Gli Stati Uniti hanno difeso fermamente le loro politiche migratorie verso Cuba nonostante la domanda di nove Governi dell’America Latina di rivedere queste misure e tentare di frenare la crisi degli emigranti cubani.
Il portavoce del Dipartimento di Stato, John Kirby, ha confermato d’aver ricevuto una lettera inviata al capo della diplomazia statunitense, John Kerry, dai cancellieri di Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Messico, Nicaragua, Panama e Perù.
"Ovviamente, siamo preoccupati per la sicurezza di tutti gli emigranti della regione inclusi coloro che cercano di andare a nord attraverso il sud e il centro dell’America e del Messico”, ha detto Kirby nella sua conferenza stampa quotidiana.
"L’emigrazione illegale implica spesso viaggi pericolosi con rischi inerenti, e l’incertezza di collaborare con il crimine organizzato, includendo i trafficanti di persone, nel tentativo di raggiungere gli Stati Uniti”, ha aggiunto.
“Anche se gli Stati Uniti continuano ad incitare tutti i paesi perchè rispettino i diritti umani degli emigranti e continueranno a parlare del tema con i Governi della regione, non abbiamo piani di cambio per le politiche migratorie”, ha segnalato Kirby.
"La Legge di Ajuste Cubano è sempre vigente e la politica dei “piedi asciutti, piedi bagnati”, è sempre la politica statunitense che riguarda l’emigrazione cubana”, ha aggiunto.
La Legge di Ajuste Cubano, vigente dal 1966, e la politica dei "piedi asciutti, piedi bagnati”, privilegiano i cubani che toccano il territorio degli USA, che possono chiedere la residenza permanente già un anno dopo, mentre coloro che sono intercettati in mare sono rimandato nell’Isola.
Vari Governi latinoamericani si sono lamentati che i privilegi che genera questa cornice legale statunitense per i cubani li incita ad emigrare verso gli Stati Uniti passando dal sud e dal centro del continente, fatto intensificato con il ristabilimento delle relazioni tra Washington e L’Avana.
Nella loro lettera a Kerry, i cancellieri hanno indicato che le due misure degli USA rappresentano uno stimolo al flusso disordinato, irregolare e senza sicurezza dei cittadini cubani verso gli Stati Uniti.
La crisi nel continente cominciata nel novembre scorso con la decisione del Governo del Nicaragua di chiudere la sua frontiera, ha provocato che circa 8000 emigranti, in maggioranza cubani, si siano ammucchiati in Costa Rica e Panama.
I due paesi hanno preso accodi con il Messico per un operativo speciale di trasferimenti con voli diretti in diverse città messicane, ma il flusso degli emigranti non è terminato e i due paesi hanno deciso di chiudere le frontiere e impedire il passaggio degli immigranti illegali: la Costa Rica in dicembre e Panama in maggio.
Il presidente della Costa Rica, Luis Guillermo Solís, ha presentato lo stesso tema durante una riunione molto recente con il vicepresidente degli USA,
Joseph Biden, ed ha poi considerato improbabili dei cambi in queste politiche in un futuro prossimo.
"Chiaramente, i cambi delle leggi richiedono le azioni del Congresso e comprendo che non è probabile che questo avvenga in un anno d’elezioni presidenziali, come quelle che avverranno negli Stati Uniti in novembre”, ha affermato ancora Solís in una conferenza nel centro di studi Wilson Center. (info EFE / Traduzione GM – Granma Int.)




