OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Photo: Juvenal Balán

Buon pomeriggio.

Signor presidente Barack Obama:

Ci compiace riceverla nella prima visita di un mandatario degli Stati  Uniti nel nostro paese dopo 88 anni.
Desideriamo che durante la sua breve visita nell’Isola possa apprezzare l’ospitalità del popolo cubano, che non ha mai espresso sentimenti d’animosità verso il popolo degli Stati Uniti al quale ci uniscono vincoli storici, culturali e d’affetto.
La sua visita è un passo importante nel processo verso il miglioramento delle relazioni bilaterali, e speriamo contribuisca a dare un impulso più forte ai passi avanti dei nostri vincoli a beneficio delle due nazioni e della regione.
Abbiamo appena terminato un istruttivo e utile incontro che da continuità ai due precedenti che abbiamo avuto a Panama e a New York.
Constatiamo che nei15 mesi trascorsi da quando abbiamo annunciato la decisone di ristabilre le relazioni diplomatiche, abbiamo ottenuto risultati concreti.
Riannodiamo il servizio postale diretto e firmiamo un accordo per ristabilire voli regolari, abbiamo ampliato la cooperazione in aree d’interesse mutuo.
Abbiamo firmato due memorandum d’intesa sulla protezione dell’ambiante e in aree marine e un altro per migliorare la sicurezza della navigazione marittima.
Oggi si firmerà un accordo sulla cooperazione in agricoltura.
Attualmente si sta negoziando un altro gruppo di strumenti bilaterali per cooperare in sfere come lo scontro al narcotraffico, la sicurezza dei viaggiatori e la salute.
Su quest’ultimo abbiamo accordato d’approfondire la collaborazione nella prevenzione di malattie come lo Zika e malattie croniche non trasmissibili,  includendo il cancro. Questa cooperazione è benefica non solo per Cuba e gli Stati Uniti, ma anche per il nostro emisfero.
A partire dalle decisioni adottate dal presidente Obama per modificare l’applicazione di alcuni aspetti del blocco, le imprese cubane e le loro controparti statunitensi lavorano nell’identificazione di possibili operazioni commerciali che si potrebbero rendere concrete nella cornice ancora restrittiva dei regolamenti in vigore.
Alcune sono divenute attive, specialmente nell’area delle telecomunicazioni, ambito nel quale il nostro paese conta con un programma basato sulle sue priorità di sviluppo e su una necessaria sovranità tecnologica, che garantisce l’uso appropriato di queste al servizio degli interessi nazionali.
Si avanza anche nei negoziati per l’acquisto di medicinali, strumenti medici e apparecchi per la generazione dell’energia e la protezione dell’ambiente, tra l’altro.
Si potrebbe fare molto di più se si eliminasse il blocco degli Stati Uniti.
Riconosciamo la posizione del presidente Obama e del suo governo contro il blocco e i reiterati richiami che ha fatto al Congresso perchè lo elimini.
Le ultime misure adottate dal suo governo sono positive, ma insufficienti.
Ho parlato con il Presidente di altre misure che pensiamo si potrebbero applicare per eliminare restrizioni ancora vigenti e dare un importante contributo allo smantellamento del blocco.
Questo è essenziale perché il blocco continua in vigore ed ha componenti dissuasive e con effetto intimidatorio di portata extra territoriale, sulle quali gli ho esposto alcuni esempi al presidente, per mostrargli le conseguenze negative per Cuba e altri Stati.
Il blocco è l’ostacolo più importante per il nostro sviluppo economico e il benessere del popolo cubano. Per questo la sue eliminazione sarà essenziale per rendere normali le relazioni bilaterali. Inoltre sarà benefico per l’emigrazione cubana che desidera il meglio per le sue famiglie e il suo paese.
Per avanzare verso la normalità sarà necessario restituire il territorio illegalmente occupato dalla Base Navale in Guantánamo.
I due temi, che sono i principali ostacoli, sono stati analizzati ancora una volta nell’editoriale pubblicato il 9 marzo e solo 4 giorni fa in una conferenza stampa offerta dal nostro cancelliere Bruno Rodríguez Parrilla, ampliamente diffusi dalla stampa.
Inoltre altre politiche devono essere soppresse per poter avere relazioni normali tra Cuba e gli Stati Uniti.  Non si dovrebbe pretendere per questo che il popolo cubano rinunci al destino che ha liberamente e sovranamente scelto e per il quale ha fatto immensi sacrifici.
Abbiamo parlato anche di temi internazionali ed in particole di quelli che possono danneggiare la pace e la stabilità regionale.
Era previsto, ma non c’è stato il tempo di concludere, di parlare della nostra preoccupazione per la situazione di destabilizzazione che si tenta di fomentare in Venezuela, che è controproducente per l’ambiente e nel continente, e così lo dico in questa occasione.
Abbiamo parlato anche della marcia del processo di pace in Colombia e degli sforzi per porre fine a questo conflitto.
Esistono profonde differenze tra i nostri paesi che non spariranno perché  abbiamo concetti distinti su molti temi e modelli politici, come la democrazia, l’esercizio dei diritti umani, la giustizia sociale, le relazioni internazionali, la pace e la stabilità mondiale.
Difendiamo i diritti umani. Consideriamo che i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali sono indivisibili, interdipendenti e universali.
Non concepiamo che un governo non difenda e non garantisca il diritto alla salute, all’educazione, alla sicurezza sociale, all’alimentazione e allo sviluppo, al salario uguale per lavoro uguale e ai diritti dei bambini.
Ci opponiamo alla manipolazione politica e alla doppia facciata sui diritti umani.
Cuba  ha molto da dire e da mostrare in questa materia e per questo ho reiterato al presidente la nostra disposizione a mantenere il dialogo che abbiamo iniziato.
Lo scorso 17 dicembre del 2014, quando  abbiamo annunciato la decisione di ristabilire le relazioni diplomatiche, avevo detto: “Dobbiamo imparare l’arte di convivere in forma civile con le nostre differenze”.
Il 15 luglio del 2015, davanti al nostro Parlamento, avevo segnalato che cambiare tutto quello va cambiato è tema sovrano ed esclusivo dei cubani.
Il Goveeno Rivoluzionario ha la disposizione d’avanzare nella normalità delle  relazioni, convinto che i due paesi possiamo cooperare e coesistere a beneficio mutuo, al disopra delle differenze che abbiamo e sicuramente avremo, e contribuire con questo alla pace, alla sicurezza, alla stabilità, allo sviluppo e all’equità nel nostro continente e nel mondo.
Oggi ratifico che dobbiamo mettere in pratica l’arte della convivenza civile, che implica accettare e rispettare le differenze e non fare di queste il centro della nostra relazione, ma promuovere vincoli che privilegino il beneficio dei due paesi e dei due popoli e concentrarci in quello che si avvicina e non in quello che ci separa.
Coincidiamo che ci resta davanti un lungo e complesso cammino da percorrere.
Ma l’importante è che abbiamo cominciato a fare passi per costruire una relazione di nuovo tipo come quella che non era mai esistita tra Cuba e gli Stati Uniti.
Distruggere un ponte è facile e necessita poco tempo. Ricostruirlo solidamente è un impegno molto più lungo e difficile.
Dopo quattro tentativi falliti, in una mostra di volontà e perseveranza, il 2 settembre del 2013, la nuotatrice statunitense Diana Nyad, riuscì ad attraversare a nuoto lo stretto della Florida, senza gabbia anti pescecane.
Per quella sfida di vincere la distanza che spera geograficamente i nostri paesi , il 30 agosto dl 2014, dopo le note degli inni nazionali di Cuba e degli Stati Uniti è stata decorata con la medaglia Ordine al Merito Sportivo, concessa dal Consiglio di Stato cubano.
Quella prodezza contiene un forte messaggio e ci dovrebbe servire da esempio per le relazioni bilaterali già che conferma che se lei ha potuto, allora anche noi potremo.
Reitero al presidente Obama i nostri ringraziamenti per la sua visita e la volontà del Governo di Cuba di continuare ad avanzare nei prossimi mesi per il bene dei nostri popoli e dei nostri paesi.
Molte grazie.
(Versione Stenografica del Consiglio di Stato. Traduzione Gioia Minuti).