
Intervenendo nella 73ª Assemblea Mondiale della Salute, effettuata lunedì 18 in forma virtuale, il ministro cubano del ramo, dottor José Ángel Portal Miranda, ha assicurato che: «La vocazione solidale dell’Isola, resa concreta con l’aiuto che offre a vari paesi del mondo per combattere la Covid- 19, non ha trascurato in nessun momento la responsabilità di proteggere il nostro popolo».
Poi ha spiegato che con la diagnosi dei primi casi, l’11 marzo si applicavano già le misure del Piano Nazionale elaborato in consonanza con i protocolli e le buone pratiche dell’ Organizzazione Mondiale della Salute.
Il controllo quotidiano, ha detto, ha permesso di rinforzare la vigilanza epidemiologica, garantire la diagnosi precoce e il trattamento opportuno della malattia.
Alla pari della cura rigorosa nella nazione, Portal Miranda ha esaltato la cooperazione internazionalista di «più di 2.300 collaboratori organizzata in 26 brigate mediche del Contingente Henry Reeve», presenti in 25 paesi, «alle quali si sommano 28.000 professionisti della Salute che erano già presenti in 59 nazioni».
Questo gesto solidale non ha impedito nè il genocida blocco imposto dal Governo degli Stati Uniti contro l’Isola, crudelmente indurito, né i tentativi dell’amministrazione di questa potenza di screditare e ostacolare la cooperazione medica cubana.
Cuba ha uno scenario favorevole nello scenario della pandemia, perchè conta con un sistema di salute gratuito e resiliente, con un indice di nove medici per ogni mille abitanti, che permette di coprire il 100% della popolazione e anche un’industria medico-farmaceutica e biotecnologica con prodotti nuovi per il trattamento della malattia come il Interferón alfa 2b, gli anticorpi monoclonali, il peptide cigb-258 e il Surfacén. (GM – Granma Int.)