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Con una forte percentuale di popolazione in età avanzata, Cuba ha un sistema di salute e d’assistenza sociale ben organizzato, che permette di proteggere soprattutto questo settore vulnerabile. Photo: Jose M. Correa

Mentre il numero di persone contagiate dal Covid-19 prosegue il suo rapido incremento nel mondo, superando la cifra di 105 000 casi confermati in più di cento nazioni, con circa de 3 500 deceduti, gli scienziati raddoppiano le investigazioni centrate nel miglioramento della conoscenza delle caratteristiche e sulle forme di comportarsi.

Lo studio più completo su questo focolaio realizzato dal Centro per il Controllo e la Propagazione delle Malattie (CCDC, la sigla in inglese) dato a conoscere nell’ ultima settimana di febbraio, rivela che il tasso di mortalità generale osservata nel paese asiatico è del 3,83 %, essendo le persone di 80 e più anni quelle che corrono un maggior pericolo per la vita assieme a chi soffre di malattie croniche.

Segnalando quali malattie già esistenti influiscono con maggior peso nell’aumento del rischio di soffrire complicazioni acute, l’investigazione ha citato prima di tutto quelle cardio vascolari, seguire dal diabete, da malattie respiratorie croniche e ipertensione arteriale.

Lo stesso lavoro indica che l’80% delle infezioni provocate dal Covid-19 sono lievi, il 13,8% gravi e il 4,7% giungono allo stadio critico che si esprime tra l’altro con insufficienza respiratoria severa e multi organica e shock settico,e gli uomini hanno più probabilità di morire (2,8 %), delle donne (1,7 %).

In accordo con quanto notificato dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), il periodo d’incubazione, cioè il tempo che tardano i sintomi clinici ad apparire dopo il contagio varia da 1 a 14 giorni, anche se la media è stimata tra tre e cinque giorni.

Anche se non è stato possibile precisare la possibile origine animale del Covid-19 nemmeno quando ha cominciato a colpire l’uomo, è confermato che la malattia passa da individuo a individuo attraverso le goccioline provenienti dal naso o dalla bocca, che escono velocemente quando la persona tossisce e respira.

Questo motiva la raccomandazione della OMS di stare a un metro di distanza da una persona che ha la tosse, starnuta o presenta un quadro febbrile e potrebbe essere infettata.

Una volta espulse le goccioline si possono depositare sugli oggetti e le superfici vicine. Per questo qualsiasi persona che entri in contatti con loro ha un’alta possibilità di contrarre il Covid-19 se poi si tocca gli occhi, il naso o la bocca.

Tutto questo conferma l’importanza data dalla OMS al lavaggio frequente delle mani con un disinfettante a base di alcool o con acqua e sapone, misura chiave per evitare il contagio.

Come riferisce una relazione pubblicata dalla rivista dell’Associazione Medica Statunitense (JAMA), sino al momento l’età media dei pazienti contagiati dal nuovo coronavirus, riportato per la prima volta nel dicembre del 2019 nella città cinese di Wuhan, oscilla tra 49 e 56 anni ed è molto raro il contagio nei bambini.

Il professore Mark Denison, specialista in malattie infettive della Scuola di Medicina di Vanderbilt, Stati Uniti, ha segnalato che per qualche regione sconosciuta il sistema immunologico dei bambini è meno suscettibile al Covid-19.

Il dottor Rinaldo Puga Gómez, specialista di Primo e Secondo Grado in Pediatría e presidente del Consiglio Scientifico della Clínica Cira García, a L’Avana, ha precisato a Granma che il Covid-19 è il settimo membro conosciuto della famiglia dei coronavirus, e che le infezioni originate da questi sono molto frequenti nei bambini. Senza dubbio, ha indicato, in un’elevata percentuale sono asintomatiche o si presentano con lievi manifestazioni della malattia ed esistono pochi rischi d’entrare nel rango di severa, con necessità di ossigeno e probabilità di morte.

Anche se la scienza non ha ancora a disposizione una spiegazione certa su perchè l’infezione contagia assai poco i minori di 15 anni, questo potrebbe derivare dal fatto che nei bambini, anche i più piccoli, la risposta immunologica innata predomina e si aziona in forma molto rapida di fronte ai patogeni, rispetto a quello che accade con gli adulti.

«Por questo, ha detto il professor Puga, i sintomi sono più leggeri in questo segmento della popolazione. Ugualmente si può pensare che avendo un’esposizione precedente ad altri coronavirus, i bambini sviluppano anti corpi di protezione crociata più robusti di quelli degli adulti.

Come dato d’interesse ha citato un’informazione diffusa dal Centro per il Controllo e l’Informazione sulle malattie infettive, in Atlanta, Stati Uniti, in cui si segnala che solo lo 0,9 % dei pazienti contagiati studiati in Cina hanno meno di 15 anni.

Questa istituzione ha indicato che apparentemente le donne in gravidanza non presentano sino ad oggi maggiori rischi d’essere contagiate e che non ci sono contro indicazioni sull’allattamento dei neonati, se la madre è stata contagiata.

«L’infettività del paziente s’incrementa dopo il quinto giorno da quando ha contratto la malattia e coincide con l’aumento del carico virale», ha aggiunto il dottor Rinaldo Puga.

Nonostante questo comportamento clinico, nessuno deve fidarsi troppo ed è opportuno che si adottino tutte le misure profilattiche che proteggono la salute,

(GM – Granma Int.)