E al nord, finisce il tempo
Nel paese dove portar un arma e scaricarla contro uno qualsiasi, discriminare per ragioni di razza o origine, o sparare contro un’ambasciata è cosa corrente, il tempo sta per finire.
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Nel paese dove portar un arma e scaricarla contro uno qualsiasi, discriminare per ragioni di razza o origine, o sparare contro un’ambasciata è cosa corrente, il tempo sta per finire.
Dopo 60 anni d’attesa e con tutti i tentativi, che vanno dal sabotaggio, la guerra biologica, l’aggressione mercenaria a Playa Girón, le bande contro rivoluzionarie e tutti i meccanismi si possono immaginare, guidati dal blocco più lungo e genocida della storia moderna, molti hanno creduto che domenica 11 era giunto l’atteso momento tanto atteso, il premio a tanti nefasti sforzi.
Tutto, assolutamente tutto per una grande ragione: non intendono le essenze dei cubani, che racchiudono le chiavi di un enigma che si chiama resistenza e di un altro che si chiama orgoglio.
Rompendo la solennità del momento, come un’onda che guadagna forza, il clamore è cresciuto poco a poco in Piazza della Rivoluzione si è trasformata in un coro gigante con una sola frase:« Io sono Fidel!»
Allentare le viti del blocco, allentarle solo un poco basterebbe per mitigare molte delle carenze che oggi ci rendono difficile la vita, ma noi non affrontiamo un avversario che comprende considerazioni umane di questo tipo.
Quando uno cerca d’immaginare le occupazioni e le priorità di un Capo di Stato, in qualsiasi nazione del mondo, sorge la certezza che questa persona assume responsabilità molto alte e dispone di così poco tempo che risulta quasi impossibile appartare i grandi temi e prestare attenzione a problematiche che si potrebbero catalogare come meno urgenti, perchè riguardano determinati gruppi o si relazionano con questioni più specifiche d’una o un’altra sfera nell’economia o i servizi.
La storia che racconto è iniziata molto tempo fa, ma molto tempo, quando più di quattro secoli fa alcuni uomini bianchi montati su animali vivaci e sconosciuti nell’altro lato dell’oceano, giunsero in un continente ignoto impugnando un metallo anch’esso sconosciuto in questo nuovo mondo (l’acciaio) e portando una strana croce