OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE

«Le cose per Cuba sono sempre più difficili», ha pubblicato nel blog dell’ambasciata di Cuba in Cina l’ambasciatore cubano in questo paese, Carlos Miguel Pereira Hernández, parlando della storia non raccontata di come non è stato possibile far giungere rifornimenti sanitari dalla Cina a Cuba per gli effetti extra territoriali della Legge Hlems Burton, una misura denunciata e condannata dalla comunità internazionale che la considera un’ingerenza nei temi interni di un paese sovrano, assolutamente contraria al Diritto Internazionale.
«Nemmeno in tempo di pandemia si permette ai cubani di respirare tranquilli», ha scritto l’ambasciatore che narra come all’ultimo momento il trasportatore contattato da Jack Ma, fondatore di Alibaba, il gigante elettronico cinese, ha rinunciato a portare a Cuba una donazione di mascherine, kits di diagnosi rapida e respiratori.
Jack Ma aveva già inviato 500.000 kits e un milione di mascherine agli Stati Uniti  «ignorando i detti xenofobi e razzisti» di Donald Trump.
Ha dato il suo appoggio a Giappone, Corea del Sud, Italia, Iran e Spagna, considerati i paesi esposti al maggior pericolo, cosi come 54 paesi africani e la Croce Rossa Italiana.
«Questo Virus Lo Fermiamo tra Tutti», aveva pubblicato Jack Ma in Twitter e il giorno dopo aveva disposto un altro invio per appoggiare gli sforzi del Belgio e della Francia. Più tardi giunsero risorse in 23 paesi asiatici.
«Il 22 marzo, mentre la pandemia continuava ad avanzare, toccava all’America latina e ai Caraibi» aveva scritto.
Jack Ma  aveva destinato a questa regione del mondo due milioni di mascherine, 400.000 kits per diagnosi rapida 104 respiratori  che dovevano beneficiare 24 paesi della regione, tra i quali Cuba, Argentina, Brasile, Cile, Ecuador, Repubblica Dominicana e Perú.
«Ieri 30 marzo si annunciavano nuovi invii addizionali di strumenti come respiratori, guanti  camici protettori (…). Senza dubbio tra tante notizie e annunci, un invio non è stato realizzato e non è giunto alla sua destinazione finale, ha denunciato  Pereira Hernández, che ha spiegato come il trasportista assunto per il viaggio “ha declinato l’impegno”.
Con la scusa che il regolamento del blocco economico, commerciale e finanzario imposto contro il paese di destinazione, indurito dall’amministrazione di turno negli USA, gli impedivano di farlo.
«Il nobile, incredibile ed encomiabile sforzo del fondatore di Alibaba e della Fondazione Jack Ma, che era riuscito ad arrivare in una cinquantina di paesi di tutto il mondo, non è bastato per toccare il suolo cubano,  senza che si valutasse  quanto erano necessarie le risorse in appoggio alla battagli sferrata dalla piccola Isola delle Antille, assediata e bloccata», ha detto Pereira Hernández Mentre il mondo unisce le sue voci, ancora una volta, per far sì che assurdità come queste non si ripetano, ogni conquista di Cuba premia la resistenza del suo popolo nobile e solidale in questa lotta ingiusta contro l’ossessione imperiale.

 IL MESSAGGIO ORIGINALE DELL’AMBASCIATORE

Le cose per Cuba sempre sono più difficili. Neanch eintempi di pandemia si permette ai cubani di respirare tranquilli.
Quando lo scorso 13 marzo, Jack Ma, fondatore di Alibaba, il gigante elettronico cinese e della fondazione con i suo nome aveva annunciato al mondo la sua intenzione di donare agli Stati Uniti 500000 kits di diagnosi rapida del Covid – 19, e un milione di mascherine- ignorando i detti  xenofobi e razzisti dell’ attuale Presidente – già prima lo aveva fatto con altre nazioni come Giappone,
Corea del Sud, Italia, Iran e Spagna, considerate allora i paesi esposti al maggior pericolo come espressione del suo trasparente richiamo ad unire gli sforzi in questa dura e disuguale battaglia.
Un secondo invio di donativi per appoggiare il lavoro di prevenzione in Europa era arrivato nell’aeroporto belga di Liegi il 16 marzo  e nello stesso giorno era arrivato in Etiopia un altro carico destinato a 45 paesi africani.
Il giorno dopo un volo da Hangzhou a Roma ha portato risorse mediche alla Croce Rossa Italiana, mentre si annunciava che erano in cammino altre mascherine e kits.
Nello stesso giorno un aereo è arrivato a Zaragoza, Spagna, con un altro prezioso carico di 500.000 mascherine e strumenti medici per appoggiare la battaglia contro il nuovo Coronavirus.
Un post in Twitter assicurava nella stessa giornata e in spagnolo che #Questo virus lo fermiamo tra tutti.
Un giorno dopo un altro invio è giunto a Liegi per appoggiare gli sforzi del Belgioe e della Francia.
L’agenzia cinese Xinhua ha segnalato che la fondazione Jack Ma incrementa i suoi sforzi per offrire un maggior  appoggio ai paesi colpiti, soprattutto Italia, Belgio, Spagna, Slovenia, Francia, Austria, Danimarca, Germania, Irlanda e  Paesi Bassi.
Il 19 marzo è toccato il turno ai vicini asiatici, Indonesia, Malesia, Filippine e Tailandia.
Il 21 altri aiuti per Afganistán, Bangladesh, Cambogia, Laos, Maldive, Mongolia, Myanmar, Nepal, Paquistan e Sri Lanka. Pochi giorni  dopo altri invii sono giunti in Azerbaigian, Butan, India, Kazaquistan, Kirguistán, Uzbekistán e Vietnam. I paesi asiatici erano già 23.
Il 22 marzo, mentre la pandemia avanzava, toccava all’America latina e ai Caraibi.
Un nuovo tuit di Jack Ma annunciava l’invio di 2 milioni di mascherine, 400.000 kits di diagnosi rapida e 104 respiratori per 24 paesi della nostra regione: Cuba, Argentina, Brasile, Cile, Ecuador, Repubblica Dominicana e Perù.
Il 24  marzo una pubblicazione dell’Ambasciatore cinese a Panama confermava l’arrivo in questo paese di 100.000 mascherine e 10 kits per diagnosi, mentre il suo collega a L’Avana confermava lo stesso.
Il 30 marzo sono stati annunciati invii addizionali di risorse, come respiratori, guanti e camici protettori per i medici.
Il hashtag #OneWorldOneFight è divenuto tendenza nelle reti.
Senza dubbio tra le tante notizie e annunci, uno di questi invii non ha potuto raggiungere la sua destinazione finale.
Il trasportista, un’impresa statunitense assunta per fare la consegna, ha declinato all’ultimo momento il suo impegno con la scusa che i regolamenti del blocco economico, commerciale e finanziario imposto contro la destinazione cubana, indurito dall’amministrazione di turno degli USA, gl’ impedivano di farlo.
«Il nobile, incredibile ed encomiabile sforzo del fondatore di Alibaba e della Fondazione Jack Ma, che è riuscito ad arrivare in una cinquantina di paesi di tutto il mondo, non è bastato per toccare il suolo cubano,  senza che si valutasse  quanto erano necessarie le risorse in appoggio alla battaglia sferrata dalla piccola Isola delle Antille, assediata e bloccata.
Di nuovo, l’ingiusto, arbitrario e illegale blocco che rovina tutto.
Ringraziamo il signor Ma per aver pensato a noi e per gli sforzi che fa ancora per far sì che l’apporto della sua donazione giunga a destinazione.
Le cose per Cuba saranno più difficili, e per questo ogni conquista, ogni piccolo passo avanti diventa un colossale trionfo contro i demoni. ( GM – Granma Int.)