefasto per Cuba cadere nelle mani degli Stati Uniti, ha sostenuto ed ha elogiato i valori chiave come l’amicizia e il senso profondo della famiglia.
Ci sono altri valori, ha segnalato : «Siamo valorosi, coraggiosi, fermi; i cubani sono degni, non ci lasciamo umiliare con niente e tutto questo forma identità. E ci sono altre virtù: siamo allegri e abbiamo uno spiccato senso dell’umorismo, siamo capaci di ridere delle nostre avversità, dei nostri problemi, delle nostre assurdità (…) e ridiamo anche delle nostre prodezze.
Tutto questo si riassume in quello che abbiamo chiamato negli ultimi tempi “resistenza creativa”, ha spiegato, che non è una resistenza per sopraffazione ma tutto il contrario : sto resistendo e sto cercando di vedere come avanzo, come elimino un pezzettino ad ogni problema di tutti i giorni, come mi moltiplico, come cresco, come incontro più rapidamente la prosperità per me e per tutti.
La capacità critica, e la gratitudine
Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito ha toccato un punto midollare dei tempi che corrono: «Qual’ è il nostro concetto dell’ informatizzazione della società?», ha chiesto ai giovani e questo è stato il punto di partenza per suggerire che le piattaforme digitali si possono utilizzare per lo sviluppo del paese.
Lì c’è uno strumento di ricerca della conoscenza, per ampliare la cultura e non un cammino per far sì che si propaghi l’odio che abbiamo visto in questi giorni nelle reti sociali», ha precisato.
Come un padre, come un amico, ha commentato che «non c’è motivo per credere che tutto quello che mettiamo nelle reti sociali è sicuramente la verità. Se sappiamo che ci stanno manipolando, ha allertato, uno dev’essere capace di apprendere l’informazione e incontrare la verità da solo, ossia difendere permanentemente uno spirito critico.
La resistenza creativa e l’unità sono le due conquiste che vogliono frammentarci, ha denunciato il Capo di Stato.
«Si ci frammentano l’unità e rinforzano l’ odio e la divisione, ci tolgono la capacità di resistere creativamente e allora ci colonizzano perchè perdiamo l’identità.
Díaz-Canel Bermúdez ha ricordato ai giovani, di fronte alle numerose enorme sfide: «Questo è anche il vostro momento e noi contiamo con voi e voi sapete che abbiamo sempre avuto molta fiducia nella gioventù».
In questo 26 di Luglio c’erano molti giornalisti di media nazionali e internazionali e per questo in qualche momento il Presidente cubano ha risposto a varie domande, e questa è stata l’opportunità per Díaz-Canel d’estendere, in nome del popolo, la gratitudine al governo della Federazione della Russia, e al suo Presidente Putin por l’appoggio e i sostegno offerti all’Isola in questi momenti decisivi.
Ugualmente ha espresso gratitudine al Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, per il suo messaggio d’appoggio fraterno, per darci forza partendo da quello che lui ha vissuto.
«Credo che sia stato un messaggio non del presidente amico, ma di un fratello combattente, un fratello che si trova nella stessa trincea di lotta; abbiamo lo stesso nemico e le stesse difficoltà di prosperità per i nostro popoli».
«Noi, ha detto il Capo di Stato ai giornalisti, continuiamo chiamando all’amore, chiamando all’unità, all’equità, chiamando all’ inclusione e contando su tutti i cubani che in qualsiasi luogo del mondo siano disposti a che il loro paese avanzi per la via della sovranità, dell’ indipendenza, del socialismo, con possibilità per quelli che stanno nel progetto e perchè quelli che non stanno ancora nel progetto scoprano che possono apportare a questo progetto.
La mattina è terminato con musica, con poesia e successivi dialoghi. «È stato un modo di continuare a fare paese il miglior omaggio, ha detto il Presidente di ricordare quei giovani che hanno dato il meglio di sè molto prima di noi». ( GM-Granma Int.)





